La Ciociara


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La Ciociara - Dato e processo: genesi del romanzo

1. L'avantesto - 2. Genesi del romanzo - 3. Tesi della letteratura critica - 4. La realtà, la memoria, i simboli: complessità della fase avantestuale de La ciociara - 5. Parafrasi riassuntiva dei capitoli - 6. Aspetti della struttura del romanzo: il "parallelismo antitetico" - 7. La categoria dell'autore implicito

(Citerò, limitandomi ad indicare la pagina, dalla seguente edizione: A. Moravia, Opere complete, vol. 7. La ciociara, Bompiani, Milano 1974.)

  • Capitolo I

Cesira, nata in Ciociaria, si è stabilita a Roma all'età di sedici anni in seguito al matrimonio con il proprietario di un negozio di alimentari. Il matrimonio si è rivelato infelice, e solo dopo la morte del marito Cesira ha trovato la sua pace con la figlia Rosetta. Gli anni 1940-'42 e parte del '43 sono per Cesira anni felici, nonostante la guerra. Anzi, grazie alla guerra la donna riesce a fare buoni affari, vendendo in borsa nera. Cesira mostra un totale disinteresse nei confronti degli uomini. Disinteresse ed ignoranza sono totali anche per quanto riguarda la guerra: Mussolini o Badoglio, gli inglesi o i tedeschi, per Cesira è lo stesso, purché vada avanti il negozio, purché alla figlia diciottenne - che ama teneramente e per la quale si sacrifica - non manchi nulla. Dice a Rosetta: "Prega Iddio che la guerra duri ancora un par d'anni... tu allora non soltanto ti fai la dote e il corredo, ma diventi anche ricca." (p. 12) Ma nel settembre del '43, costretta dalla carestia e dai bombardamenti, Cesira decide di lasciare Roma per rifugiarsi a Vallecorsa, suo paese natale in Ciociaria, dove ancora vivono i genitori. Dopo aver affidato - non senza un accurato inventario - la casa ad un amico del marito, Giovanni (con il quale ha un rapporto erotico, di cui peraltro subito si pente), Cesira parte con Rosetta.

  • Capitolo II

Il viaggio si interrompe nei pressi di Fondi: il treno non può proseguire perché le rotaie sono state bombardate. Cesira e Rosetta raggiungono Fondi a piedi, ma la cittadina è abbandonata. Le due donne lasciano Fondi e trovano ospitalità presso una famiglia di contadini (Concetta, il marito Vincenzo, i due figli Rosario e Giuseppe). Cesira non tarda a scoprire che si tratta di "una famiglia di delinquenti", ladri e borsaneristi. I due giovani spaventano in modo particolare Cesira e la figlia: un giorno raccontano di aver violentato, per rappresaglia (al tempo della guerra del '35), tutte le donne piacenti di un villaggio in Albania. Inoltre, un paio di giorni dopo l'arrivo di Cesira e Rosetta, giungono due fascisti 'repubblichini', che cercano i figli di Concetta, imboscatisi dopo l'8 settembre. I due fascisti mostrano un particolare interesse per Rosetta, vogliono che la ragazza lavori nella loro caserma, fanno un patto con Concetta: smetteranno di cercare i figli, se Concetta convince Cesira a mandare Rosetta da loro. Concetta è immediatamente d'accordo. Cesira finge di volerci pensare su, in realtà decide di fuggire e di chiedere aiuto ad un suo conoscente, Tommasino, anch'egli negoziante. All'alba del giorno seguente madre e figlia fuggono.

  • Capitolo III

Cesira si rivolge a Tommasino. Questi, quando lei gli dice di avere soldi e dunque di potersi permettere di pagare in contanti, si decide ad aiutarla. Conduce le due donne in un villaggio, Sant'Eufemia, dove oltre ai contadini vivono alcune famiglie di sfollati. Tra gli sfollati vi è anche il fratello di Tommasino, Filippo Festa, negoziante, proprietario di un emporio. Al loro arrivo madre e figlia vengono invitate a pranzo appunto da Filippo, che festeggia l'anniversario delle sue nozze. Conoscono, fra gli altri, Michele, il figlio di Filippo. A tavola si mangia molto, regna l'allegria più completa, e in modo particolare Filippo mostra di credere fermamente che l'arrivo degli inglesi porterà l'abbondanza. Solo Michele non condivide l'euforia generale e si allontana. Cesira e Rosetta trovano ospitalità presso un contadino, Paride. Con lui e la sua famiglia madre e figlia trascorrono la serata del loro primo giorno a Sant'Eufemia. Verso la fine del capitolo, Cesira descrive per la prima volta compiutamente il carattere di Rosetta: una ragazza "buona, franca, sincera, disinteressata", senza difetti, capace di dire e di fare sempre "la cosa giusta" (p. 94).

