STORIA MODERNA
Dall'Umanesimo alla fine dell'Ottocento


L'ITALIA DALLE SIGNORIE AI PRINCIPATI

Premessa

La borghesia italiana, nella prima metà del millennio scorso, fu la dimostrazione più lampante di quali effetti deleteri può procurare la ricerca di benefici economici di tipo capitalistico su una ristretta base territoriale. Comuni, Signorie e Principati si odiavano così tanto che non si riuscì a:

  1. realizzare l'unificazione nazionale, né in senso centralistico, né in senso federalistico, almeno sino al 1861;
  2. impedire che tutto il Mezzogiorno vivesse un'esperienza feudale sotto gli Angioini e poi, dal 1442, sotto gli Aragonesi, e poi, agli inizi del '500, sotto gli spagnoli;
  3. impedire che quasi tutta la penisola venisse conquistata dalla Spagna, dopo una guerra durissima contro la Francia, conclusasi nel 1559 (rimasero indipendenti solo lo Stato della chiesa, il Ducato di Savoia e la Repubblica di Venezia);
  4. eliminare lo Stato della chiesa (cosa che avverrà, non integralmente, nel 1870);
  5. favorire il primato delle istanze conciliari su quelle monarchiche del papato, che trionfarono al Concilio di Ferrara-Firenze (1438-39);
  6. impedire il crollo di Bisanzio nel 1453;
  7. impedire che, dopo il crollo economico, politico e militare della Spagna (i Borbone francesi divennero sovrani di Spagna), buona parte dell'Italia settentrionale finisse nelle mani dell'Austria (Pace di Utrecht 1713 e Trattato di Rastadt 1714);
  8. partecipare alla conquista coloniale del "Nuovo Mondo" insieme agli altri paesi europei.

Considerando che con l'arrivo di Napoleone in Italia anche la Repubblica Veneta finì sotto gli austriaci (Trattato di Campoformio 1797), praticamente l'unico Principato italiano che riuscì a fortificarsi progressivamente fu la Contea di Savoia (poi, dal 1416, Ducato di Savoia), che per lo più era francese, avendo solo pochi territori in Piemonte e Val d'Aosta. Questo Ducato avrà dall'Inghilterra la Sicilia nel 1713, tolta alla Spagna durante la guerra di successione spagnola (in cui vinse la Francia dei Borbone), e che dovrà poi lasciare all'Austria nel 1720, in cambio della Sardegna, con cui formò il Regno di Sardegna, che nel 1861 sarebbe diventato Regno d'Italia.

P.S.

I membri della Casa d'Asburgo sono stati reggenti in Austria come duchi (1282-1453), arciduchi (1453-1804) e imperatori (1804-1918); re di Spagna (1516-1700); re del Portogallo (1580-1640); e per molti secoli imperatori del Sacro Romano Impero (dal 1273 al 1291 e dal 1298 al 1308 e infine, quasi ininterrottamente, dal 1438 fino al 1806).

Transizioni politiche dai Comuni alle Signorie ai Principati

Il passaggio dai Comuni alle Signorie avviene quando si pensa che le contraddizioni della borghesia comunale (non solo economiche, tra magnati e proletari, ma anche politiche, tra guelfi e ghibellini), possano essere risolte solo da un “podestà” esterno (XIII sec.), con un incarico a tempo determinato ma dotato di ampi poteri. Quando questo podestà pretende, con l'appoggio di alcuni ceti urbani locali, d'imporsi con la forza militare e ottiene un riconoscimento ufficiale da parte del papato o dell'imperatore, in modo tale che la sua carica diventi ereditaria, si realizza il passaggio dalla Signoria al Principato: cosa che avviene dopo la crisi del '300.

Tra le famiglie da ricordare: Visconti e Sforza a Milano, Scaligeri a Verona, Medici a Firenze, Gonzaga a Mantova, i Dogi a Venezia, Doria a Genova, Estensi a Ferrara (in Romagna: Da Polenta a Ravenna, Malatesta a Rimini e Cesena, entrambi guelfi, e Ordelaffi a Forlì, ghibellini). La più antica Signoria d'Italia è quella di Ezzelino III da Romano, ghibellino, di Verona, contro cui il papa bandì una crociata, eliminandolo (1259).

