STUDI LAICI SUL NUOVO TESTAMENTO

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MA CHI ERA GESU'?

Walter Peruzzi

I

Nella seconda metà del 2011 sono usciti vari saggi interessanti su Gesù. Fra questi il pamphlet di Paolo Flores d'Arcais, Gesù. L'invenzione del Dio cristiano (add editore, giugno 2011), in aperta polemica col Gesù di Nazaret di Joseph Ratzinger uscito poco prima; il denso volumetto dello studioso cattolico Elio Rindone, Chi è Gesù di Nazareth? Idee nuove dopo il Concilio (ilmiolibro.it), che pure rifiuta la lettura tradizionale riproposta da Benedetto XVI; Umano e politico. Biografia demistificata del Cristo (Amazon, agosto 2011), di Enrico Galavotti, ottavo di nove volumi dedicati al cristianesimo primitivo, ai Vangeli, alle lettere di Paolo e altri libri del Nuovo Testamento (1); Alla ricerca di un uomo chiamato Gesù (Tempesta editore, settembre 2011) di Roberto Renzetti, che cura l'ottimo sito “Fisica/mente”; Gesù. La storia tradita (ilmiolibro.it, novembre 2011) di Mac, punto d'arrivo di una ricerca avviata da anni (2). Ad essi vorrei aggiungere un articolo di Mario Trevisan, Una infondata vulgata che non merita di essere condivisa, “L'Ateo”, n. 6/2011, sintesi di posizioni sviluppate nel suo precedente saggio Povero Cristo, Lulu.com, 2009. Vorrei infine citare E. Rindone, Chi è Gesù di Nazareth? Idee nuove dopo il Concilio, ilmiolibro.it. 2011, perché documenta che idee contrastanti con la dottrina della Chiesa, come la natura puramente umana di Gesù o la non attendibilità storica dei Vangeli, sono oggi condivise anche da teologi cattolici.

Consigliato ai cattolici

Riservandomi di tornare prossimamente sui testi degli autori non credenti, ossia quasi tutti quelli sopra citati, vorrei soffermarmi qui su quello di un cattolico, Elio Rindone, che critica l'apologetica tradizionale utilizzando le ricerche sviluppate nel Novecento da teologi protestanti e, dopo il Concilio Vaticano II, anche cattolici. Il suo libro, chiaro, conciso e argomentato, particolarmente raccomandabile per dei lettori cattolici, afferma che i Vangeli non sono «un resoconto trasparente degli eventi storici» ma un'elaborazione e «un'interpretazione teologica» di tali eventi da parte delle prime comunità cristiane. Rindone sostiene inoltre che un evento cruciale come la resurrezione va inteso in senso simbolico e che ha un valore metaforico anche il termine «figlio di Dio» usato per Gesù, sicché oggi non è più sostenibile quanto affermato dal Concilio di Calcedonia e cioè che Cristo sia vero dio e vero uomo, seconda persona della trinità, incarnatasi e morta in croce per redimere l'umanità dal peccato originale. Per Rindone anzi, come rimarca in una recensione molto partecipe Marcello Vigli, esponente delle comunità di base, la «interpretazione tradizionale della figura di Gesù… è un travisamento del Vangelo» (3).

