STORIA DELLA SPAGNA - La rivoluzione borghese


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L'esecuzione del re francese Luigi XVI aveva determinato la creazione di una vasta alleanza controrivoluzionaria, alla quale aderirono i Borbone di Spagna, il Portogallo e i principi italiani e tedeschi. La Spagna lottò contro gli eserciti della Repubblica Francese dal 1793 al 1795.

Quando andò al potere Napoleone parve naturale stringere alleanza con coloro che avevano posto fine alla rivoluzione giacobina, sicché i Borbone finirono con l'accettare la pace di Basilea del 1795, permettendo così a Napoleone di svolgere la campagna d'Italia, con cui s'impose la pace al Piemonte e al papa, e soprattutto la pace di Campoformio all'Austria (1797), che lasciò in guerra contro la Francia la sola Inghilterra.

Napoleone Bonaparte

Coi due patti di San Ildefonso (1796 e 1800) la Spagna si legò mani e piedi alla Francia, nel senso che fu costretta a dichiarare guerra all'Inghilterra, il che le costerà non solo la distruzione pressoché totale della flotta a Trafalgar (1805), ma anche e soprattutto, in seguito a ciò, l'impossibilità di difendere le colonie americane dai tentativi di aggressione delle potenze rivali. Da notare che la durissima sconfitta di Trafalgar priverà anche la Francia della possibilità di combattere sul mare, in quanto la flotta era unificata sotto il comando francese.

Nel 1807, con il trattato di Fontainebleu, Francia e Spagna si accordarono sull’occupazione del Portogallo, perché questi, alleato storico dell'Inghilterra, s'era rifiutato di aderire al blocco economico continentale che Napoleone aveva voluto contro gli inglesi.

Approfittando della situazione, le truppe napoleoniche decisero di insediarsi a Madrid e di non uscire più dalla Spagna. Nel 1808, vedendo una situazione di instabilità politica (un golpe aveva sostituito il re di Spagna Carlo IV col figlio Ferdinando VII), Napoleone convocò entrambi i sovrani in Francia e praticamente li costrinse ad accettare come sovrano suo fratello Giuseppe, che fino a quel momento aveva regnato nel regno di Napoli, che poi passerà al cognato di Napoleone, Murat.

La reazione di massa degli spagnoli, la prima in tutta Europa, non si fece attendere e colse completamente di sorpresa le truppe francesi. Nello stesso anno infatti le formazioni partigiane misero alle corde ben 200.000 militari nei pressi di Bailén. Anche il Portogallo reagì immediatamente e, con l'aiuto degli inglesi, cacciò i francesi.

Alla fine del 1808 Napoleone entrò in Spagna con un grosso esercito e prese a devastare qualunque cosa incontrasse sul suo cammino. Tuttavia agli inizi dell'anno successivo fu costretto a tornare in Francia, senza essere riuscito a soffocare il movimento di resistenza.

La guerra di liberazione nazionale si stava progressivamente trasformando in una vera e propria rivoluzione borghese. Cinque anni (1808-13) di feroce guerriglia (un termine spagnolo che doveva diventare universale) costringeranno Napoleone a impegnarsi a fondo nella penisola, rivelandosi, alla fine, una delle cause decisive della sua sconfitta. Infatti, ben 300.000 soldati scelti rimasero inchiodati in questo paese.

Già nel 1810, nei territori liberati dagli invasori, iniziarono le sedute delle Cortes costituenti, dove la maggioranza dei deputati (nobili e borghesi) era di idee liberali.

Due anni dopo le Cortes approvarono la prima Costituzione della storia spagnola (basata su quella francese del 1791), con cui si limitava il potere della monarchia mediante una Camera elettiva a suffragio universale indiretto, si sopprimevano l'Inquisizione, le dogane interne, le decime ecclesiastiche e alcuni privilegi feudali. Furono però mantenute le proprietà latifondistiche dei nobili e della chiesa.

Inaspettatamente la rivolta spagnola rappresentò l'inizio dei movimenti di liberazione nazionali in Europa contro il dominio francese.

Tuttavia, qualche anno dopo, con la sconfitta dell'avventura napoleonica, sancita dal Congresso di Vienna, la monarchia borbonica di Ferdinando VII (1813-1833) preferì liquidare tutte le riforme progressiste del 1808-1814, sospendendo la Costituzione del 1812, chiudendo le Cortes, restaurando l'Inquisizione, soffocando la libertà di stampa e perseguitando duramente gli esponenti più liberali e democratici.

Il potere politico s'era di nuovo concentrato nelle mani dell'aristocrazia feudale, dei funzionari di corte e dell'alto clero (persino i gesuiti tornarono in auge).

La restaurazione assolutista si prolungò praticamente per un ventennio, fino alla morte del re, con una parentesi di tre anni (1820-23), nel corso dei quali una rivolta di militari liberali e massoni, guidata dal colonnello Rafael de Riego, che aveva partecipato alla resistenza antinapoleonica, e che si rifiutò di compiere una spedizione militare oltreoceano, contro i coloni ribelli, costrinse il Borbone a ripristinare la Costituzione di Cádice del 1812. Ovviamente i militari avevano l'appoggio della borghesia cittadina, di molti intellettuali e di alcune frazioni liberali della nobiltà.

Da notare che gli spagnoli progressisti furono tra i primi a mettere in discussione l'assetto politico-istituzionale uscito dal Congresso di Vienna, tant'è che nel Napoletano, quando giunsero dall'Italia le notizie della rivoluzione in Spagna, un reggimento al comando del generale Guglielmo Pepe diede il segnale della rivolta contro il re Ferdinando I, che fu poi costretto a proclamare una Costituzione analoga a quella spagnola del 1812.

Nelle Cortes di Madrid (1820-23) l'influenza dei moderati (grande borghesia urbana, ceti impiegatizi, alcuni gruppi della nobiltà) prevalse sino al 1822, dopodiché fu la volta della corrente più radicale (strati sociali democratici), che volle abolire le corporazioni, i pedaggi interni, confiscare le terre dei monasteri, sopprimere di nuovo l'Inquisizione.

Anche la corrente radicale però non riuscì a risolvere la questione agraria. Infatti, non solo non furono toccati i latifondi della nobiltà, ma anche quando si decise di mettere all'asta le terre dei monasteri, non si pensò in alcun modo di favorire i contadini poveri.

La conseguenza fu che la rivoluzione borghese trovò scarsissimo appoggio da parte delle masse contadine, e di questo approfittarono subito le forze nobiliari e clericali che chiesero l'intervento armato della Francia, in nome delle potenze della Santa Alleanza. Nel giro di pochi mesi la rivoluzione venne sconfitta in tutto il paese. Nel Napoletano la Spagna chiese l'intervento dell'Austria, che ebbe la meglio.


Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia della Spagna
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Aggiornamento: 01/05/2015