Gianni Grana: Scienze pseudoscienze e arte di avanguardia

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GIANNI GRANA

FRANE E SPIRALI DEL SAPERE

Scienze pseudoscienze e arte di avanguardia

Anche questa specie di rassegna storico-epistemologica, come quella storico-politica che ostenta il titolo La "rivoluzione fascista", è una parte organica dell'opera integrale che le contiene, e che nell'insegna globale di Le avanguardie letterarie comprende un secolo di "rivoluzioni culturali". I capitoli qui raccolti dovrebbero inanzitutto giustificarne l'ipotesi centrale, che mette in stretta relazione strutturale le spirali e le frane epistemiche della "nuova scienza" con quelle morfo-linguistiche dell'arte di avanguardia.

Ma oltre l'intenzionalità preminente, mi premeva nel contesto proprio dell'opera una dichiarazione teorica più impegnativa, che implica una (per me) insostituibile riaffermazione di credito razionale nella illimitata conoscibilità "scientifica" del reale. Provvisoria particolare e perciò parziale, quindi mai "globale" e assoluta, ma pure 'definitiva' nella sua parzialità, precisa nei limiti tecnici dell' "errore" sperimentale, rivedibile per superamento e sistematicamente auto-correttiva. Ma questo comporta il rifiuto degli arnesi antiquati e delle costruzioni spettrali della vecchia filosofia, sopravvivente in tutto il secolo. Comporta una estrema diffidenza verso tante e tante discipline specialistiche sé-esibenti come "scienze umane" e/o "scienze sociali", che spesso neppure nascondono la sostanza 'filosofica' e 'ideologica' del loro costituirsi teorico.

E' perciò che anche in questi capitoli l'esposizione di temi si è venuta irresistibilmente organizzando come riesame confutatorio di un diffuso quanto illusorio neoscientismo contemporaneo, nella sua generale vestizione strutturalistica, che spesso ha poco in comune con una seria riflessione epistemologica sul rigore possibile dei metodi sperimentali. Malgrado le laute offerte di dispositivi logici-matematici, in sede teorica si conferma piuttosto l'affinità con le costruzioni 'filosofiche' e/o 'ideologiche', in-confutabili a misura della oggettiva improbabilità del loro fondamento "scientifico".

E recepisco di proposito termini popperiani, giacchè l'analisi logico-sofistica di Popper, nonostante le riserve che si leggono nel testo, è una linea di riferimento critico e metodologico privilegiata nell'opera intera che, secondo la promessa della Introduzione generale, con questa rassegna critico-informativa sulla teoria della scienza e sulle epistemologie di un secolo si dota programmaticamente di un notevole sostegno teorico, nella stessa inclusiva spaziatura del "fantastico", apparentemente antitetico e in realtà profondamente interrelato.

Inutile dire che il serrato discorso insieme confutatorio e costruttivo, in tutta l'ampia trattazione per 'discussione', sempre estremamente libera e esplicita, non pretende affatto di atteggiarsi a una logica "scientifica" in senso formale e formalistico; ma in ambito dispositivo di scienza intende fornirne le premesse storiche e concettuali. Di cui la critica e la storiografia delle arti e della letteratura, con le loro fragili discipline della "interpretazione" testuale e storica, dovrebbero sempre tentare di costituirsi una indispensabile piattaforma strumentale, specialmente nella più estesa ricognizione delle culture d'urto o solo di 'progresso', polivoche a contrasto eppure ugualmente intramate, nel lungo e tortuoso secolo-vortice ora languente.

E' pure superfluo aggiungere credo quanto tale discussione destinata ai lettori non specialisti di queste opere, e specialmente ai 'giovani' di vitalità e cultura, sia un esito provvisorio per l'autore stesso: una fase aperta sempre a riflessioni ulteriori, ovviamente nel medesimo indirizzo d'integrazione storico-culturale, tra i rispettivi e originari profili strutturali e linguistici, delle produzioni scientifiche artistiche letterarie.

Do infine per scontato che in alcuni casi l'arroganza del mestiere dalla cattedra, della "competenza" come aristocrazia specialistica, possa rifugiarsi nell'irritazione tacita verso una critica 'severa' come quella che qui si esercita. E non mi riferisco tanto ai veri operatori scientifici, le cui ragioni qui si fanno valere in genere prioritariamente, e che d'altra parte sono usi proceduralmente alla "confutazione" costruente, quanto ai molti 'filosofi' e 'ideologi' sé professanti produttori di "scienze sociali" e "umane", ai quali gli interventi confutatori di questa sezione sono particolarmente riservati.

Col diritto di un operatore partecipe dei medesimi problemi, le cui riflessioni teoriche a partire dal suo esordio negli studi filosofici, e poi per circa 40 anni nel campo disciplinare in cui ha variamente lavorato, la critica e storiografia della letteratura e della cultura generale, non potevano non estendersi ai temi comuni più dibattuti della scienza, delle scienze e pseudo-scienze. Alla discussione cioè dei loro fondamenti teorici prima che alle interconnessioni storiche con le arti e la letteratura, su cui s'impernia preordinatamente questa costruzione destruente.

www.giannigrana.it

Marsilio da Padova

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 26-04-2015