LA GUERRA CONTADINA IN GERMANIA (1524-25)

TRA RIFORMA LUTERANA E INTERPRETAZIONE MARXISTA


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Socialismo e religione nella Germania di Lutero

Stampa di propaganda antipapale, di Lucas Cranach il Vecchio
Stampa di propaganda antipapale, di Lucas Cranach il Vecchio

Se guardiamo l'evolversi cronologico della guerra contadina e della riforma luterana, noteremo subito che quest'ultima è stata preceduta dalle rivendicazioni del mondo rurale e anzi che i contadini avanzavano da tempo istanze di riforma sociale in tutta la Germania, al punto che la stessa insurrezione generale va considerata come l'epilogo di una serie di atti che gli storiografi spesso non prendono neppure in considerazione. Persino le istanze di riforma religiosa comparvero sulla scena della lotta ideologica e politica contro il clericalismo cattolico assai prima di Lutero.

A dir il vero l'intera Europa assisteva, almeno a partire dall'ultima decade del 1400 a grandi sconvolgimenti ideologici, politici e sociali e, tra questi, a un'ondata di numerose e ampie rivolte soprattutto, per quanto riguarda la Germania, nelle regioni meridionali.

E' importante specificare queste cose, non foss'altro che per dare un piccolo contributo alla critica del culto della personalità. I grandi rivoluzionari della storia sono sempre stati il frutto maturo di un albero cresciuto lentamente.

Per es. la società contadina segreta, detta "Scarpone", che si proponeva di realizzare un grande programma antifeudale, i cui obiettivi principali erano la confisca delle terre clericali e la loro equa redistribuzione tra le masse rurali, nonché l'abolizione di tutti i tributi feudali e di ogni vincolo di dipendenza personale, incluso il recupero di tutti i beni comuni espropriati con la forza o l'inganno dai signori feudali, sino all'abolizione di tutti i poteri istituzionali che non accettassero queste condizioni, fu una società la cui attività cospirativa venne scoperta nel 1502, ben prima quindi delle famose tesi di Lutero, ed è impensabile che Lutero potesse scrivere delle tesi così fortemente anticattoliche se non fossero esistite nel suo paese decine di società come quella chiamata "Scarpone", che da tempo lottavano, più o meno pubblicamente, per ottenere migliori condizioni di vita.

Detto questo però uno storico dovrebbe evitare immediatamente di cadere in due errori piuttosto gravi e che se vogliamo dovremmo considerare "classici" per la storiografia marxista:

  1. pensare che le rivendicazioni dei contadini fossero del tutto indipendenti dalle concezioni religiose ch'essi avevano della vita in generale;
  2. pensare che le tesi di Lutero e degli altri riformatori non abbiano potuto influire sulle rivendicazioni sociali e politiche dei contadini.

Se vogliamo ragionare in termini dialettici (quei termini che il marxismo, sulla scia dell'hegelismo, ha tanto voluto esaltare), ammettendo un rapporto interdipendente tra struttura e sovrastruttura (e qui ovviamente ereditiamo la lezione leniniana-gramsciana), noi dovremmo ammettere:

  1. che qualunque rivendicazione sociale e politica poteva trovare nel cristianesimo del Nuovo Testamento delle basi teoriche sufficienti per potersi sviluppare in maniera conseguente e autonoma, anche rispetto allo stesso cristianesimo, la cui evoluzione storica non fu coerente coi propri ideali;
  2. che uno sviluppo cristiano dell'ideologia rivoluzionaria sarebbe prima o poi giunto a porsi il problema di uno svolgimento politico della rivoluzione.

Detto questo, si possono qui anticipare due conclusioni, esposte a mo' di tesi:

  1. la riforma luterana non ha portato al socialismo perché i contadini non sono stati sufficientemente coerenti con le loro istanze rivoluzionarie, nel senso che non hanno saputo trasformare le rivendicazioni politiche ed economiche in una occasione di trasformazione radicale del vivere civile e dei rapporti produttivi;
  2. la riforma non ha portato al socialismo perché gli intellettuali non hanno saputo o voluto associare sino in fondo la loro battaglia teorica con quella pratica dei contadini e, in ultima istanza, si sono accontentati di vincere una battaglia meramente culturale.

In entrambi i casi il cristianesimo, che pur era servito per giustificare posizioni di protesta, ha finito per svolgere un ruolo di freno alla coerenza rivoluzionaria.

Successivamente la storia s'incaricherà di dimostrare (p.es. con la rivoluzione francese) che vi sono più possibilità di realizzare cambiamenti epocali o comunque risolutivi, rinunciando definitivamente a credere che la democrazia possa semplicemente essere una mera applicazione logica e coerente dei principi del cristianesimo primitivo. Questo perché il cristianesimo in sé non ha sufficienti mezzi per realizzare gli obiettivi che si professa.


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Moderna
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