STORIA DEL POPOLO EBRAICO


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L'incapacità a governarsi senza accentramento di potere

Re David suona la cetra (Loreto, Sagrestia di S. Marco)
Re David suona la cetra (Loreto, Sagrestia di S. Marco)

Al termine della guerra di conquista la terra promessa venne ripartita a sorte tra le varie tribù: a 9 tribù e mezza (quella di Manasse) fu data la zona a ovest del Giordano (Canaan), a due e mezza fu data quella a est del Giordano, mentre ai Leviti furono assegnate solo delle città come aveva stabilito Mosè (Gs 14). Questa suddivisione non fu accettata comunque senza discordie (Gs 17,14ss e 22,9ss).

I crucci degli ebrei continuavano a essere i Cananei, discendenti da Canaan, figlio di Cam che abbiamo trovato nella Genesi quando venne maledetto da Noè per aver visto la sua nudità. La famosa Gerusalemme era infatti ancora in mano loro: sicché gli israeliti la assalirono e, come al solito prima di incendiarla, passarono a fil di spada i suoi abitanti.

L'artefice delle conquiste fu Giuda, succeduto a Giosuè, che però, nonostante le grandi battaglie condotte, non riuscì ad occupare tutti i territori e si rassegnò a sottomettere alcuni a pagare pedaggi di vassallaggio.

Fu in questa conquista solo parziale che il narratore intravide la causa delle disgrazie per la nuova nazione. Il mantenimento di popolazioni diverse all'interno del territorio contribuiva, dal punto di vista religioso, a far serpeggiare la tendenza all'adorazione di idoli diversi da Yahweh; dal punto di vista politico ed economico faceva stringere alleanze proibite con i popoli di quelle terre.

Il narratore biblico giustifica questa perniciosa tendenza perché dopo la morte della generazione che era sopravvissuta all'esodo e aveva condotto la prima conquista della Palestina, i nuovi nati non si ricordavano già più quello che il Signore aveva fatto per Israele (Gdc 2,10): così gli israeliti cominciarono ad adorare il dio locale Baal e sua moglie Astarte. Adorazione che, secondo il narratore, scatenò l'ira del Signore che mise contro gli ebrei i popoli vicini, dai Cananei ai Filistei.

Da questo momento cominciarono una serie di racconti di battaglie e atti di tradimento (Gdc 3,12ss, 4,17ss) contro i quali sorsero sempre nuove persone, dette "giudici", che raccoglievano il popolo contro le genti che l'opprimevano. Non erano però veri e propri re, perché le tribù non sopportano che vi fosse una persona al disopra di tutte loro, tanto che anche quando con Gedeone questo atteggiamento sembrava cambiare fu lui stesso a rifiutare la nomina.

Ma suo figlio Abimelech non era della stessa stoffa e infatti sembrò deciso a istituire il suo potere su Israele, tanto che uccise 70 fratelli per accentrare in se stesso l'autorità. Riuscì a compiere il suo piano solo su tre di essi, ma poi gli si rivoltarono contro i signori di Sichem, prima suoi alleati, che lui non esitò a far morire bruciando un tempio in cui si erano rifugiati. [1]

Il seguito di questi episodi di sofferenza termina con il famoso Sansone, che noi conosciamo come il primo kamikaze della storia, quando morì uccidendo i filistei radunati nel palazzo che fece crollare (Gdc 16,29).

Che l'ago dell'equilibrio tra i poteri delle tribù stesse pendendo verso l'accentramento del governo nelle mani di un'unica persona ce lo testimonia la fine del libro dei Giudici, che sembra essere stata aggiunta da un ignoto autore filomonarchico per dimostrare quanto disordine vi fosse tra il popolo quando non vi regnava ancora un re. [2]

Vengono narrati due episodi che traggono entrambi spunto dalle mosse di un levita. Nel primo, il levita viene da Betlemme, si chiama Gionatan ed è nipote di Mosè: diventa sacerdote di Micea, dopo avergli fatto un dio, come recita il testo (Gdc 18,24). Ma entrano in scena quelli della tribù di Dan, che lo rapiscono e fanno proprio quel dio, mentre successivamente assaltano un popolo "pacifico e che si sentiva al sicuro" (Gdc 18,27) e lo sterminano.

Il secondo episodio è ancora più brutale. Un levita di Efraim è in viaggio per ricondurre a casa la concubina che lo aveva abbandonato. Fermatosi in un posto, incappa in alcuni uomini che vogliono abusare di lui e per salvarsi offre in cambio di se stesso la moglie, che così viene violentata a morte; per vendicarsi, squarta la moglie in dodici pezzi e li invia alle tribù di Israele, che accorrono per fare giustizia.

Il risultato fu un massacro di uomini e bestie della tribù di Beniamino, cui apparteneva la città in cui era avvenuto lo stupro: della stessa città furono risparmiate solo 400 vergini perché i maschi di Beniamino potessero perpetuare la specie. Ma gli uomini erano troppi per quelle poche ragazze. Allora fu suggerito loro di andare a rapire le donne di Silo. [3]


[1] Solo una donna riuscì a fermarlo, fracassandogli la testa con una macina da mulino. A testimonianza del forte maschilismo imperante, mentre moriva l'aspirante re chiese ai suoi fedeli di ucciderlo di spada, perché si vergognava di essere stato ucciso da una donna. (torna su)/p>

[2] Cfr. [Bibbia1] pag. 327. (torna su)

[3] Le donne continuavano ad essere considerate come meri oggetti per la riproduzione del maschio.


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