Uomo, non Dio

Questo conclusioni, che negano la storicità dei Vangeli e la divinità di Cristo, sono piuttosto insolite in ambito cattolico, benché non uniche. Posizioni simili ha espresso infatti l'ex-parroco dell'Isolotto Enzo Mazzi che ancora nel marzo scorso, recensendo il Gesù di Ratzinger, scriveva: «I Vangeli non sono la storia di Gesù ma la riflessione teologica in forme narrative o rituali delle comunità cristiane del primo secolo» (4). Richiamandosi  inoltre a I detti di Gesù, ricostruzione moderna di un testo anteriore ai quattro Vangeli circolante solo oralmente, Mazzi sottolineava come tale testo fornisca una immagine diversa e più condivisibile di Gesù e del cristianesimo primitivo poiché in esso «non c'è notizia dei fatti della nascita, della morte e della resurrezione» e c'è «solo un'eco flebile del processo di mitizzazione della persona di Gesù che è appena agli inizi e che però presto sfocerà nella divinizzazione. E' assente l'essere divino-umano, il dio incarnato che si sacrifica per redimere l'umanità peccatrice» .
Rindone tuttavia, pur attribuendo anche una valenza sociale al messaggio cristiano, ne sottolinea il valore eminentemente religioso e di «fede in Gesù». Mazzi insiste invece sul messaggio politico rivoluzionario: il «movimento messianico di impegno per la realizzazione del “Regno di Dio”… tradotto in termini moderni si potrebbe definire come movimento per un “mondo nuovo possibile”.  Il Gesù del “Proto-Vangelo” è soprattutto un “figlio dell'uomo” che alla lettera può significare “Figlio dell'umanità”, parte di un movimento storico di liberazione radicale».

Cattolici senza dogmi

Queste posizioni, certo molto minoritarie, non sono però isolate, almeno in seno a quel cattolicesimo critico rappresentato in Italia da alcuni preti, dalle comunità cristiane di base o da movimenti e riviste come “Noi siamo chiesa”, “Adista” ecc.
E neppure si tratta di un dissenso dal cattolicesimo ufficiale limitato alla questione cristologica. Esso investe una serie di dogmi e di norme morali «non negoziabili»: c'è chi nega i dogmi mariani, sostenendo che Maria non fu affatto vergine ma conobbe i piaceri del sesso (Barbero); chi, come il teologo Vito Mancuso, pur volendo i crocifissi sui muri e la religione fra i banchi di scuola, propone di abolire tre-quattro dogmi, fra cui quello del peccato originale; chi afferma che Dio non ha tempo per occuparsi di masturbazione (don Gallo), benché essa sia ancora punita dal catechismo con la pena eterna; che il papa è fallibile (Kung); che la Chiesa è un'istituzione umana (Vigli), anzi «soffoca Cristo e il cristianesimo» (don De Capitani); che l'Inferno non esiste, che non sono ispirate  da Dio le parti più orrifiche della Bibbia, che Cristo è «cibo eucaristico» solo in senso simbolico, che della sua vita ognuno fa quel che vuole e chi più ne ha più ne metta (o ne tolga).
Ora, è certo rassicurante non aver a che fare con oscurantisti clericali o progressisti bigotti come quelli di “Famiglia cristiana”, ma con cattolici che non credono a vergini partorienti e morti risorti il terzo giorno; e che sono d'accordo con noi nella difesa dello stato laico, di lavoratori e di migranti contro berlusconiani, neonazisti, leghisti, amici di Marchionne e altra gentaglia, cattolica o atea che sia.
Ma un problema sicuramente c'è.

Un cattolicesimo a due velocità?

Le poche decine di migliaia di cattolici (a essere larghi) che professano questo cattolicesimo senza dogmi non possono non sapere che papa, vescovi e preti insegnano al restante miliardo di fedeli quelle che sono (dal loro punto di vista) delle  minchiate o delle bugie. Quelle stesse che la Chiesa ha insegnato, per venti secoli, ai cattolici vissuti prima di loro. Infatti si può contorcersi quanto si vuole, virando sul simbolico,  ma Gesù o è Dio o non lo è, il papa o è infallibile o si sbaglia, Maria o è assunta in cielo o è sepolta in terra ecc.
Certo, sbaraccati i dogmi, si può ancora avere «fede in Gesù» e in un al di là di qualche genere, cioè dirsi cristiani. Ma cattolici, ossia membri di una istituzione che insegna il falso come verità di fede?!
Né può valere l'argomento che mi sono spesso sentito ripetere da questi amici e cioè che la Chiesa, con tutti i suoi errori, ha pur sempre il merito di aver conservato e trasmesso fino ad oggi la memoria di Gesù. Il libro di Rindone mostra il contrario e cioè che essa ha trasmesso e trasmette una immagine divinizzata e  falsa di Gesù, da cui solo pochi cattolici riescono con fatica a liberarsi contrastando quel che il magistero fa credere alla stragrande maggioranza dei fedeli circa un'inesistente seconda persona della trinità.
Come si può allora, e perché, convivere con la menzogna “coprendo” un'istituzione che è una fabbrica di bugie e  legittimando un cattolicesimo a due velocità (quello degli spiriti critici, libero da grossolanità dogmatiche, presentabile in società; e quello ad uso delle masse sprovvedute, che credono e praticano quanto il papa impone loro, o vivono col senso di colpa per non riuscirci fino in fondo)?

