DALLA CREAZIONE ALLA CADUTA. ANALISI DEL GENESI


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In principio

Canto gnostico

Creazione dell'universo, mosaico della Cappella Palatina, Palermo, XII sec.
Creazione dell'universo, mosaico della Cappella Palatina, Palermo, XII sec.

In principio tutto era tenebra, poi venne la luce.

Tutto era abisso, una profondità senza fine, ma lì era la vita, che emerse gradualmente, come nessun vivente può sapere.

Nessuno conosce le tenebre, perché prima della luce nessuno era quello che appare. E quando la luce fu, le tenebre non furono più per chi viveva nella luce.

Le tenebre diventarono il male interiore, quello di chi cerca la luce e non la trova, di chi vede la luce e non la riconosce.

Tutti noi veniamo dalle tenebre, ma non possiamo sapere come. Sappiamo soltanto che la nostra essenza è lì dentro, da sempre. Le tenebre sono garanzia della nostra eternità.

In principio era la luce. Il Sole, la Luna e le stelle non sono la luce: sono figli della luce.

Il bene più importante è la luce, separata dalle tenebre.

La luce è stata chiamata giorno. Le tenebre sono la notte. Il Sole, la Luna e le stelle devono soltanto regolare il giorno e la notte. Ma la luce, quella vera, è prodotta dalle tenebre, come nessuno può sapere.

In principio la Terra era deserta perché disabitata, ed era informe perché le acque non erano state separate da se stesse. Per poterlo fare fu creato il firmamento.

Il firmamento è come una placenta: ciò che sta dentro è sommerso dalle acque. Tutto è sommerso dalle acque, ma perché ci sia vita le acque vanno divise. Per separarle ci vuole la luce. Acqua e tenebre si tengono per mano, ma sulla Terra sono prive di vita. Vanno divise: le acque da se stesse col firmamento; le tenebre da se stesse con la luce.

In principio era il Logos. Il Logos è tenebra. È tenebra che diventa luce, e la luce è creativa. La luce è fecondativa.

La Terra era tutt'acqua; per fecondarla occorreva la luce. Senza luce non c'è vita. Finché le cose restano informi, non divise tra loro, non c'è vita ma deserto. Cielo, Terra e acque sarebbero rimasti informi e deserti senza la luce. È la luce che dà vita. La luce è energia primordiale. La luce separa le acque da se stesse, rende ragione di ciò che appare.

Le acque sotto il firmamento possono essere fecondate: quando lo sono si forma l'asciutto. Le acque si raccolgono da una parte e l'asciutto può essere fecondato. La creazione è un'opera di fecondazione. Tutta la creazione non è che un'opera di distinzione di ruoli e funzioni.

Quando si parla di fecondazione o di riproduzione, ci si riferisce all'asciutto, che va regolamentato da Sole, Luna e stelle, che servono soprattutto per la parte asciutta della Terra, dove si formano germogli, erbe e alberi.

L'acqua non è la condizione per la vita, ma la pre-condizione. La condizione è la luce. Quando vi fu la luce anche le acque si popolarono: grandi cetacei e altri esseri viventi guizzavano e brulicavano nelle acque.

Gli unici esseri viventi che vivevano nell'asciutto erano gli uccelli, che si nutrivano dei frutti dell'asciutto. Sono loro gli animali più primordiali, perché possono andare ovunque, non temono le distese acquatiche e possono approdare quando vogliono sull'asciutto per cibarsi e riposarsi. Sono animali liberi.

In principio era il due, fonte di riproduzione. La creazione è collegata alla sessualità, alla differenza di genere. Tutto viene creato secondo la propria specie, per evitare una riproduzione sessuale disordinata.

Tutti hanno il compito di riprodursi, perché la creazione è un'opera di fecondazione che ha per scopo la riproduzione. Senza riproduzione la produzione diventa sterile.

Alla fine della creazione l'asciutto si popola di esseri viventi diversi dai volatili: bestiame, rettili e bestie selvatiche.

