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IL ROVESCIAMENTO DEL POTERE
LE DONNE E I RITI DIONISIACI
Le donne appaiono ancora protagoniste esclusive in un rito che suscitò
sempre e dovunque paura, sgomento, opposizioni e divieti per la sua
potenziale forza eversiva: il culto di Dioniso.
I caratteri distintivi di questa divinità sono la dualità, il contrasto ed
il rovesciamento di ruolo. La gamma di esperienze che personifica è
descritta da coppie di opposti come maschio-femmina, vecchio-giovane,
guerra-pace, vita-morte.
In questo modo le categorie di identità non sono più valide e vengono
capovolte nelle altre di opposta natura; l'esperienza è di solito
temporaneamente delimitata allo spazio dell'estasi dionisiaca e termina con
un brusco risveglio.
"Ma fa eccezione un caso, quello del rovesciamento dei ruoli sessuali in cui
il cambiamento era visibilmente attualizzato in rito reale. Si trovano
uomini travestiti da donne in varie situazioni che condividono una comune
connessione con Dioniso... Di tutti i travestimenti a noi noti solo Penteo
nelle Baccanti, secondo la caratterizzazione psicologica fornita da
Euripide, subisce un vero cambio di personalità." (G. Arrigoni,
Le donne in Grecia, Laterza 1985 pag.257).
Penteo teme che le Baccanti, nel libero disfrenarsi delle loro energie
vitali e della loro sessualità, minaccino l'ordine, il comportamento onesto
e regolato: lo spazio chiuso della città potrebbe scomparire ed essere
riassorbito dallo spazio aperto della campagna.
Se Demetra, in quanto dea dei cereali è legata all'elemento solido, Dioniso
è altro dio primordiale della vita, è dio dell'ØgrÒn
(hygròn, umido), delle umide energie ctonie; la donna, nella
sua misteriosa potenza vitale e creatrice, officiando tale rito, ricreando
il connubio primitivo uomo-natura, natura-divinità fa scaturire magicamente
dalla terra acqua, latte, miele, ma soprattutto vino.
"Il grano è interamente dalla parte della cultura. Il vino è ambiguo.
Nasconde una forza di estrema selvatichezza, un fuoco ardente, quando è
puro; quando è tagliato e consumato secondo le norme conferisce alla cultura
una dimensione supplementare e come soprannaturale: gioia del banchetto,
oblio dei mali... l'unione felice... l'evasione fuori dei limiti del
quotidiano e del se stesso. Ed è questa esperienza che celebra la parodos
(delle Baccanti): purezza, santità, gioia, dolce felicità. Oppure la caduta
nel caos, la confusione di una follia sanguinaria, omicida, in cui vengono
confusi il medesimo e l'altro...' "orribile impurità, crimine inespiabile,
sventura senza fine e uscita" (Eur. Bacc. v. 1360). Se l'universo del
Medesimo non accetta di integrare a sé questo elemento di alterità che ogni
gruppo, ogni essere umano porta in sé senza saperlo, come Penteo rifiuta di
riconoscere questa parte misteriosa, femminile, dionisiaca che lo attira e
lo affascina perfino nell'orrore che si presuppone gli ispiri, allora lo
stabile, il regolare, l'identico vacillano e crollano, e sono l'Altro nella
sua forma odiosa, l'alterità assoluta, il ritorno al caos che appaiono come
la verità sinistra, la faccia autentica e terrificante del Medesimo. L'unica
soluzione è che - per le donne attraverso la trance controllata, il tiaso
ufficializzato, promosso istituzione pubblica; per gli uomini attraverso la
gioia del kòmos (kîmoj),
del vino, del mascheramento, della festa; per tutta la città attraverso e
nel teatro - l'Altro divenga una delle dimensioni della vita collettiva e
dell'esistenza quotidiana di ognuno." (Vernant e Vidal-Naquet in,
Mito e tragedia due. Il Dioniso mascherato delle Baccanti di Euripide,
Einaudi 1991 pagg. 241-244 passim).
Non appare un caso che a questo complesso giuoco di opposti e di simbologie
sia strettamente legata la donna. Abbandonata la città anche come spazio
reale, le baccanti ricreano infatti un mondo edenico primordiale, felice e
miracoloso, in cui però ricompare il ferino e disumano nel rito dello
sparagmòs (sparagmÒj)
e della omophaghìa (çmofag…a,
il dilaniamento di un animale vivo ed il banchetto con le sue carni crude e
sanguinanti).
Gli anni che accompagnarono la produzione euripidea furono quelli della
guerra del Peloponneso e precisamente quelli che vanno dalla guerra
archidamica (Eraclidi 430) fino quasi alla conclusione della guerra.
Le Baccanti sono una delle ultime opere, del periodo in cui il
radicalizzarsi della lotta politica, l'incombere della tirannide, il logorio
e le catastrofi provocate da una guerra quasi trentennale, fecero divenire
estrema la crisi di tutti i valori della città, valori maschili, come si sa.
La rappresentazione, in parte esorcizzante, della caduta del potere dalle
mani della gilda di cittadini-guerrieri a quelle delle donne era stata più
volte rappresentata nelle varie opere teatrali datate nel corso della lunga
guerra, ed a volte era stata vista con esiti positivi, come una valida
alternativa; si pensi soprattutto alla Lisitrata di Aristofane o all'Elena
di Euripide. Ma in questo anno si presagiva come imminente la catastrofe e
le distruzione finale, ed essa viene prospettata nella rappresentazione
della distruzione e della regressione totale operata dalla follia femminile.
cfr Albini Umberto,
Atene segreta. Delitti, golosità, donne e veleni nella Grecia classica,
Garzanti Libri 2004
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