Note

(1) Fra questi: Gli apostoli traditori. Gli sviluppi del Cristo impolitico, 2010; Cristianesimo primitivo. Dalle origini alla svolta costantiniana, 2010; Ateo e sovversivo. I lati oscuri della mistificazione cristologica, 2010Le diatribe del Cristo. Veri e falsi problemi nei vangeli, 2010. Tutti editi da Amazon. Si veda anche Studi sul nuovo testamento nel sito “HomoLaicus” curato dall'autore (www.homolaicus.com/nt/vangeli/).

(2) Vedi il sito www.deiricchi.it e i due precedenti  volumi Il vero profeta, www.macrolibrarsi.it/libri/, 2006 e Giovanni Battista. La storia mai raccontata, ibidem, 2009.

(3) M. Vigli, Quando ha ancora un senso di scrivere di teologia, Cdb, www.cdbitalia.it/2011/12/04/.

(4) E. Mazzi, Il libro di Ratzinger, il Gesù storico e la verità della Chiesa, “il manifesto”, 13 marzo 2011.

II

Un profeta ebreo

Fra questi, l'agile pamphlet di Flores d'Arcais (Gesù. L'invenzione del Dio cristiano, add editore) si segnala per il modo chiaro ed efficace con cui critica il Cristo «divinizzato» della dottrina cattolica, riproposto da Ratzinger nel suo Gesù di Nazaret.

Secondo Flores d'Arcais per comprendere la falsità della rappresentazione di Gesù come figlio di Dio e Dio egli stesso, «basta leggere con attenzione e soprattutto per intero il Nuovo Testamento», ossia i testi che la Chiesa ritiene ispirati da Dio (p. 11): tale lettura, oltre a dimostrare le bugie di Ratzinger su punti cruciali che l'autore eprende in esame (dalla Resurrezione all'avvento del regno), smentirebbe la divinizzazione di Gesù come vero uomo e vero Dio, seconda persona della Trinità, mostrandocelo come «un profeta ebreo itinerante, esorcista e guaritore, un missionario apocalittico che annunciava [sbagliando, NdR] l'euaggelion (buona novella) dell'arrivo imminente, anzi incombente, del Regno per opera di Dio» (p. 12).

Naturalmente, per Flores d'Arcais i Vangeli non sono opere storiche rigorose: inizialmente erano solo detti o racconti delle imprese di Gesù che circolavano oralmente, poi furono scritti in greco (mentre Gesù predicava in aramaico); erano molti, se non uno per ognuna delle comunità che si richiamavano agli insegnamenti di Joshua, ed erano anche in contraddizione fra loro in quanto riflettevano la teologia delle singole comunità. Si tratta di testi contraddittori, interpolati, con tagli o aggiunte (e i quattro canonici non fanno eccezione). Per cui, nota Flores d'Arcais, è una «pietosa leggenda» parlare di una Chiesa e di un cristianesimo, mentre furono invece molti «fino a quando non avviene la congiunzione del cristianesimo con il potere imperiale».

Ma, nonostante queste contraddizioni, stratificazioni e aggiunte i testi evangelici ci farebbero sapere chi fu il Cristo “storico”. Convinzione criticata da Piergiorgio Odifreddi per il quale non esiste alcuna prova della «supposta esistenza di Gesù», dato che «i Vangeli sono attendibili e storici quanto …. qualunque altro testo di letteratura fantastica» e sostenere la storicità di Gesù significherebbe anzi soggiacere all'influenza della Chiesa anziché «risvegliarsi dal sonno dogmatico e ammettere che anche Gesù adulto, come Gesù bambino, non sono altro che sogni infantili» (2). In realtà a me pare che un'influenza della vulgata cattolica si colga effettivamente in questo libro, non tanto perché sostiene l'esistenza di Gesù (opinione a mio avviso legittima e discutibile quanto la totale negazione di questa figura storicamente molto labile) quanto per il credito dato sul piano storico al NT e per l'immagine positiva, un po' secondo cliché, di Joshua.

