STUDI LAICI SUL NUOVO TESTAMENTO


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L'importanza di Cristo

Dario Lodi

Parafrasando il poeta, Cristo è un personaggio, reale o presunto, che fa tremare le vene e i polsi.

Colpa dell'aureola che gli è stata messa in capo e colpa, o merito, dei significati straordinari che gli sono stati dati. L'aureola è un fatto di devozione irrazionale (oppure, ma è più difficile, di spiritualità sincera) ereditato da una lunga storia totemica. E' una storia primordiale che s'è incisa nella psicologia umana. I significati straordinari si devono al timore del nulla, anch'esso radicato nell'animo umano.

Nei due fenomeni s'intersecano necessità pratiche, di compattezza tribale e successivamente sociale.

La seconda questione, quella sociale, si manifesta in maniera evidente e prepotente con la dominazione romana. Cristo è il Messia che va a completare la missione religiosa ebraica, così che il popolo eletto possa trovare la forza per creare un mondo proprio, svincolato da qualsivoglia condizionamento esterno.

La romanità del tempo è una creazione civilmente in fasce. Ha sullo sfondo una visione ugualitaria maturata circa un secolo e mezzo prima nel Circolo degli Scipioni, ma di fatto è un'oligarchia chiamata a spremere le province il più possibile. La figura dell'imperatore, poi, con tanto di relativa divinizzazione obbligata, mette seriamente a rischio la tenuta storica degli Ebrei: perdendo il riferimento religioso proprio, essi non avrebbero più senso come popolo. E' nota l'autoconvinzione di superiorità morale e spirituale di Gerusalemme. Secondo gli Ebrei potrebbe essere una salvezza per l'intera umanità.

E' una teoria che il mondo romano non prende neppure in considerazione e che alla fin fine gli stessi Ebrei trascurano, preferendo una gestione privata della fortunata posizione religiosa. E' per questo che Cristo viene condannato. Gli Ebrei non riconoscono l'abbraccio cristiano, temendo una crisi del proprio mondo. Preferiscono scendere a patti con i Romani, concedendo loro ogni cosa, purché rimangano salvaguardate le proprie prerogative di base. L'invasione romana della Palestina è vista come una delle tante. Alla fin fine la terra rimarrà ebraica.

Questa volta, con i Romani, non sarà così. Più ricevono più pretendono, questioni morali e religiose comprese.

La resistenza ebraica, una settant'anni dopo la nascita di Cristo, è terribile e determinata. I Romani ne avranno ragione a fatica e ordineranno subito dopo la diaspora, ovvero l'allontanamento dei suoi abitanti dalla Palestina.

La diaspora ebraica è una fortuna per l'intero Occidente. Con gli Ebrei ortodossi partono infatti anche i Cristiani, che al momento sono degli Ebrei inascoltati. Il loro linguaggio religioso, di matrice ebraica, ottiene attenzione per superiorità rispetto ad altri linguaggi mistici. I Cristiani, che faticano a sentirsi diversi dagli Ebrei, possono contare su un impegno dogmatico di grande spessore. L'impegno profuso nel definire una catechesi dignitosa – avendo come contraltare la lezione ebraica classica – fa del Cristianesimo una novità confessionale assoluta.

Questa novità verrà apprezzata nel corso del tempo, in concomitanza con la caduta dell'impero romano.

Quando cade l'impero romano, la sola forza che riesce a tenere insieme in qualche modo l'Europa è la Chiesa cristiana. Nel vuoto creato dalla crisi di Roma, il Cristianesimo ha modo di dispiegare tutta la sua potenzialità intellettuale e spirituale. La pietas dei Vangeli – che è una pietas orizzontale e non verticale come era la pietas presso le civiltà precedenti, specialmente in quella romana – viene apprezzata interamente. Le vicende descritte in modo allegorico nei Vangeli trapassano da una necessità di accoglimento presso la religione ebraica – vista come madre di tutte le religioni - ad una sorta di commento edificante delle virtù divine dirette più che mai alla tutela della personalità umana. La spiritualità dei Vangeli tocca vette mai raggiunte anche per la decisione – storicamente interessata per ragioni particolari  - di inventare la figura di Cristo dio e uomo allo stesso tempo. Nell'immaginario umano, ciò che accade a Cristo viene vissuto in modo particolare in quanto, psicologicamente, sopravviene un coinvolgimento diretto determinato dall'umanità di una presenza divina. I primi Cristiani sostengono questa umanità per costringere gli uomini a considerare con maggiore attenzione la pochezza dei loro atti rispetto a ciò che potrebbero fare in quanto esseri, in fin dei conti, superiori all'istinto.