SIGNORIE E PRINCIPATI MAGGIORI

Milano

Milano, una delle più grandi città d’Italia e d’Europa (oltre 100.000 abitanti), diventò nel 1277 la capitale del più potente ducato feudale, superando le istituzioni comunali e abolendo le libertà cittadine. Protagonisti i Visconti (nobili ghibellini guidati dal vescovo Ottone) che sconfissero i guelfi Della Torre, andati al potere nel 1241 col titolo di Capitani del popolo.

I Visconti (1277-1447) ottengono il titolo di “vicario imperiale” nel 1311, dall’imperatore Enrico VII di Lussemburgo. Il Principato vero e proprio nasce con Gian Galeazzo Visconti (1385-1402) che ottiene il titolo di “duca” dall’imperatore Venceslao di Boemia, in cambio di un cospicuo compenso. Gli imperatori concedevano questi titoli anche perché sapevano di non poter controllare personalmente l'Italia settentrionale.

Nel 1447, quando Filippo Maria Visconti, morendo, si trovò privo di eredi maschi, si ebbe un tentativo di restaurazione dei poteri comunali (Repubblica Ambrosiana), che però viene soffocato da Francesco Sforza (comandante di una compagnia di mercenari al servizio dei Visconti), avvalendosi del fatto che Filippo Maria gli aveva dato in sposa la propria figlia. Del nuovo casato degli Sforza l’esponente più significativo sarà Ludovico il Moro (1480-99).

Francesco Sforza stava per essere vinto da una Lega composta da Venezia, Aragonesi e Imperiali, quando nel 1453 cadde Bisanzio, compromettendo i possessi veneziani nell'Egeo. Si aveva anche il timore che i turchi potessero dilagare in Europa occidentale. Sicché si concluse subito la Pace di Lodi (1454), con cui si riconosceva lo Sforza signore di Milano, il dominio di Venezia fino all'Adda e l'Aragona padrona di tutto il Mezzogiorno (fu stipulata anche una Lega anti-turca). Questo equilibrio politico durerà sino alla discesa del re francese Carlo VIII (1494), che rivendicava il Mezzogiorno perché appartenuto come feudo agli Angioini.

Il ducato praticava una politica bellicosa: s'impossessò di gran parte della Lombardia e mirò a espandersi verso est (ai danni di Venezia), senza successo, e verso sud (ai danni di Genova, Piacenza, Parma, Bologna, Pisa, Siena, Perugia, Lucca). Fu l’alleanza militare di Firenze e Venezia a ridimensionare le pretese dei Visconti e degli Sforza, ma soprattutto furono gli spagnoli.

Nella prima metà del Cinquecento si sviluppa la lotta per il predominio su Milano tra Francia da un lato e Asburgo d'Austria e Spagna dall'altro. La Francia pretendeva il ducato perché non riconosceva il colpo di stato degli Sforza e rivendicava un legame dinastico coi Visconti. Ma siccome rivendicava anche il Meridione, lo scontro con gli spagnoli fu inevitabile.

Prevale alla fine l'imperatore austro-spagnolo Carlo V, che inaugura il dominio spagnolo sul ducato milanese (1535). Dopo il periodo spagnolo (1535-1706) vi sarà la dominazione austriaca (1706-1797) fino all'arrivo di Napoleone. Ma dopo la fine di Napoleone il Ducato verrà abolito al Congresso di Vienna (1815) ed entrerà a far parte del Regno Lombardo-Veneto, parte costituente dell'Impero austriaco, avente l'imperatore quale suo re. Ci vorranno poi le guerre d'indipendenza nazionale e la I guerra mondiale per liberarsi definitivamente degli austriaci.

Firenze

Sui 90.000 abitanti di Firenze nel sec. XIV, circa 6 mila persone godevano dei diritti politici. Essi eleggevano il governo della repubblica (il “priorato” o “signoria”), formato da sette uomini capeggiati da un “gonfaloniere” di giustizia. Il governo fiorentino, servito dalle truppe mercenarie (angioine) comandate da vari condottieri, svolgeva una politica di conquista in Toscana.

