TEORICI
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PLOTINO: l'estasi I - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX - X - XI - XII - XIII - XIV - XV
Giuseppe Bailone La
parola, in greco, indica il trovarsi fuori di sé, l’uscire
da sé. E’
il punto d’arrivo eccezionale e momentaneo dell’avventura
filosofica. E’ l’incontro con l’Uno. Nell’estasi
l’anima esce fuori da sé e s’identifica con
l’oggetto della sua visione e del suo desiderio. E’ un
evento molto raro e breve durante la vita dell’anima nel corpo
(Plotino l’avrebbe raggiunto quattro volte soltanto)1
ed anticipa, per così dire, la realizzazione piena, possibile
solo dopo aver abbandonato il corpo, della vocazione dell’anima:
il ritorno alla sua sorgente. Il
ritorno dell’anima alla sua sorgente è possibile,
perché, per quanto in basso sia scesa nel processo di
emanazione, essa conserva sempre un legame con l’origine. La
metafisica di Plotino stabilisce una continuità ontologica tra
l’Uno e le cose che ne derivano per emanazione. Essendo il
mondo generato, non creato dal nulla, conserva in sé qualcosa
di divino anche se via via degradante. L’uomo, pertanto, può
sempre invertire la direzione della sua attenzione e puntarla verso
l’alto, verso ciò che è superiore, affinando la
riflessione e, poi, realizzando la contemplazione delle Idee e del
Nous. In
questo processo di perfezionamento, l’amore e l’arte
sono, come insegnava Platone, di valido aiuto. Arrivata,
però, al Nous,
l’anima deve fare un passo ulteriore e definitivo verso la sua
identificazione con l’Uno. Ma, come l’Uno è
propriamente impensabile e ineffabile, così è anche
questo passo ultimo dell’anima: se ne può parlare solo
per allusioni metaforiche e descrivere solo per via negativa. “Ecco
perché la visione è difficile ad esprimersi. Infatti,
in che modo si potrebbe dar notizia di Lui come di un diverso, quando
chi lo vide non lo vide diverso durante la contemplazione, ma lo vide
una cosa sola con se stesso?”2 “Questo
non è più una visione, ma un modo diverso di vedere:
estasi e semplificazione e dedizione di se stesso e desiderio di
contatto e quiete e comprensione di congiunzione (…) Tutto ciò
è soltanto un’immagine, un modo allusivo, di cui si
servono i profeti sapienti per indicare come il Dio supremo va
contemplato”.3 Siamo
all’abolizione completa dell’alterità tra colui
che vede e l’oggetto della visione, alla totale ed estatica
identificazione dell’anima con Dio. Partita
alla ricerca della verità, l’anima si perde in essa e
trova pace in questo suo annullamento.
Questo
approdo mistico e solitario risponde a bisogni religiosi molto
diffusi nel mondo di Plotino, ma la filosofia di Plotino si presenta
anche come alternativa all’indirizzo “materialistico”
di Democrito, indicato come incapace di andare a fondo nella
conoscenza delle cose. Arrivati all’Uno e all’estasi,
impensabili e ineffabili, se il bisogno religioso può dirsi in
pace, non altrettanto può dirsi del bisogno di conoscenza. Il
principio di ogni cosa sfugge non solo all’osservazione
empirica, alla riflessione razionale, ma, anche alla contemplazione
intellettuale. Un
democriteo potrebbe dire di esso che “con l’aria di
spiegare tutto, non spiega nulla; ed è un asilo dell’ignoranza
o della ragion pigra”.4 Resta,
però, da sottolineare che questo approdo mistico non avviene
per fede, né per pratiche magiche o per conoscenze esoteriche.
Non
avviene neppure per grazia divina, per dono di Dio. Le idee di grazia
e di dono sono incompatibili con la concezione delle divinità
di Plotino. Anche l’idea di redenzione, centrale nel
cristianesimo, è estranea a Plotino. L’uomo
può con le sue forze, per il legame che l’anima mantiene
con l’Uno, convertirsi, voltarsi per il ritorno e realizzarlo
con la ragione. L’uomo di Plotino non si abbandona
all’iniziativa divina, ma può, con le sue forze, con ciò
che di divino c’è in lui, avvicinarsi alla divinità. L’estasi
è il frutto umano della ragione che consuma tutte le sue
possibilità e supera se stessa. L’umanesimo
di Plotino non affida la realizzazione dell’uomo all’iniziativa
divina che integri le sue insufficienti forze: l’uomo può
e deve avvicinarsi agli dei, imitarli, perché ne ha i mezzi. L’autonomia
umana, anche nella teoria dell’estasi, è ciò che
distanzia profondamente la filosofia di Plotino, erede del pensiero
greco, dal messaggio cristiano. La
teoria dell’estasi completa la risposta alla domanda con la
quale abbiamo incominciato la visita a questo filosofo: se la nascita
e il corpo sono il nostro punto più basso nel processo di
derivazione dall’Uno, se la nostra vera patria, la nostra
Itaca, è lassù, al di sopra delle condizioni
spazio-temporali, non c’è motivo di essere orgogliosi di
“essere in un corpo”, né ragioni per far durare
nel tempo la sua immagine attraverso il ritratto di un abile pittore,
né vale la pena di fissare in biografie i dati sui luoghi e
sulle condizioni della nascita. Siamo
all’estremo opposto del Cristianesimo che ha nel Natale la
festa più importante e la resurrezione dei corpi tra i suoi
articoli di fede fondamentali. Note 1
Così scrive Porfirio nella sua Vita di Plotino, 23.
Porfirio aggiunge che a lui quell’esperienza è riuscita
una sola volta, ed ha già sessantotto anni, due in più
di quanti ne ha vissuto Plotino. 2
Enneade, VI, 9, 10. 3
Enneade, VI, 9, 11. 4
N. Abbagnano, Dizionario di Filosofia, alla voce “Vitalismo”. Fonte: ANNO ACCADEMICO 2009-10 - UNIVERSITA’ POPOLARE DI TORINO Torino 12 dicembre 2009 Giuseppe Bailone ha pubblicato
Il Facchiotami, CRT Pistoia 1999. Nel 2006 ha pubblicato
Viaggio nella filosofia europea, ed. Alpina, Torino. Nel 2009 ha pubblicato, nei Quaderni della Fondazione
Università Popolare di Torino,
Viaggio nella filosofia, La Filosofia greca.
Due dialoghi. I panni di Dio – Socrate e il filosofo della caverna
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