LA GUERRA CONTADINA IN GERMANIA (1524-25)
TRA RIFORMA LUTERANA E INTERPRETAZIONE MARXISTA
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Mercato e Autoconsumo nella Germania del 1524-25
L'esattore delle tasse, di Jan Massys (Foto Archivio IGDA)
Abbacinato dall'idea di dover difendere a tutti i costi lo sviluppo del
capitalismo rispetto a quello del feudalesimo, il marxismo s'è sempre ben
guardato (in tal senso gli studi di Engels sulla guerra contadina vanno visti
anche come un tentativo di sottrarsi all'enorme influenza esercitata su di lui
da Marx) di sottolineare il fatto che mentre nell'ambito del feudalesimo
venivano tollerate forme di produzione borghese (vedremo alcuni esempi in
riferimento alla Germania), viceversa nell'ambito del capitalismo non vengono
mai tollerate forme di produzione basate sull'autoconsumo o sull'autosussistenza.
La produzione per il mercato viene sempre considerata superiore a qualunque
forma di autoconsumo: per il socialismo marxista si tratta soltanto di
organizzarla in maniera razionale, sottraendola alla logica del profitto
privato.
Ecco gli esempi relativi alla Germania del XVI sec.
- Elementi di produzione capitalistica nella forma della manifattura
sparsa si trovano là dove vigeva il cosiddetto "sistema di acconto" (Verlagssystem),
mediante cui gli artigiani (soprattutto del tessile) lavoravano per un
mercante che anticipava loro la materia prima da trasformare, e che poi la
rivendeva come prodotto finito o semilavorato sul mercato, vicino e lontano,
a prezzi molto competitivi. Questo modo di produzione scardinava le regole
delle corporazioni artigiane e trasformava i produttori diretti in operai
salariati, la cui paga spesso altro non era che una parte del prodotto
finito.
- Altri elementi di produzione capitalistica si trovano nell'industria
mineraria (soprattutto quella relativa all'argento) che nella Germania di
allora era molto sviluppata. Tale primato rimase, seppure in misura ridotta,
anche quando giunsero in Europa, dopo la conquista dell'America, ingenti
quantitativi di metallo pregiato: in particolare non subì una battuta
d'arresto l'estrazione di quei minerali che permettevano la costruzione
delle armi.
Nell'estrazione di questi metalli si sentivano direttamente coinvolti anche
i regnanti della casa d'Asburgo e i principi feudali, in quanto avevano
capito che da lì potevano ricavare ampi redditi senza dover fare particolari
concessioni alle classi emergenti.
Questo a testimonianza che i poteri feudali non disdegnavano, né mai l'hanno
fatto per tutto il Medioevo, l'idea di poter sfruttare economicamente i
vantaggi di una produzione mercantile senza dover rinunciare al privilegio
feudale. Ciò che tali poteri non sapevano fare (e su questo limite il
capitalismo giocò le proprie carte), era quello di trasformare una risorsa privilegiata
in un'impresa produttiva vera e propria.
Tutta la cultura feudale di stampo cattolico è sempre stata caratterizzata
dall'idea di rendita, anche quando pensava di poter realizzare un profitto
borghese, come p.es. accadde agli spagnoli schiavisti nel Nuovo Mondo.
Un profitto capitalistico, infatti, non si ottiene soltanto dallo
sfruttamento del lavoro altrui, ma anche dallo sviluppo del macchinismo: più
si sviluppa una rivoluzione tecnico-scientifica e più è possibile realizzare
un rapporto tra capitalista e operaio salariato in cui quest'ultimo, prima
ancora di diventarlo, si trova sul mercato del lavoro formalmente "libero",
cioè padrone solo delle proprie braccia. Viceversa, la rendita suppone un
rapporto di dipendenza personale, in cui la tecnologia ha un'importanza
relativa.
La differenza di atteggiamento stava nel diverso modo di affrontare non solo
il rapporto uomo-uomo ma anche quello uomo-natura.
- La Germania, con le sue città commerciali di Augsburg (Augusta) e Norimberga, era
diventata uno dei punti di concentrazione della ricchezza e del lusso
determinati dai prodotti di seta italiani, dalle spezie indiane e da tutta
la produzione del Levante.
E questo nonostante che con la conquista dell'America il fulcro dei traffici
commerciali andava sempre più spostandosi verso l'Atlantico, determinando il
progressivo calo dell'attività del commercio anseatico, come d'altra parte
di quello mediterraneo.
Oltre a ciò però va detto che i principi feudali non seppero mai adeguarsi in
maniera intelligente allo sviluppo capitalistico ch'era iniziato anche nel loro
paese. Essi volevano beneficiare dei vantaggi di questo sviluppo restando però
ancorati alle classiche posizioni di privilegio, tipiche della rendita.
Anzi, di fronte alle accresciute esigenze determinate da questo sviluppo
borghese dell'economia, essi non seppero fare altro che peggiorare le già dure
condizioni dei contadini, acuendo le contraddizioni del servaggio, soprattutto
nell'area geografica sud-occidentale della Germania, in quanto ad est, nelle
terre strappate agli slavi, già al tempo delle crociate baltiche, i contadini
tedeschi si trovavano in una posizione più favorevole.
Di qui l'aumento delle corvées, delle tasse e dei tributi, delle vessazioni
usuraie e delle decime ecclesiastiche, la riduzione delle terre comuni,
l'abolizione del diritto di eredità dei possessi terrieri dei contadini, la
riduzione dei termini del possesso temporaneo, l'imposta sull'eredità del
contadino defunto (riscossa in natura e spesso ammontante a 1/3 della proprietà
lasciata), un'imposta in denaro in caso di matrimonio, e così via, di abuso in
abuso.
Praticamente si era arrivati a una situazione di molto peggiore a quella
feudale classica, in cui gli sviluppi del capitalismo commerciale erano del
tutto marginali e i loro effetti negativi, finché prevalse il primato del valore
d'uso su quello di scambio, non potevano farsi sentire, neppure
indirettamente, sulle condizioni della vita rurale.
Ora invece le cose erano molto cambiate, al punto che bisognava prendere una
decisione di carattere storico. Furono appunto queste contraddizioni che fecero
scoppiare la rivolta contadina negli anni 1524-25.
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