Poiché i vari Signori a capo della città erano sempre molto venali e violenti, venivano spesso costretti all'esilio, al punto che negli anni 1343-82 Firenze conobbe una fase democratica, contrassegnata anche dal governo dei Ciompi, operai del tessile (1378-82). Fu proprio durante la repressione di questo tumulto che venne instaurata la dittatura delle famiglie più ricche: Albizzi, Uzzano e Strozzi, le quali cercarono di risolvere i problemi interni dichiarando guerra a Pisa (1362-64), con esito positivo, e allo Stato pontificio (1375-78), con esito negativo.

Dopo il governo oligarchico (1382-1434), s'imposero i Medici, i più importanti banchieri d’Italia, filo-pontifici e filo-angioini. Sfruttando gli insuccessi degli Albizzi nella guerra contro Lucca, Cosimo de’ Medici ottenne che fossero cacciati dalla città e diventò di fatto il padrone dello Stato, che resse per 30 anni (1434-64).

I Medici imposero la loro dittatura con molta intelligenza, misero un’imposta sul reddito e favorirono la cultura e l'arte. Praticamente conquistarono quasi tutta la Toscana. Principale rappresentante dei Medici fu Lorenzo il Magnifico (1469-92). Dai Medici provengono tre papi (Leone X, Clemente VII, Leone XI) e due regine di Francia (Caterina e Maria de' Medici).

Quando dall'Italia venne cacciato il re francese Carlo VIII, anche i Medici furono espulsi da Firenze, e il ripristino del governo democratico-repubblicano fu opera del frate domenicano Girolamo Savonarola (1494-98), che predicava contro la corruzione dei fiorentini e del papato. Dopo essere stato scomunicato e condannato a morte, rientrarono i Medici (1512), che però, dopo il 1559, cominciarono a essere tenuti sotto controllo dagli spagnoli, seppure formalmente restavano indipendenti. La dinastia medicea si estinse nel 1737: le potenze europee imposero quella degli Asburgo-Lorena, che durò sino al 1859, facendo diventare il Granducato di Toscana uno degli Stati più moderni d'Europa.

Venezia

Il potere a Venezia era esercitato dal patriziato cittadino, composto dai proprietari di terre, di cantieri, saline, tessiture, vetrerie, banche. Alla testa della repubblica era il doge, che esercitava il potere esecutivo e comandava le forze armate. Il suo potere era limitato dal Gran Consiglio e dal Piccolo Consiglio, cioè dai vari esponenti del patriziato. L’arte della diplomazia veneziana era considerata la migliore in Europa.

Il principale avversario di Venezia fu Genova, per il controllo dei traffici nel Mediterraneo orientale e la spartizione dell’Impero bizantino, che si stava sfaldando sotto la pressione turca. Le ostilità iniziarono con la guerra del 1350-55, vinta dai genovesi, e poi di nuovo con la guerra del 1378-81, che si risolse con la sconfitta definitiva dei genovesi, costretti a trasformarsi da mercanti a banchieri.

Verso la fine del '300 Venezia, guidata da una ristretta casta di militari e mercanti, riuscì a espandersi sulla terraferma, unificando tutto il Veneto, dal Trentino all'Adriatico, dal Polesine all'Isonzo, fino a occupare nel '400 buona parte della Lombardia (ponendo il confine sull'Adda e il Lago di Garda). Quando pretese di controllare Ravenna si scontrò inevitabilmente col papato.

Le compagnie di mercenari furono guidate da famosi capitani di ventura come p.es. il Carmagnola (Francesco da Bussone), il quale, pur avendo vinto i Visconti nella battaglia di Maclodio (1427), fu successivamente condannato a morte perché sospettato di tramare col nemico. A questo conte il Manzoni dedicherà la sua prima tragedia.

Dal 1433 al 1454 i Visconti di Milano furono costretti a riconoscere a Venezia sia Brescia che Bergamo. Poi con la Pace di Lodi (1454) Francesco Sforza riconobbe il confine veneziano sull'Adda a ridosso di Milano, dove rimase pressoché invariato per secoli.

All'apice della sua potenza, Venezia controllava gran parte delle coste dell'Adriatico (qui dovette eliminare i pirati Uscocchi, profughi fuggiti dall'invasione turca), molte delle isole dell'Egeo, inclusa Creta (1204-1669), e varie rotte commerciali nel Vicino oriente, sempre in guerra contro l'impero ottomano.