  • Capitolo IV

Pochi giorni dopo Tommasino porta a Cesira le provviste da lei ordinate e più che mai necessarie, giacché gli inviti a pranzo da parte dei Festa si sono andati diradando sino a cessare del tutto. Si attende l'arrivo degli alleati, se ne parla di continuo, ma notizie sicure non se ne hanno. Cesira e Rosetta passano gran parte del tempo con Michele. Egli, un giovane di venticinque anni, laureato, è diverso dagli altri sfollati: non parla di denaro e di abbondanza, stigmatizza in modo spietato la mentalità gretta ed egoista del padre e degli altri sfollati, critica duramente il fascismo ed il nazismo, espone la sua fiducia nei contadini e negli operai per un riscatto dell'umanità. Sebbene non sempre lo capiscano, sebbene Rosetta sia irritata dalle critiche di Michele ai preti (Rosetta è religiosissima), tuttavia le due donne preferiscono la compagnia del giovane a quella degli altri. Tra gli sfollati vi è un sarto, Severino, il quale ha investito il suo denaro in una quantità di stoffe, accuratamente nascoste, e si propone, appena finita la guerra, con i prezzi saliti alle stelle, di rivenderle e di guadagnarci su. Ma un giorno un suo ex lavorante gli comunica che le stoffe sono state rubate. Severino indaga e scopre che sono stati alcuni fascisti, si rivolge allora ad un soldato tedesco, anche lui sarto. Il tedesco finge di aiutarlo, ma, una volta recuperate le stoffe, se ne impossessa e manda Severino a lavorare alle fortificazioni del fronte. Una sera Michele legge alla famiglia di Paride e a Cesira e Rosetta un passo del Vangelo: la resurrezione di Lazzaro. Rendendosi conto della noia e dell'indifferenza dei contadini, il giovane reagisce con durezza. Una mattina Michele entra improvvisamente nella camera di Cesira e Rosetta. Rosetta, che si è appena lavata, è completamente nuda; Michele non ne è per nulla turbato, non mostra il benché minimo interesse, e più tardi a Cesira, che si meraviglia della freddezza di lui di fronte ad una bella ragazza nuda, dice seccamente che queste cose per lui non esistono.

  • Capitolo V

Novembre '43: periodo delle piogge. L'avanzata degli alleati si blocca sul fiume Garigliano, il fronte si stabilizza un po' a sud di Sant'Eufemia; i tedeschi sono attendati nella pianura di Fondi. Un giorno un contadino porta un bando dei tedeschi in cui si intima lo sgombero di Sant'Eufemia. La disperazione degli sfollati e dei contadini è enorme; l'unico che non perde la calma è Michele, il quale convince tutti ad ignorare semplicemente gli ordini dei tedeschi. Un altro di quei giorni arriva Vincenzo, il marito di Concetta, il quale è parsenale di Filippo. Vincenzo racconta che fascisti e tedeschi hanno rubato tutta la roba che Filippo gli aveva affidato. In realtà, come Michele scopre facilmente, il ladro è lui. Verso la fine di dicembre, il tempo migliora. Si spera adesso in una rapida avanzata degli alleati. Cominciano invece i bombardamenti degli alleati su Fondi: gli sfollati passano dalla speranza alla disperazione. Un altro di quei giorni Cesira e Rosetta, accompagnate da Tommasino, stanno scendendo a valle, con l'intenzione di dare ai tedeschi lì accampati delle uova e avere in cambio del pane. I tre si trovano sotto un bombardamento. Tommasino, che fino ad ora ha rischiato la vita per il negozio, impazzisce di paura e il giorno seguente si rifugia con la famiglia in una grotta, dove pochi giorni dopo muore.

