PLOTINO: perché sembrava vergognarsi di essere in un corpo?

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PLOTINO: perché “sembrava vergognarsi di essere in un corpo”?

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Giuseppe Bailone

“Plotino, il filosofo della nostra epoca, sembrava vergognarsi di essere in un corpo. Con questo sentimento egli non volle mai raccontare nulla né della sua origine né dei suoi parenti né della sua patria. E neppure volle mai accanto a sé pittore o scultore, sicché ad Amelio che gli chiedeva il permesso di fargli fare il ritratto disse: «Non è abbastanza portare quest’immagine che la natura ci ha messo intorno, e bisognerà anche permettere che di questa immagine rimanga un’altra immagine più duratura, come se essa fosse degna di uno sguardo?» E così rifiutò e non volle posare. Ma Amelio aveva un amico, Carterio, il migliore dei pittori di allora, e lo fece entrare e assistere alle lezioni, alle quali poteva assistere chi voleva. Fissandolo a lungo da vicino, Carterio si abituò a rappresentarselo con sempre maggiore chiarezza e, in seguito dipinse il ritratto conforme all’immagine che conservava nella memoria, mentre Amelio correggeva via via lo schizzo per renderlo più somigliante; e cosi il talento di Carterio ci diede un ritratto assai fedele, senza che Plotino lo sapesse”.1

Plotino non ha del corpo e della realtà sensibile una concezione negativa, non disprezza il mondo naturale e non vede nella materia il male.

Polemizza sì contro l’edonismo e il materialismo epicureo, ma è altrettanto severo contro gli Gnostici, che vedono nel mondo fisico solo male ed imperfezione. Non si trovano nei suoi scritti parole di disprezzo per il corpo, né risulta che vivesse con disagio il rapporto con il proprio corpo. Infatti, “aveva l’abitudine di salutare tutti con un abbraccio”, scrive Porfirio.

Un’abitudine che non abbandonò neppure quando, ormai vicino al termine dell’esistenza (conclusasi nel 270), “copertosi di piaghe alle mani e ai piedi”, la prudenza avrebbe consigliato un diverso rapporto del proprio corpo con quello degli altri. Infatti, “gli amici evitavano d’incontrarlo ed egli abbandonò la città e se andò a vivere in Campania fissando la sua dimora nel podere di Zeto, suo vecchio amico”.2

Se Plotino pensa che il corpo non vada disprezzato, se non prova disagio per il proprio corpo neppure quando le sue condizioni creano difficoltà nel rapporto con gli altri, perché “sembrava vergognarsi di essere in un corpo”?

Perché non vuole essere ritratto? Perché non vuole “raccontare nulla né della propria origine né dei propri parenti né della propria patria”?

Come dobbiamo intendere questo atteggiamento?

Cominciamo la nostra visita a questo sorprendente filosofo con questa domanda e teniamola sempre bene presente. Ci aiuterà a capirlo.

Note

1 Porfirio, Vita di Plotino, 1.

2 Porfirio, Vita di Plotino, 2,15-20.


Fonte: ANNO ACCADEMICO 2009-10 - UNIVERSITA’ POPOLARE DI TORINO

Torino 9 ottobre 2009

Giuseppe Bailone ha pubblicato Il Facchiotami, CRT Pistoia 1999.

Nel 2006 ha pubblicato Viaggio nella filosofia europea, ed. Alpina, Torino.

Nel 2009 ha pubblicato, nei Quaderni della Fondazione Università Popolare di Torino, Viaggio nella filosofia, La Filosofia greca.

Due dialoghi. I panni di Dio – Socrate e il filosofo della caverna (pdf)

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 26-04-2015