Un uomo eccellente

Più problematica la figura di Gesù proposta dal saggio Alla ricerca di un uomo chiamato Gesù (Tempesta editore) di Roberto Renzetti, curatore dell'ottimo sito “Fisica/mente”, dove da anni va raccogliendo materiali propri ed altrui di politica, filosofia, scienza e critica della religione, quella cattolica in particolare.

La ricerca di Renzetti condotta, come egli stesso avverte, solo su fonti secondarie, parte da una ricostruzione a volte perfino troppo minuziosa del periodo storico in cui sarebbe vissuto Gesù e delle notizie assai scarse o manipolate che forniscono Giuseppe Flavio e altri contemporanei sicché «nella storia, Gesù non esiste. Esiste invece nei testi del Nuovo Testamento come costruzione di suoi discepoli e seguaci», discutibili anche «per i falsi operati in differenti epoche» (p. 105).

Si entra quindi in una analisi dei Vangeli, ricca di citazioni testuali e con riferimenti anche a quelli apocrifi, ad altri testi del Nuovo Testamento o a ipotesi critiche di storici moderni. Un motivo d'interesse del libro sta senz'altro nel modo circostanziato con cui mette in evidenza contraddizioni dei testi sacri, interpolazioni o manipolazioni funzionali a divinizzare e trasformare Gesù nel fondatore di una religione. Falsificato sarebbe il suo stesso luogo di nascita, identificabile con Gamala e non con Nazaret, forse usata per occultare il fatto che Gesù fosse nazireo (setta riconducibile agli Esseni, come agli Zeloti rimandano i termini cananeo e galileo, pp. 83-93). Sono sette rivoluzionarie e antiromane: il che fa pensare che la sua condanna fosse voluta dai romani più che dagli ebrei. Controverse anche l'identità di Gesù, che tende a sovrapporsi al Battista o a Barabba, o i suoi stessi insegnamenti, al punto da dover ritenere «il cristianesimo che oggi conosciamo non… figlio di Gesù ma di Paolo» (p. 217). Non credibili e incongrue la risurrezione o i miracoli; contraddetta da vari passi evangelici, infine, la divinità di Cristo, «considerato dagli Apostoli un profeta, un grande saggio, una persona dotata di poteri speciali … ma non un dio» (p. 295), divinizzato via via nel passare dal primo all'ultimo Vangelo ma in modo definitivo dai concili del IV-V secolo mentre era solo, anche per Renzetti come per gli altri autori da noi citati, un «uomo eccellente» (p. 309).

Senonché nell'ultimo capitolo del libro (“Gesù ritrovato”) Renzetti cerca di recuperare e proporre in una sua supposta verità storica, libera da tutte le “incrostazioni”, questa figura leggendaria, forse mai esistita, distorta e manipolata dalla Chiesa per costruire una religione legata al potere: «la conclusione», riconosce Renzetti, «dovrebbe essere che Gesù è un mucchio di invenzioni, sciocchezze, di miti e leggende», data «la completa inattendibilità storica del Vangeli», ma «voglio ammettere l'esistenza di Gesù» (p. 298) – un grande saggio, forse un rivoluzionario esseno o zelota, che tese a riformare il giudaismo (non l'umanità intera) per riportarlo «verso la difesa degli umili» cui dedicò la sua predicazione. Conclusione poco motivata, fondata su testi che l'autore stesso dichiara inattendibili, e che risulta quindi poco persuasiva.