All'inizio del XVI secolo la Repubblica veneta era una delle principali potenze europee e la ricchezza dei traffici, l'abilità di diplomatici e comandanti militari e una buona amministrazione la ponevano ad un livello superiore a quello di altri Stati del tempo. Resterà a questi livelli almeno sino all'arrivo delle truppe napoleoniche, che nel 1797 (Trattato di Campoformio) le faranno perdere l'indipendenza consegnandola all'Austria in cambio del possesso della Lombardia.

L'allargamento territoriale di Venezia entrò in contrasto con l'idea espansionistica del pontefice Giulio II, che convinse i francesi del re Luigi XII, e l’imperatore Massimiliano d'Austria a formare un’alleanza nel 1504 diretta contro la Serenissima, un’alleanza che divenne poi la Lega di Cambrai, comprendente anche il re Ferdinando II d'Aragona, l’Inghilterra, la Savoia, Mantova e Ferrara, mentre Firenze rimaneva neutrale perché impegnata a piegare la resistenza di Pisa.

Venezia fu inevitabilmente battuta dai nemici stranieri e italiani. Tuttavia, siccome Giulio II non voleva la presenza francese in Italia, fece la pace coi veneziani e nel 1511 Venezia entrò, con Inghilterra, Spagna e Impero nella Lega Santa promossa dal pontefice contro la Francia. La Lega costrinse alla ritirata l'esercito francese, ma i Veneziani, visto che Massimiliano reclamava il possesso dell'intero Veneto se la Repubblica non avesse pagato un forte tributo annuo, si orientarono verso la Francia per cacciare gli imperiali da Verona e da altri territori ancora sotto il dominio imperiale.

Alla fine delle guerre d'Italia tra francesi e spagnoli (1559), Venezia aveva consolidato il suo dominio territoriale, ma si trovava circondata da potenze continentali (la Spagna nel Ducato di Milano, l'Impero degli Asburgo a nord, l'Impero ottomano ad oriente), che le precluderanno ogni ulteriore espansione. La Repubblica Veneta fu la più lunga repubblica della storia italiana (circa 1100 anni) e una delle maggiori potenze europee.

Genova

Genova era governata dal patriziato cittadino insieme con l’aristocrazia feudale, anch’essa interessata al commercio marittimo. Era costantemente in lotta con Savona e periodicamente con Venezia (quest’ultima per il controllo dei traffici mediterranei orientali), e spesso combatteva contro la Catalogna, per il controllo della Sardegna, della Corsica e dei traffici mediterranei occidentali.

Il momento di maggior splendore di Genova fu quando, nella battaglia della Meloria (1284), sconfisse la flotta pisana, dando inizio al declino economico e politico di Pisa (le tolse anche la Sardegna). Ma la guerra contro Venezia (1378-81), per il controllo dei traffici in oriente, fu disastrosa.

Nel 1318 il governo della città dichiarò la propria “dedizione” a Roberto d’Angiò, re di Napoli e a papa Giovanni XXII.

Il passaggio dal Comune popolare al Dogato perpetuo avviene nel 1339. Ma già nel 1353 iniziano, a fasi alterne, dominazioni di potenze straniere sulla città: Visconti, Francesi, Sforza, sino al 1488.

Genova non ha mai avuto una famiglia davvero potente: le più note furono Doria, Fregoso, Fieschi e Adorno, perennemente in lotta tra loro. Il suo declino fu irreversibile dopo la caduta di Costantinopoli, anche se notevole fu la sua trasformazione da potenza marittima commerciale a potenza finanziaria. Il suo Banco di San Giorgio, fondato nel 1408, fu uno degli istituti di credito più forti d'Europa fino a tutto il '500.

Quando nel 1494 il re francese Carlo VIII scende in Italia, i genovesi vengono sconfitti dai francesi, che nel 1499 inaugurano la seconda dominazione sulla città. Nel 1528, dopo che gli spagnoli avevano preso il sopravvento sui francesi per il controllo della penisola italica, il doge Andrea Doria preferisce allearsi con Carlo V, ch’era Re di Spagna e Imperatore del Sacro Romano Impero.

