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LA STORIA E LE COSE Cultura popolare: POESIE DIALETTALI CESENA OGGI Piazza del Popolo e Palazzo Comunale
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" ... è quella cui il Savio bagna il fianco"
INVITO
A CESENA SERGIO
ZAVOLI Di
tutte le città dell’alta Romagna, Cesena è la più segreta. A metà
strada fra
Rimini, orgogliosa del suo primato balneare, e Forlì, capoluogo della
provincia più terragna dell’intera regione, Cesena si apparta a
lato della via Emilia in una breve pianura distesa ai piedi di tanti
piccoli poggi che fanno corona al paese. Nata, dunque, sul tenero
finire della collina, ha costretto la via nazionale — anziché
accoglierla nel cuore della città — a curvare in una grande ansa
che tocca la periferia e sfugge verso Forlì. Al contrario di altri
paesi la cui vita municipale fiorisce nel punto di maggior dilatazione
della fragorosa via consolare, dove cioè la strada si allarga per far
luogo a una grande piazza, e lì sembra sostare per poi riprendere la
propria corsa, Cesena ha preferito raccogliersi in una dimensione più
appartata e silenziosa. È una città, insomma, che tranne per qualche
preciso interesse pochi attraverseranno e la cui fama è solida solo
in virtù di durevoli cose, come il grandioso Castello Malatestiano
seduto sul colle Garampo, le chiese, la graziosa fontana del Masini e
soprattutto la biblioteca dei Minori Conventuali di San Francesco,
cresciuta e arricchita per la munificenza di Malatesta Novello intorno
alla metà del 1400. [Sergio Zavoli, I giorni della meraviglia, Marsilio, Venezia, 1994] GUIDO
PIOVENE La splendida biblioteca malatestiana di Cesena è il cuore della cultura della Romagna. Costituita, a metà Quattrocento, per ordine di Novello Malatesta sul fondo di una più antica biblioteca conventuale, nella scia di quella di San Marco a Firenze, è una perfetta creazione del genio del Rinascimento. Non solamente per i codici corali miniati, incunaboli di gran pregio ch’essa contiene, ma per la stupenda sala, opera di Matteo Nuti, scolaro dell’Alberti. Col tempio malatestiano di Rimini, con il palazzo ducale di Urbino e con i più tardi palazzi degli Estensi a Ferrara è quanto di più puro ci abbia dato quel secolo in cui la cultura toccò l’estremo punto della raffinatezza. Appare, la meravigliosa sala, con due file di colonne in fuga prospettica e i muri cui il tempo ha dato sfumature verdi e rosee. Difficile associare più distillata purezza a più slancio di fantasia. [Guido
Piovene, Viaggio in Italia,
Mondadori, Milano, 1956] |