Ateo e rivoluzionario

Secondo Enrico Galavotti invece – anche lui curatore di un ricco e interessante sito internet (“Homolaicus”) di filosofia, politica e religione – i Vangeli, e gli altri libri neotestamentari, contengono sì dei falsi (aggiunte, interpolazioni, invenzioni), ma non sono un'inestricabile mescolanza di vero-falso, bensì una mistificazione di fatti realmente avvenuti, una loro “trasfigurazione” attraverso cui sarebbe possibile risalire, mediante una sorte di rovesciamento de-mistificante, alla verità storica.

Il “vangelo” di Cristo e dal suo movimento, spiega Galavotti nella prefazione a Umano e politico. Biografia demistificata del Cristo (ed. Amazon), ma anche in otto precedenti volumi sul cristianesimo primitivo, i Vangeli e altri libri del Nuovo Testamento (3), era «una parola di speranza, soprattutto per gli ebrei della Palestina dei tempi del Battista e del Cristo. Una speranza di trasformazione sociale e politica …. Ma il fallimento del “vangelo” di Cristo portò ben presto i suoi seguaci alla disperazione, ovvero alla necessità di trasformare il vangelo politico dell'uomo-Gesù in un vangelo religioso del Cristo “figlio di dio”» (p. 5).

Gesù fu dunque umano e politico, un ateo e sovversivo (titolo di un altro libro dell'autore), trasfigurato in dio dopo la sua crocifissione. Dal fallimento politico nasce così una «religione degli sconfitti», di coloro che – avendo perduto la possibilità di attuare in questo mondo la «fine dei tempi» (ossia di eliminare una società oppressiva) – proiettano la liberazione nell'alto dei cieli. Sicché l'uomo-Gesù è l'opposto del Cristo-dio, la sua dottrina è l'opposto di quella della Chiesa; «la realizzazione del vangelo di Cristo», come progetto di liberazione politica e sociale, «implica necessariamente la fine del Cristianesimo» (p. 7), come religione legata al potere, che rimanda la salvezza e la felicità a un'altra vita.

Questa chiave di lettura è convincente, o più convincente di altre, finché ci si limita ad assumerla come idea guida nella lettura dei sacri testi, portandoci a ipotizzare (come spesso si è fatto, e col conforto di questo o quel passo in particolare) un Gesù rivoluzionario più o meno volutamente distorto, idealizzato, falsificato e divinizzato dai suoi seguaci e poi dalla Chiesa. Ma l'autore si spinge ben più in là, cioè fino a considerare gli scritti sacri una serie di libri che raccontano per filo e per segno, nei dettagli e in forma mistificata, la storia di Gesù e della sua rivoluzione, che sarebbero quindi “estraibili” in tutti i particolari dal Nuovo Testamento con una sorta di faticosa lettura al contrario, de-mistificante, dei vari libri , a confronto fra loro e col contesto storico. Così, ad esempio, Galavotti pensa di poter ricostruire, in modo da lui stesso definito “ipotetico e non scientifico”, ma che a me pare solo gratuito, forzato e congetturale, il Discorso della Montagna, come «un discorso che doveva servire da programma politico generale per l'insurrezione armata» (p. 146). E ciò vale per altri discorsi o momenti della vicenda cristiana,  rimodellata  così come una rivoluzione “moderna”.

Ma Gesù non era “buono”

Comune a questi autori (come anche a Randone e Mazzi) è comunque la convinzione che in qualche modo sia possibile risalire al Gesù storico e che esso sia una figura positiva, benché solamente umana, opposta al Cristo-dio della Chiesa.

Si tratta di una vulgata del “buon” Gesù, ironicamente definita “sacrocuorista” (Gesù col cuore in mano), con cui polemizza un articolo di Mario Trevisan (4) il quale, senza porre in dubbio l'esistenza del Cristo e una qualche attendibilità della figura emergente dai Vangeli, anzi fondandosi su di essa, sottolinea come sia a ben vedere quella di un personaggio esaltato, arrogante e intollerante, che ingiuria e minaccia o maledice chi non è d'accordo con lui. Tale immagine sarebbe rafforzata dall'azione politica di Cristo, visto dall'autore come il capo di una rivolta nazionalista armata, poco compatibile col precetto dell'amore verso i nemici.

