PLOTINO: la ricerca del semplice

TEORICI
Politici Economisti Filosofi Teologi Antropologi Pedagogisti Psicologi Sociologi...


PLOTINO: la ricerca del semplice

I - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX - X - XI - XII - XIII - XIV - XV

Giuseppe Bailone

“Noi vediamo che le cose, che chiamiamo esseri, sono tutte composte e che nessuna di esse è semplice, sia quelle prodotte dalle singole arti, sia quelle che sussistono per natura”.1

Il semplice non lo vediamo, ma l’esperienza del complesso ci spinge a cercarlo. Infatti, il composto presuppone il semplice. Ma, come trovarlo?

La divisione delle cose sembra la strada giusta. E’, però, una strada che cresce cammin facendo: ogni parte trovata, infatti, si rivela a sua volta composta di parti, ogni divisione ne apre altre. E, quando la divisione sembra aver esaurito le sue possibilità, l’invenzione di mezzi più raffinati la riapre.

Il progresso tecnico fa di ogni punto d’arrivo una nuova partenza. Esiste ciò che nessun progresso tecnico potrà mai dividere? La divisibilità delle cose ha un limite oggettivo, nelle cose? Il mondo è composto di parti semplici?

Come si vede, sono domande che nascono dall’esperienza della divisione, della manipolazione delle cose, ma che vanno ben al di là dell’esperienza.

Siamo qui di fronte ad una questione fondamentale di quella che Kant chiama cosmologia razionale, la riflessione metafisica sul mondo. Una questione che vede i filosofi di tutti i tempi dividersi in battaglie senza fine.

Zenone di Elea è alla testa di quelli che rispondono di no. Ha alle spalle la crisi del pitagorismo provocata dalla scoperta dei numeri irrazionali2. Ha imparato dal suo maestro Parmenide che la realtà, quella vera, non è composta, non è fatta di parti, che la divisione non è reale. Per difendere il maestro dagli avversari che lo accusano di sostenere cose assurde, perché vistosamente contraddette dall’esperienza, elabora argomentazioni razionali contro l’evidenza sensibile: dimostra che, se la divisione fosse reale e non solo apparenza, una volta avviata, non avrebbe limiti, con conseguenze assurde.

Democrito, profondamente interessato allo studio del mondo fisico, non può accettare che il mondo fisico sia solo apparenza e, in fondo, assurdo. La divisione delle cose non è un’illusione, è reale. E’ vero che le parti, di cui sono fatte le cose composte, sono anch’esse fatte di parti; ma la divisione, proprio perché opera su cose reali, deve avere un limite, anche se non lo si vede. Non può aver ragione Zenone: un’operazione reale, come la divisione, su cose reali, non può perdersi nell’assurda sua prosecuzione all’infinito. C’è, sicuramente, il semplice, ciò ch’è solo parte di altre cose, senza essere fatto di parti. C’è l’elemento ultimo. E’ pieno, del tutto privo di vuoto, e non lascia alla divisione alcun varco, neppure teorico, per insinuarsi e operare.

Perché sia chiaro ciò che intende, Democrito lo chiama atomo, che in greco significa ciò che non è diviso, ma, anche, ciò che non si può dividere.

La via di Democrito è la via suggerita dall’esperienza della manipolazione della natura. E’ la via di chi pensa che l’azione della natura sia simile all’azione che l’uomo compie sulle cose con le mani, più o meno potenziate da mezzi tecnici.

In età moderna, il successo crescente della scienza e della tecnica rende il modello di Democrito sempre più convincente e la ricerca del semplice per scomposizione dilaga anche al di fuori della fisica.

Locke parla di idee semplici e di idee complesse. Gli empiristi cercano nella sensazione il semplice, ciò che di elementare ci sarebbe nella conoscenza. Suscitano la reazione di chi pensa che le sensazioni elementari siano nel concreto molto complesse e presuppongano l’esperienza da cui sono tratte.

Il giovane Leibniz cerca il semplice dei concetti, gli elementi ultimi e primitivi del pensiero. E’ convinto di poter costruire con essi la macchina per pensare.