La passione e la morte di Cristo sono sottolineature per portare alla commozione estrema – e quindi per indurre ad una reazione qualificata – gli spettatori (spettatori che, sempre per la doppia veste cristiana, sono anche attori).

Ma la storia di Cristo non finisce con una sconfitta: Cristo risorge e questa resurrezione sprona l'uomo ad avere fiducia in se stesso e dunque ad agire impegnandosi più di quanto abbia fatto sinora. Naturalmente i primi Cristiani non volevano arrivare a tanto, volevano limitarsi a glorificare la grandezza divina.

Ma le loro escogitazioni si prestarono, poi, a suggestioni di varia natura, provocando un'evoluzione umana, collettiva ma con componenti individualistiche, assolutamente straordinaria. Una vera e propria rivoluzione.

L'autorità costituita, quella romana, secolare, era andata perduta. Con il Cristianesimo, si proponeva l'autorità ecclesiastica. La Chiesa, quella primitiva, era legata all'insegnamento evangelico e riteneva possibile la creazione di una Gerusalemme terrestre: pensava all'avvento di un impero spirituale. La realtà pragmatica impose, o tentò di imporre, una cosa diversa: la restaurazione dell'impero romano. I Barbari ambivano a diventare successori degli imperatori romani. Nacque il Sacro Romano Impero (poi Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca). La Chiesa divenne un ordinamento sociale importante, emarginando di fatto il Vangelo e assumendo l'autorità del Vecchio Testamento: un Dio punitivo funzionava meglio di un Dio misericordioso a quei tempi. Va detto, per inciso, che il Vangelo non si sofferma troppo sulla figura divina, se misericordiosa o punitrice, preferendo insistere sulla personalità di Cristo. Veramente orizzontale sarebbero stati i rapporti fra Chiesa e devoti se si fosse adottato in pieno il Vangelo. Ma nel Sacro Romano Impero c'erano due forze contrapposte, che si sopportavano per i vantaggi che l'una dava all'altra, direttamente e indirettamente. L'impero cristiano rimase dunque un sogno e la Chiesa si trasformò in un potere temporale come altri, alla fine in simbiosi con il potere maggiore di turno.

Ma la figura di Cristo fu determinante per altri versi. Le si deve la questione dell'individualità. Vale a dire che grazie a Cristo (e grazie alla caduta dell'impero romano che affondò il concetto di collettività) l'individuo fu portato a responsabilizzarsi.

Non poteva più aspettare la manna dal cielo, ma doveva darsi da fare. Il risvolto della figura cristiana andò ad incidere psicologicamente, nelle menti più pronte, nel senso che queste menti acquisirono, più o meno alla perfezione, il valore dell'equazione Cristo=dio uomo, trasformandola in Cristo=uomo dio.

La trasformazione avvenne per forza e a  molti livelli, dati i tempi di incertezza (e di carestie varie), ma nel giro di poco tempo (relativamente parlando) l'uomo si affermò intellettualmente creando il fenomeno dell'Umanesimo, dove ancora la questione religiosa (ma a questo punto vista filosoficamente, con le sole proprie forze speculative) era al centro dell'interesse.

La Chiesa non volle interferenze di sorta. L'Umanesimo cercò una propria strada: creò la Scienza moderna.

Gli effetti di Cristo e della Chiesa nei suoi momenti di purezza, sono visibili nell'ordinamento costituzionale e legale dei Paesi.

L'intero mondo, attraverso anche esperienze dirette come la Rivoluzione Francese, quella Russa, quella Cinese, ha sempre più acquisito il concetto di uguaglianza fra gli uomini. Nel 1948 l'umanità ha redatto una Dichiarazione dei diritti umani che in pochi articoli ha riassunto alla perfezione l'utopia umana, sbaragliando, formalmente, la solita utopia che non vuole progressi sociali e civili significativi. Nessuno scritto come il Vangelo è stato influente nella formazione della coscienza umana moderna. Cristo ha indicato il modo di superare l'ostacolo antropologico più convenzionale, quello che recita concorrenza spietata fra gli individui. Questo superamento è un'esaltazione della vita, dell'esistenza, nelle sue varie proposizioni.

La concorrenza deve avvenire intellettualmente e moralmente. La spiritualità è un incitamento a godere delle innumerevoli possibilità della vita, dell'esistere. Cristo docet con un solo sguardo, con una sola parola.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Nuovo Testamento
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