Tuttavia il declino della Spagna, connesso alle sue catastrofiche bancarotte prima della guerra dei Trent'anni (1618-48), sarà fatale per le sorti di Genova, i cui banchieri avevano prestato enormi somme alla corona.

Regno di Napoli

Il regno di Napoli era governato dalla dinastia angioina, che nel 1442 venne soppiantata da un’altra dinastia straniera: la casa d’Aragona, che approfittò, per imporsi, di una crisi dinastica, trovando un appoggio da parte del duca di Milano Filippo Maria Visconti.

Tratti tipici del napoletano erano l’arretratezza dell’agricoltura e il predominio della servitù della gleba. Una grande quantità di mezzi veniva dissipata per mantenere il lusso sfarzoso della corte, oppure veniva inghiottita dalle incessanti guerre, sia esterne che interne, contro i baroni meridionali in lotta per l’indipendenza.

Gli Aragonesi si trovarono in conflitto col re francese Luigi XII, sceso in Italia per rivendicare il Mezzogiorno, dopo il fallito tentativo di Carlo VIII. Dopo essere scesi a patti coi francesi per spartirsi equamente il Sud, senza dover fare alcuna guerra, gli Aragonesi si trovarono però di fronte alla volontà della Spagna di non cedere assolutamente nulla alla Francia. E infatti con la Pace di Blois (1504) i francesi sono costretti a riconoscere agli spagnoli il dominio sul Meridione, mentre gli spagnoli riconoscono ai francesi il dominio sul Ducato di Milano (cosa, quest'ultima, che durerà molto poco, in quanto gli austro-spagnoli di Carlo V pretenderanno anche Milano).

Per tutto il Seicento vi sono varie sommosse nel Mezzogiorno contro gli spagnoli: la più importante fu quella di Masaniello a Napoli nel 1647-49, ma senza successo.

Poi nel Mezzogiorno arrivò la dinastia dei Borbone (1734-1861), di origine francese (ereditò il trono di Francia nel 1589), ma con un ramo insediatosi in Spagna nel 1700.

La dinastia dei Borbone di Napoli, detta anche di Sicilia, quindi delle Due Sicilie, fu eliminata dai garibaldini, cui si unirono i siciliani.

Stato della Chiesa

Lo Stato della Chiesa si presentava come un tipico Stato feudale capeggiato dal papa, che alla fine del XIV secolo era ritornato in Italia dopo la temporanea residenza ad Avignone (1309-77). Prima di questo ritorno vi fu il tentativo di Cola di Rienzo (1347) di realizzare una repubblica democratica, ma i nobili della città lo fecero fuori.

Il ritorno del papato fu caratterizzato da una serie di rivolte antipapali in molte città italiane e dalla nascita del grande scisma d'Occidente in cui i fautori del primato del concilio combatterono contro i fautori del primato pontificio (1378-1417). Il momento di trionfo che conosce il papato col Concilio di Ferrara-Firenze (1438-39), in cui gli ortodossi di Bisanzio si sottomettono, permette al papato di far valere le ragioni della propria monarchia assoluta su quelle conciliari.

Nello Stato pontificio dominava banditismo e pauperismo, essendo molto povero e feudale. Con l'aiuto degli spagnoli, il papato occupa Ferrara (1598), ove si era estinta la dinastia estense, e il Ducato di Urbino (1631), ove s'era estinta la dinastia dei Della Rovere.

Nel 1542 a Roma si istituisce l'Inquisizione in funzione anti-protestante (solo a Venezia essa non aveva giurisdizione, ma quando la città dava ospitalità agli eretici, veniva facilmente scomunicata). La Controriforma viene gestita dai gesuiti. Nel 1559 viene pubblicato l'Indice dei libri proibiti. Nel 1600 viene condannato a morte Giordano Bruno. Perseguitato anche Galilei.

Papa Alessandro VI Borgia aveva permesso al figlio Cesare di costruirsi in Romagna e Marche un proprio ducato eliminando tutti i signorotti locali, ma quando morì il papa, il successore Giulio II, pretese la restituzione di tutti i territori. Cesare Borgia fu costretto a espatriare: morì in Spagna nel 1507 durante un'operazione militare. Machiavelli vide in lui l'ideale del “Principe”.