I falsari cristiani

Ma a contestare una immagine di Gesù “positiva” (e subalterna all'idea diffusa dalla Chiesa) è soprattutto il libro di Mac – www.deiricchi.it, Gesù. La storia tradita (ilmiolibro.it). Questo testo, punto d'arrivo di una lunga ricerca sviluppata dall'autore (5), presenta Cristo come una figura totalmente negativa.  Nato da un rapporto adulterino, avrebbe poi praticato la stregoneria e ucciso Giovanni Battista. Sarebbe per occultare tali origini così poco edificanti e costruire un Gesù proponibile all'adorazione dei fedeli che quattro falsari cristiani (Agostino, Ambrogio, Girolamo e poi il papa Gregorio I) avrebbero distrutto molti libri antichi, ne avrebbero falsificato altri con aggiunte, interpolazioni, retrodatazione di eventi, attribuzioni di più nomi a uno stesso personaggio ecc., e avrebbero creato una letteratura cristiana (il NT) piena di falsi, invenzioni e distorsioni. La storia del cristianesimo che studiamo a scuola, ivi compresa la storia romana di questo periodo, e tanto più quella di Gesù e della sua famiglia, o quella della Chiesa, sarebbero quindi radicalmente false.

Questa tesi, pur facendo rimarcare effettive falsità e mistificazioni contenute nei testi sacri e reali distorsioni della figura del “salvatore” in funzione della propaganda ecclesiastica, mi pare però nel suo insieme insostenibile. Non è plausibile, innanzi tutto, l'idea “complottista” di alcune persone che, in combutta o indipendentemente fra loro, procedano in modo programmatico e, per così dire, a tavolino a concellare un'intera epoca storica (compresa la storia romana) e a sostituirla con una realtà inventata da loro senza che nessuno, all'epoca o nei secoli successivi, se ne sia accorto fino ad oggi. Questa tesi, o ipotesi, è poi supportata nel libro con spunti, ragionamenti, interpretazioni di testi, ipotesi (come l'identificazione di Gesù con Simone Mago in base a talune  analogie) talvolta interessanti, altre volte molto poco plausibili, in larga misura congetturali e che potrebbero al massimo giustificare degli interrogativi non certo fondare una ricostruzione ex-novo della storia – data come “quasi matematica”.

Il vero Gesù è quello di Ratzinger

Tutti i libri fin qui considerati, infine, diversamente interessanti o stimolanti per discutere la storia e le origini del cristianesimo, mi pare tendano a ritenere tale ricerca storica su Gesù determinante per la critica della Chiesa e della sua dottrina. A me pare invece che le due cose siano indipendenti.

Provo a spiegarmi: che un Gesù storico sia esistito o meno, che sia stato Giuseppe di Magdala, o Battista o Barabba o tutti loro, che fosse un rivoluzionario, un “uomo eccellente” o un bandito da strada, egli ha poco a che fare col Gesù che da duemila anni influenza sia la vecchina bigotta sia il teologo Mancuso, sia i miei amici cattolici del dissenso sia Ratzinger, ossia il Gesù inventato dalla Chiesa e parte della sua dottrina. Ed è questo invece, a mio parere, il vero Gesù, quello tuttora esistente e che “conta”, l'unico quindi da considerare per criticare la dottrina cattolica.

Questo Gesù dei Vangeli canonici è lo specchio fedele della Chiesa e per lui valgono le stesse critiche che si muovono alla Chiesa e alla religione cattoliche. Al pari della Chiesa il “suo” Gesù propone e incarna verità idealizzate, variamente interpretabili a seconda di cosa serva alla propaganda del momento ma comunque fuori dalla storia e funzionali a conservarla com'è; così come fuori dalla storia e funzionali a conservare la società com'è, con gli attuali equilibri di dominio e di potere sono il premio promesso a chi lo segue («Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. … Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio … Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli», Matteo 5, 3-12) e il castigo minacciato a chi non lo obbedisce (“Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato“, Marco, 16, 16; “Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, che raccoglieranno … gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti“, Matteo 13, 41-42).