  • Capitolo VI

Si hanno notizie sempre più allarmanti circa i rastrellamenti dei tedeschi. I genitori convincono Michele a scappare all'alba in montagna e a ritornare la sera a Sant'Eufemia. Cesira e Rosetta vanno con lui. Tale vita dura un paio di settimane. Durante questo periodo si verificano alcuni incontri che la narratrice registra. Incontrano: due soldati russi fuggiti da un campo di concentramento tedesco; un operaio italiano scappato dai lavori alle fortificazioni; due militari italiani che cercano di tornare a casa, nell'Italia del sud; gli abitanti di un paese sulla linea del fronte, scappati da un campo di concentramento tedesco. Il giorno di Natale giungono a Sant'Eufemia due inglesi, un ufficiale di marina e un marinaio, che tentano di raggiungere il loro comando a Napoli. Gli sfollati rifiutano, per paura di rappresaglie tedesche, di dare ospitalità ai due inglesi. Anche Cesira ha paura, ma Rosetta la convince ad accoglierli. Michele pranza con loro. Il giorno seguente, dopo che i due inglesi sono andati via, compaiono due soldati tedeschi che perquisiscono le case di Cesira e degli altri sfollati. Gennaio 1944: Cesira e Rosetta, accompagnate da Michele, scendono a valle, nella speranza di ottenere un po' di farina in cambio di uova. Incontrano un soldato russo, traditore, sicuro della sconfitta dei tedeschi e rassegnato ad essere giustiziato dopo la fine della guerra, e una ragazza impazzita, convinta che le si voglia togliere il figlio perché non avrebbe il latte per nutrirlo. Michele propone di andare a trovare alcuni suoi conoscenti: si tratta di un avvocato che vive con la madre. L'avvocato li invita a pranzo, ma li avverte di aver invitato anche un tenente tedesco. Durante il pranzo il tedesco polemizza con l'avvocato sulle differenze di classe in Italia. Un bombardamento costringe il militare ad andar via e gli altri a rifugiarsi in un sotterraneo. Dopo il bombardamento, Cesira, che ha avuto la farina dalla madre dell'avvocato, torna con Rosetta e Michele a Sant'Eufemia.

  • Capitolo VII

Gennaio 1944: si ha notizia dello sbarco degli alleati ad Anzio, ma informazioni precise mancano. Non rimane che aspettare. Marzo: giunge a Sant'Eufemia un soldato tedesco, disarmato e senza cattive intenzioni. Suona la fisarmonica, accarezza i bambini, ha parole di incoraggiamento per tutti, poi se ne va. Ma poco dopo ritorna furtivamente per rubare la camicia che uno sfollato aveva steso ad asciugare. Il cibo scarseggia sempre di più; Cesira, Rosetta, Michele si recano in una località chiamata Sassonero. Qui incontrano un gruppo di sfollati - tra i quali un prete impazzito - che hanno trovato rifugio in una grotta. Gli sfollati non hanno cibo da vendere, consigliano di rivolgersi ad alcuni pastori di religione evangelista. A prezzo altissimo Cesira ottiene da un pastore qualcosa da mangiare. Maggio: si ha notizia che gli anglo-americani hanno sferrato l'offensiva e avanzano. La gioia degli sfollati è grandissima, ma, preannuncia Cesira, "Le difficoltà non facevano che cominciare" (p. 232).

  • Capitolo VIII

Gli alleati sfondano il fronte. Un gruppo di tedeschi fuggitivi giunge a Sant'Eufemia: dopo aver chiesto e ottenuto qualcosa da mangiare, costringono Michele ad accompagnarli verso nord, per indicare loro la strada. È soprattutto Rosetta (a parte naturalmente i familiari del giovane) che ne soffre e si preoccupa. Cesira è presa, come gli altri sfollati, dalla gioia per l'imminente ritorno a Roma e vuole illudersi che Michele riesca a salvarsi. Il giorno seguente madre e figlia lasciano Sant'Eufemia e raggiungono Fondi. Vi trovano una grande confusione: soldati americani, soldati inglesi, sfollati, contadini. Sono soprattutto gli americani a colpire Cesira: gentili, ma indifferenti. Ancora di più la colpiscono negativamente gli italoamericani, i più sgarbati. Cesira si rende conto che la situazione non è così rosea come gli sfollati se l'erano immaginata a Sant'Eufemia. Dopo qualche disavventura, Cesira viene a sapere che chi nel corso della guerra ha aiutato un soldato inglese, viene ora favorito in modo particolare. Rosetta ricorda alla madre l'episodio di Natale, così le due donne ottengono l'aiuto del Comando inglese: un maggiore promette di farle accompagnare il giorno dopo a Vallecorsa. Cesira pensa di avercela fatta: "[...] ero riuscita, attraverso questa tempesta della guerra, a portare in salvo me stessa e mia figlia." (p. 274)

