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Abusi clericali nella Germania del XVI secolo
Stampa di propaganda antipapale, di Lucas Cranach il Vecchio
Quanto agli abusi politici ed economici della chiesa romana, essi non erano una novitą. Sicuramente con lo sviluppo dei rapporti mercantili in tutta Europa, le pretese della curia pontificia e dei prelati di alto grado erano accresciute, in quanto anch'essa, non meno degli altri proprietari fondiari, voleva beneficiare dei vantaggi della manifattura capitalistica e dei commerci internazionali, senza dover per questo rinunciare ai propri privilegi feudali o dover fare concessioni politiche a favore dei ceti borghesi emergenti.
Tutta la storia della chiesa romana post-feudale puņ essere vista come il tentativo di arginare pretese politiche borghesi, pur permettendo alla borghesia di svilupparsi come classe sociale, con interessi economici estranei alla cultura tradizionale della rendita feudale. Il conflitto tra chiesa e borghesia giungerą a maturazione completa quando la borghesia vorrą rivendicare un autonomo potere politico, non inferiore a quello della chiesa.
Nella Germania del XVI sec. era aumentata, da parte della borghesia, dei ceti rurali e artigiani, la consapevolezza della necessitą di ridimensionare notevolmente le pretese clericali, la cui natura antidemocratica si poneva con sempre maggiore evidenza. Quanto pił aumentava la consapevolezza che la ricchezza poteva essere il frutto di un lavoro autonomo, in cui era possibile ricavare profitti, rischiando qualcosa sugli investimenti e organizzando razionalmente lo sfruttamento della manodopera, tanto pił le posizioni basate sulla rendita apparivano del tutto ingiustificate.
Questo da parte dei ceti borghesi. Da parte dei ceti rurali la consapevolezza era ovviamente diversa: qui ormai si era sempre pił convinti che, di fronte ai privilegi clerico-feudali, che invece di diminuire aumentavano, la fatica del lavoro dei campi rischiava di diventare una sorta di condanna a morte anticipata, una schiavitł senza scampo, che si poteva soltanto trasmettere di padre in figlio.
Indubbiamente la chiesa romana trovava maggiori difficoltą a far valere le proprie pretese (si pensi alle figure dei messi papali, degli esattori fiscali, dei venditori di indulgenze ecc.) lą dove erano in atto processi di centralizzazione dei poteri laici, semplicemente perché ogni forma di centralismo era il pił delle volte indirizzata a ridimensionare qualunque privilegio vetero-feudale. Le monarchie centralizzate non amavano affatto l'aristocrazia centrifuga e, tra questa aristocrazia, andava annoverato anche il clero.
Ma č anche vero che mentre nei confronti degli Stati nazionali la chiesa romana era disposta, generalmente, a scendere a compromessi, molto pił rigido era il suo atteggiamento lą dove dominava la frantumazione feudale e la presenza dell'istituto imperiale, che, nelle situazioni politicamente pił critiche, avrebbe sempre potuto aiutarla.
La chiesa post-feudale era convinta che se voleva salvaguardare i propri privilegi di casta doveva assumere un atteggiamento debole coi forti e forte coi deboli. Ma, come tutte le istituzioni che vivono isolate nel lusso, prive di contatti con la dura realtą quotidiana, spesso essa non si rendeva conto del mutamento dei tempi, soprattutto del fatto che l'aver concesso alla borghesia di svilupparsi, aveva generato una complessitą di problemi che non avrebbero pił potuto essere affrontati in maniera autoritaria.
Nei confronti di tutta la riforma protestante la chiesa romana fece clamorosi errori di valutazione, e questo appunto nella convinzione che lą dove erano ancora presenti le istituzioni imperiali o assenti gli Stati centralizzati fosse relativamente facile tenere le cose sotto controllo.
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