Non riesce a trovarli e ripiega sul perfezionamento della macchina per calcolare, già inventata da Pascal.

Hobbes rivoluziona il pensiero politico, imponendo ad esso il rigore e la determinatezza del movimento meccanico: lo Stato va studiato e organizzato come una macchina, come un orologio3.

Il ragionamento di questo filosofo, che affascina molti pensatori, anche Bobbio, per il suo rigore “scientifico”, si regge su un’idea di fondo che può essere così schematizzata: la realtà politica è molto complessa, ma è costituita di atomi sociali, gli individui umani, mossi da impulsi elementari (il volere tutto per sé e la paura di morire ammazzati), trovati i quali si dispone della chiave per capire le dinamiche sociali e per strutturale con rigore. Acquisiti gli elementi primi, semplici, dell’agire sociale, il ragionamento può svilupparsi col rigore del calcolo matematico e della dimostrazione geometrica. La costruzione dello Stato diventa un’operazione meccanica e le millenarie battaglie sulla Giustizia, cause di disordini e guerre civili, hanno fine.

Naturalmente le battaglie filosofiche sulla giustizia non hanno termine con Hobbes, ma trovano in lui solo un nuovo tipo di contendente. E sulla natura semplice degli elementi primi che egli mette a fondamento della sua costruzione meccanica non è difficile avanzare obiezioni.

Plotino, come Democrito, parte dall’esperienza della divisibilità delle cose, non volta le spalle all’evidenza empirica, dice che “le cose, che chiamiamo esseri, sono tutte composte”.

L’accordo, però, finisce qui. E’ vero che tutte le cose di questo mondo sono fatte di parti, ma non esiste la particella semplice, l’atomo di Democrito. Ha ragione Zenone: la ragione impone di pensare la divisibilità senza limiti; seguire Democrito nella ricerca del semplice attraverso la divisione porta alla dispersione nel nulla, perché quel che Democrito chiama atomo, in quanto materiale e quindi esteso, non è indivisibile.

Contro Zenone ha ragione Democrito a guardare con attenzione ciò che appare ai sensi. Contro Democrito ha ragione Zenone ad avvertire che il ragionamento troppo legato a ciò che appare finisce nell’assurdo.

L’esperienza non c’inganna quando ci spinge alla ricerca del semplice, ma la strada che sembra suggerirci per trovarlo non è quella giusta.

Il semplice c’è, ma non è l’atomo, la particella fisica di Democrito; non lo si trova attraverso la divisione del composto.

Siamo in piena metafisica, nella Terra di Nessuno, dove nulla è definitivo e chiunque può rimettere in discussione tutto, in ogni momento.

Nel conflitto tra la tesi metafisica di Zenone e di Parmenide e quella di Democrito, altrettanto metafisica ma di segno opposto, Plotino trova il varco per una nuova, originale, posizione. Le battaglie metafisiche sono, infatti, non solo senza fine, ma anche aperte a sempre nuove soluzioni.

Note

1 Plotino, Enneadi, V, 9, 3.

2 Sono quei numeri il cui sviluppo decimale, ossia dopo la virgola, procede all’infinito. Nella scuola pitagorica essi arrivano con la sconvolgente scoperta che nel quadrato l’ipotenusa e il lato non sono commensurabili, cioè non hanno un sottomultiplo intero comune.

3 Nel Seicento, l’orologio è la macchina per eccellenza, come adesso, per noi, l’auto.


Fonte: ANNO ACCADEMICO 2009-10 - UNIVERSITA’ POPOLARE DI TORINO

Torino 16 ottobre 2009

Giuseppe Bailone ha pubblicato Il Facchiotami, CRT Pistoia 1999.

Nel 2006 ha pubblicato Viaggio nella filosofia europea, ed. Alpina, Torino.

Nel 2009 ha pubblicato, nei Quaderni della Fondazione Università Popolare di Torino, Viaggio nella filosofia, La Filosofia greca.

Due dialoghi. I panni di Dio – Socrate e il filosofo della caverna (pdf)

Plotino (pdf)

L'altare della Vittoria e il crocifisso (pdf)


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
 - Stampa pagina
Aggiornamento: 26-04-2015