  • Capitolo IX

Il giorno seguente un soldato inglese accompagna con la macchina le due donne al paese di Cesira. Cesira commette l'imprudenza di congedare il soldato prima di rendersi conto che il paese è deserto, e l'inglese d'altra parte non sembra preoccuparsi più di tanto dei pericoli cui possono andare incontro in quella situazione due donne sole. Dopo la partenza del soldato, mentre madre e figlia si apprestano ad entrare nel villaggio, passa una colonna di autocarri e macchine militari: sono alleati, francesi e marocchini. Cesira e Rosetta entrano nel villaggio, che trovano deserto, e decidono di riposarsi nella chiesa. Qui vengono sorprese da un gruppo di marocchini che violentano la ragazza, mentre la madre perde i sensi. Più tardi Cesira, rinvenuta, ha l'impressione che Rosetta sia morta. Avvicinatasi, si accorge che la ragazza è viva, l'aiuta a rialzarsi, l'accompagna fuori. Rosetta parla pochissimo. Le due donne si fermano in una capanna di pastori abbandonata. Qui Cesira si addormenta; al risveglio non trova più la figlia, teme e quasi si aspetta che si sia uccisa, scopre invece che è andata a lavarsi. Rosetta si mostra sempre più silenziosa, apatica e indifferente: in quei giorni, osserva la narratrice a posteriori, il carattere della figlia cambiò radicalmente.

  • Capitolo X

Le provviste di cibo, avute dagli inglesi, diminuiscono sempre di più, soprattutto per il notevole appetito di Rosetta. Cesira decide di lasciare il rifugio e di andare a Fondi. Le due donne ricevono un passaggio da un certo Clorindo che, alla guida di un camion, si reca appunto a Fondi. Durante il viaggio Cesira si accorge che Clorindo stringe la mano di Rosetta, senza che la ragazza reagisca. A Fondi c'è solo disperazione e miseria: gli alleati hanno proseguito il loro cammino e hanno lasciato le cose come erano prima del loro arrivo, anzi peggio, perché ora non si può più neanche sperare nell'arrivo degli inglesi. Clorindo accompagna Cesira e Rosetta da alcuni suoi conoscenti, un po' fuori Fondi. Si tratta della famiglia di Concetta, i cui figli sono soci in affari di Clorindo. Comincia così il secondo soggiorno in casa di Concetta. Da lei Cesira e Rosetta apprendono la morte di Michele: il giovane ha cercato di difendere alcuni contadini che i tedeschi stavano per uccidere ed è morto con loro. Questa notizia commuove Cesira, mentre Rosetta rimane fredda e indifferente. Sempre più spesso la ragazza accompagna Clorindo e rimane fuori tutta la notte; a nulla valgono le proteste, la rabbia, la disperazione di Cesira, la quale vede ormai annullata la propria autorità di madre. Cesira finisce con lo sperare che almeno Clorindo e Rosetta si sposino, ma la figlia le dice che Clorindo ha già moglie. Del resto, egli è tornato a Frosinone, suo paese; sarà uno dei figli di Concetta ad accompagnare le due donne a Roma. Una notte Cesira, in preda alla disperazione, sogna di stare per uccidersi e di essere fermata da Michele.

  • Capitolo XI

Viene il giorno del ritorno a Roma. Rosario, appunto uno dei figli di Concetta, guida il camion. Durante il viaggio Cesira chiede a Rosetta di cantare una canzone, ma la ragazza non ci riesce. Improvvisamente il camion viene bloccato da tre uomini. Rosario scende, ha un alterco con i tre e viene ucciso. L'arrivo di una macchina costringe i tre a fuggire: è una macchina con due ufficiali inglesi, che prosegue senza fermarsi. Poco dopo passa un camion guidato da un italiano, il quale dà un passaggio alle due donne. Ad un tratto, durante il viaggio, Rosetta comincia a cantare e a piangere: Cesira si convince che la figlia non è cambiata, che piange per Rosario "e poi per se stessa e per me e per tutti coloro che la guerra aveva colpito, massacrato e stravolto" (p. 335). Cesira, che poco prima aveva sottratto dei soldi dal cadavere di Rosario, decide di restituirli alla madre del giovane. Finalmente appaiono all'orizzonte i sobborghi di Roma e la cupola di San Pietro. Per Cesira quella cupola significa che lei può tornare con fiducia alla vita normale, ma significa anche che questa fiducia lei la deve al canto, alle lacrime, al dolore di Rosetta. La donna ricorda Michele, la lettura del passo del Vangelo: la resurrezione di Lazzaro. Anche per lei e per Rosetta si tratta ora di una ‘resurrezione’: il dolore le ha fatte uscire dalla "tomba di indifferenza e di malvagità" in cui la guerra le aveva chiuse: adesso possono riprendere a camminare nella loro vita, "forse una povera cosa piena di oscurità e di errore, ma pur tuttavia la sola che dovessimo vivere, come senza dubbio Michele ci avrebbe detto se fosse stato con noi" (p. 337). E con queste parole il romanzo si conclude.


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L'autore di questo ipertesto è Giovanni Lanza il cui sito è qui: www.giovanni-lanza.de/alberto moravia.htm
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Ultimo aggiornamento: 17-04-12.