Dopo la Cattività avignonese e il ritorno a Roma e la vittoria sulle idee conciliariste, tutti i papi furono molto corrotti (nepotismo) e guerrafondai. Favorirono l'Umanesimo e il Rinascimento fino allo scoppio della Riforma luterana (1517), dopodiché col Concilio di Trento (1545-63) la situazione peggiorò drasticamente e non solo nello Stato della chiesa.

Il papato impedì a Venezia di occupare Ravenna e anzi le fece perdere tutti i territori in Lombardia, ma poi, quando vide che ne traevano vantaggio i francesi (in Lombardia) e gli austriaci (nel Friuli), si riappacificò, promuovendo con Venezia una Lega santa con cui si cacciarono i francesi (1511). Il papato tuttavia pretese buona parte dell'Emilia e la presenza medicea a Firenze. Venezia si dovette accontentare del Veneto.

Savoia

Il Ducato di Savoia risale all'XI sec., quando l'imperatore Corrado II il Salico lo assegnò in feudo al conte Umberto Biancamano. Ma l'assegnazione del titolo di duca venne fatta solo nel 1416 da parte dell'imperatore Sigismondo di Lussemburgo al conte Amedeo VIII di Savoia. Il territorio del Ducato si estendeva a varie aree poste ai confini delle Alpi: Savoia, Valle d'Aosta, Piemonte, ecc. Lo sbocco sul mare, conquistato dal 1388 consiste in pochi chilometri di costa intorno a Nizza.

La pressione della Francia impedirà un significativo sviluppo del Ducato (trasformato in Principato nel 1424) almeno sino al 1559, quando perderà la guerra contro la Spagna (famosa la battaglia di San Quintino, in Piccardia, del 1557, in cui Emanuele Filiberto, che comandava le truppe spagnole, sconfisse quelle francesi). Dopo la pace di Cateau-Cambresis i Savoia spostano il baricentro politico-militare in Piemonte, facendo di Torino, che diventò molto fortificata, la loro capitale (prima era Chambery). Crearono anche un apparato militare stabile formato non da mercenari, ma da soldati piemontesi addestrati appositamente.

Furono continuamente in guerra coi marchesati di Monferrato e di Saluzzo per conquistarli: nel 1601 (Trattato di Lione) ottennero Saluzzo, ma dovettero cedere alla Francia non pochi territori oltre le Alpi; per il Monferrato ci volle il Trattato di Utrecht del 1710.

Poi per non restare schiacciati tra Spagna e Francia, iniziarono una serie di alleanze attraverso vari matrimoni: con gli Estensi del ducato di Modena e Reggio, e coi Gonzaga di Mantova.

Nel corso del Seicento tornò però a farsi sentire l'influenza della Francia, al punto che Vittorio Amedeo I sposò Maria Cristina di Borbone, che gestì per un certo tempo il potere in Savoia.

Tragica fu la peste in Piemonte nel 1630 (raccontata nei Promessi Sposi).

Nel 1655 le truppe del Ducato assalirono la popolazione protestante delle valli Valdesi: furono fermate solo dalle pressioni internazionali. Un accordo definitivo con i Valdesi fu portato a termine nel 1664.

Nel 1661 si formò in Piemonte il primo sistema di scuola pubblica. Venne istituita anche l'Università di Torino.

Il Duca di Savoia aveva nelle sue mani tutto il potere dello Stato: già con Emanuele Filiberto gli Stati Generali erano stati privati di ogni funzione amministrativa.

Economicamente il Ducato era molto militarizzato e feudale. Tuttavia Emanuele Filiberto abolì la servitù della gleba.

Principali famiglie ducali sovrane italiane

Borgia, duchi di Romagna, Urbino, ecc. dal 1501; Este, duchi di Modena, Reggio e Ferrara dal 1452; Farnese, duchi di Parma e Piacenza dal 1545; Gonzaga, duchi di Mantova e Guastalla dal 1530; Medici, duchi, poi granduchi di Toscana dal 1532; Montefeltro, duchi di Urbino dal 1443.

Savoia, duchi di Savoia dal 1416; Visconti, duchi di Milano dal 1395.

Altri testi


Web Homolaicus

Foto di Paolo Mulazzani


Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia Moderna
 - Stampa pagina
Aggiornamento: 06/01/2016