Per ultimo viene creato l'essere umano. La creazione è una evoluzione instancabile, che dà soddisfazione a chi la compie. Il Logos crea progressivamente qualcosa per se stesso, per il proprio piacere. Si compiace di ciò che fa, della propria creatività. La creazione è un'opera artistica, oltre che sessuale. È soggetta a evoluzione perché il suo autore vuole sempre il meglio, vuole perfezionarla sempre più, renderla sempre più complessa, nonostante la semplicità delle sue leggi, per le quali gli opposti si attraggono e si respingono.

Solo dell'essere umano viene detto che è a immagine e somiglianza del Logos. Di nessun altro essere vivente viene detto lo stesso, anche se tutti hanno la stessa origine. L'ultima cosa che il Logos fa è di riprodurre se stesso.

"Facciamo l'uomo" significa riprodursi sessualmente in senso proprio. Il Logos è diviso in due entità di genere. Si può essere artisti senza riproduzione sessuale, ma non quando si riproduce se stessi.

La creatura appare uguale al creatore, ma non identica. "Facciamo l'uomo" implica una distinzione di ruoli: c'è un prima e un dopo, un prototipo e una copia.

L'essere umano è un prodotto derivato che somiglia in tutto, meno che in un particolare ignoto, ai suoi due creatori, i quali, essendo appunto due, non possono essere identici. Uno non è la copia esatta dell'altro. Sono uguali ma non identici. Sono uguali proprio perché distinti, differenti. L'uguaglianza è data dalla diversità.

"Facciamo" perché siamo uguali, ma siamo uguali perché siamo diversi. Sicché quando viene creato l'essere umano, è subito distinto per genere sessuale. Senza questa distinzione non c'è riproduzione, che è il senso della creazione.

L'essere umano è fatto per riprodursi. Deve popolare l'asciutto. Il compito che ha è quello di essere felice nell'asciutto e deve dimostrarlo riproducendosi.

Per poter essere felice è sufficiente che abbia la consapevolezza di essere signore di tutto ciò che si trova nelle acque e nell'asciutto. Sarà signore, in grado di dominare, non perché più grande di altri animali, o perché più feroce o più astuto, ma perché è l'unico a essere simile al suo creatore, libero di scegliere e consapevole di sé. Nessun altro essere vivente è in grado di misurarsi con l'essere umano.

Tutto quello che gli viene dato può essere soggiogato e dominato, senza però essere ucciso. L'uomo primordiale mangia solo erbe e frutta. Anche tutti gli altri animali sull'asciutto si cibano delle stesse cose. Non vi è l'uso della forza per procurarsi il cibo, perché questo è abbondante per tutti.

Crescere e moltiplicarsi: ecco il segreto della propria felicità.

In principio era l'essere umano, diviso per genere. Poiché era diverso da tutti gli altri esseri viventi, sentiva l'esigenza di fare qualcosa. La vita non ha senso se non vi è uno scopo. Gli animali si riproducono senza sapere perché.

L'uomo e la donna vogliono sapere il perché della vita, il perché delle cose, in quanto rappresentano l'autoconsapevolezza di sé e di tutto ciò che essi governano.

Hanno bisogno di lavorare, di produrre qualcosa, di fabbricare utensili, di trasformare l'ambiente. La foresta era il luogo di vita ideale, poiché in essa non mancava nulla. Bisognava soltanto coltivarla e custodirla integralmente.

Potevano fare ciò che volevano, nei limiti imposti dal Logos, perché la libertà è possibile solo entro limiti naturali.

L'uomo e la donna erano innocenti, non conoscevano né il male né la morte. Solo una cosa non potevano fare, ma fecero proprio quella. Volevano anticipare i tempi senza avere la forza per gestirli. Si sopravvalutarono e introdussero il male nella loro storia, dal quale, ancora oggi, non sono più riusciti a liberarsi.

Hanno invocato per millenni gli dèi, affinché li liberassero al posto loro, ma nessuno lì ascoltò. E quando finalmente giunse sulla Terra il Logos a spiegare loro come dovevano fare, non lo ascoltarono. E continuarono a piangere su loro stessi. Di tanto in tanto provarono a liberarsi del loro fardello, ma poi ripiombavano nel male che avevano creato, seppure in forme e modi diversi.

È una lotta con se stessi, in cui nessun dio può fare qualcosa. L'uomo deve imparare a liberarsi da sé del male che ha creato.


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Antico Testamento - Genesi
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