In definitiva Gesù non è migliore della “sua” Chiesa, come implicitamente riconosce egli stesso quando avverte che “ogni albero si riconosce dai suoi frutti” (Luca, 6, 44).

Note

(1) Elio Rindone, Chi è Gesù di Nazareth? Idee nuove dopo il Concilio (ilmiolibro.it); E. Mazzi, Il libro di Ratzinger, il Gesù storico e la verità della Chiesa, “il manifesto”, 13 marzo 2011.

(2) Piergiorgio Odifreddi, Le mie critiche al “Gesù” di Flores, blog di “Repubblica.it”, 1, 8, 2011.

(3) Fra questi: Gli apostoli traditori. Gli sviluppi del Cristo impolitico, 2010; Cristianesimo primitivo. Dalle origini alla svolta costantiniana, 2010; Ateo e sovversivo. I lati oscuri della mistificazione cristologica, 2010; Le diatribe del Cristo. Veri e falsi problemi nei vangeli, 2010. Tutti editi da Amazon. Si veda anche Studi sul nuovo testamento nel sito “HomoLaicus” curato dall'autore (www.homolaicus.com/nt/vangeli/).

(4) Mario Trevisan, Una infondata vulgata che non merita di essere condivisa, “L'Ateo”, n. 6/2011, sintesi delle tesi già svolte nel suo precedente libro Povero Cristo (Lulu.com, 2009).

(5) Vedi il sito www.deiricchi.it e i due precedenti volumi Il vero profeta, www.macrolibrarsi.it/libri/, 2006 e Giovanni Battista. La storia mai raccontata, ibidem, 2009.

III

I due Gesù

Questi testi confermano l'interesse che conserva un dibattito sul Gesù storico, teso a stabilire chi sia stato realmente, se sia esistito o meno, se sia stato un riformatore religioso o un politico rivoluzionario, un uomo eccellente o un malandrino, quale sia la sua “vera” dottrina ecc.

Si tratta di questioni importanti per una storia del cristianesimo (e dei cristianesimi), per spiegare la genesi delle varie confessioni cristiane e le ragioni della loro affermazione. O anche per stabilire fino a che punto gli insegnamenti della Chiesa divergano da quelli del Gesù vissuto (o meno) in Palestina.

Ma per una critica del cattolicesimo ritengo sia ancora più importante portare avanti la critica solitamente trascurata del Gesù “ufficiale”, quello dei Vangeli canonici (come cercano di fare, ad esempio, M. Trevisan in Povero Cristo, Lulu, 2009 o D. Frattaroli in Il dovere di non credere, ilmiolibro, 2011).

L'ultima trincea

Per la massa dei credenti, infatti, il Gesù dei Vangeli, filtrato attraverso il Gesù del magistero (cioè quello rappresentato e predicato da papi e vescovi) o attinto in una sua presunta purezza attraverso la lettura diretta del Nuovo Testamento, è l'unico Gesù reale. E' il solo in cui credono tanto la persona sprovveduta quanto l'intellettuale, che resta attaccato alla Chiesa come una cozza agli scogli perché (come ebbe a scrivermi un amico credente) «la Chiesa è quella che critichi tu ma non solo»; è anche quella attraverso cui «ci è arrivato il messaggio di Gesù»; quella che «ci ha trasmesso il Vangelo».

Penso quindi che il Gesù dei Vangeli, il suo esempio, le sue parabole e i suoi insegnamenti, siano l'ultima trincea o l'ultimo alibi da far cadere mostrando che il messaggio evangelico non è nella sostanza diverso dalla dottrina della Chiesa (la quale lo ha “confezionato”, scegliendo e manipolando gli stessi testi canonici), ma è solo la sua esposizione in forma edificante e idealizzata; lo specchio magico che ci rimanda l'immagine di una Chiesa ”santa”, ripulita da ogni impurità e da ogni bruttura.

Di W. Peruzzi vedi www.homolaicus.com/storia/religione-vita/


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Nuovo Testamento
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