PLOTINO E LA SCIENZA

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PLOTINO E LA SCIENZA

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Giuseppe Bailone

Plotino incontra la filosofia e imposta la sua concezione della realtà ad Alessandria, il centro più importante della scienza antica. Ciò avviene, però, in una fase di forte declino della razionalità scientifica.

Nel 1996 Lucio Russo ha pubblicato i risultati dei suoi studi sui rapporti tra il pensiero scientifico greco e la scienza moderna: “La scienza moderna non nasce con Galileo e Newton. Le sue origini vanno retrodatate di almeno duemila anni, alla fine del IV secolo a. C. La Rivoluzione scientifica del XVII secolo riscopre la rivoluzione ellenistica di figure come Euclide, Archimede, Eratostene, Aristarco di Samo e di tanti altri raffinati scienziati”.1

L’età ellenistica non sarebbe un lungo periodo di decadenza, come si è soliti pensare, ma avrebbe prodotto, prima della conquista romana, una profonda rivoluzione culturale, la madre di quel pensiero scientifico che, a partire dall’età moderna, si sarebbe poi affermato anche nella nostra cultura.

La rivoluzione scientifica di cui parla Lucio Russo, nata dall’incontro della razionalità greca con le culture orientali, sarebbe durata poco: a partire dalla conquista di Siracusa e dall’uccisione di Archimede, nel 212 a. C., fino alla distruzione di Corinto nel 146 a. C., la conquista romana distrugge tutti i principali centri di quella cultura e avvia a secoli di oscurantismo.

La filosofia greca, in seguito alla conquista macedone del mondo orientale, entra in contatto con una straordinaria quantità di dati empirici e con raffinate competenze tecnologiche e produce la prima rivoluzione scientifica della storia. L’espansione romana travolge quella conquista e riporta la cultura, anche quella filosofica, a livelli prescientifici. Solo tra il primo e il secondo secolo dopo Cristo c’è una parziale ripresa della ricerca scientifica, che ha in Alessandria il suo centro più importante e tramonta nel quinto secolo. Il 415 d. C., l’anno in cui la matematica Ipazia muore linciata e fatta a pezzi da fanatici cristiani, può essere considerato la data di morte della scienza alessandrina.

La barbarie macedone apre alla rivoluzione scientifica, quella romana la compromette gravemente, quella cristiana la liquida definitivamente.

Certo, i barbari romani che conquistano e distruggono il mondo ellenistico vengono poi educati dai greci deportati come schiavi e dalle opere d’arte depredate e riescono ad esprimere i raffinati intellettuali dell’età di Virgilio e di Orazio. Ma la cultura romana, anche se nei suoi momenti più alti riesce ad esprimere senso artistico e razionalità filosofica, non riesce a far sua la razionalità scientifica che ha distrutto.

“Anche quando, con l’innalzamento del livello culturale del “fero vincitore”, gli scrittori romani di epoca imperiale come Plinio e Seneca arrivano a interessarsi alla lettura delle opere scientifiche ellenistiche, non riescono più a seguire la logica delle argomentazioni e si limitano a suscitare la meraviglia del lettore per le loro conclusioni inaspettate eliminando i nessi logici e sostituendoli con connessioni assolutamente arbitrarie”.2

Delle opere scientifiche del terzo secolo avanti Cristo ci è rimasto quasi nulla. La selezione operata dal tempo “ha privilegiato le compilazioni o comunque le opere scritte in un linguaggio ancora comprensibile nella tarda antichità e nel medio evo, quando la civiltà era regredita a livello prescientifico: abbiamo l’opera di Varrone sull’agricoltura e quella di Vitruvio sull’architettura, ma non le loro fonti ellenistiche; abbiamo lo splendido poema di Lucrezio sulla natura, ma non le opere di Stratone di Lampsaco, che secondo alcuni indizi potrebbe aver costituito l’inizio della vera scienza della natura. Anche tra le vere opere scientifiche due sembrano i criteri di scelta seguiti dai Bizantini e dagli Arabi che ce ne hanno conservate alcune. Innanzitutto quello di privilegiare gli autori di età imperiale, le cui opere sono metodologicamente inferiori ma più facilmente utilizzabili: ci è rimasta ad esempio l’opera di Erone sugli specchi, ma non il trattato che, secondo alcune testimonianze, era stato scritto da Archimede sullo stesso argomento. Tra le opere dei singoli autori si sono preferite poi in genere quelle più accessibili e spesso solo le parti iniziali”.3

Quando Plotino arriva ad Alessandria, lo spirito scientifico è stato da tempo compromesso ed egli, molto attento al mondo naturale e della vita, guarda ad esso con gli occhi di Aristotele e con razionalità metafisica e prescientifica. In un mondo in cui prevalgono ormai le tendenze irrazionalistiche, egli elabora una concezione rigorosamente razionale della realtà, ma di una razionalità diversa da quella della rivoluzione scientifica avvenuta dopo la morte di Aristotele.

Alla razionalità di Plotino faranno ricorso, più o meno consapevolmente, sia coloro che, come Bergson, capaci di competenza scientifica, vogliono una scienza che non debordi in metafisica scientista, sia coloro che, con poca educazione allo spirito della scienza, cedono alla tendenza decadente che travolge il rigore scientifico in nome di un sapere più alto, ma irrazionale.

Per completare il quadro, non va, infine, dimenticato che la scienza moderna è nata in un clima prevalentemente neoplatonico. Infatti, “la grande rinascita che il Neoplatonismo ha avuto nell’età umanistico – rinascimentale ha contribuito alla dissoluzione di concezioni aristoteliche che facevano da supporto al paradigma tolemaico, spianando così la via alla diffusione di quello eliocentrico alternativo”.4

Note

1 In quarta di copertina della nuova edizione del 2001 di Lucio Russo, La rivoluzione dimenticata, Feltrinelli, prima ed. novembre 1996.

2 Pag. 9 della prefazione di Marcello Cini al libro di Lucio Russo citato.

3 Lucio Russo, La rivoluzione dimenticata, pag. 25.

4 Copertina di Plotino, Enneadi, edizione Bompiani, Milano 2000.


Fonte: ANNO ACCADEMICO 2009-10 - UNIVERSITA’ POPOLARE DI TORINO

Torino 31 ottobre 2009

Giuseppe Bailone ha pubblicato Il Facchiotami, CRT Pistoia 1999.

Nel 2006 ha pubblicato Viaggio nella filosofia europea, ed. Alpina, Torino.

Nel 2009 ha pubblicato, nei Quaderni della Fondazione Università Popolare di Torino, Viaggio nella filosofia, La Filosofia greca.

Due dialoghi. I panni di Dio – Socrate e il filosofo della caverna (pdf)

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 26-04-2015