INTERVISTE CINEMATOGRAFICHE
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AKI KAURISMAKI, Sono un eremita
Sguardo torvo, basso, incupito. Aki Kaurismaki, a Fiesole per ricevere il Premio ai Maestri del Cinema, svela di essere un uomo dallo stile gelido e silenzioso, come la sua Finlandia. Autore di un cinema che si dedica all’emarginazione sociale e interiore, il regista di Juha e L’uomo senza passato è stato incoronato Maestro dall’attore Silvio Orlando, nella cornice del Teatro Romano: “E' la prima volta nella storia che un lupo consegna un premio ad una volpe” commenta sarcastico Kaurismaki. Il riferimento è all’attore feticcio di Nanni Moretti, con cui il regista finlandese ha un conto in sospeso da Cannes 2001. Non lo vede di buon occhio. E' buio ormai. La condizione perfetta per un uomo come lui, che dell’umorismo nero ha fatto una cifra stilistica: “Ho passato la vita nei bar ad ascoltare storie – racconta – e lì si impara l’humour nero. Il cielo è nero, no? Perchè io non dovrei esserlo? Sono talmente spaventato dal destino dell’umanità che non posso fare a meno di rappresentare con le immagini il mio orrore”.
L’uomo non ha altro da perdere che il proprio stile. Se lo perde, perde anche la dignità. Per questo ho continuato ostinatamente sulla mia linea non commerciale. E il prezzo della libertà è stato avere bassi budget di produzione, che comunque tutto sommato non mi dispiacciono.
Mi sento libero di rompere tutte le convenzioni cinematografiche, che comunque non ho mai imparato. E questo naturalmente comporta una certa solitudine, che comincia già per strada, quando la gente cambia marciapiede per non incontrarmi. Succedeva la stessa cosa anche a Fellini, di cui tutti però avevano timore.
Sinceramente sono molto preoccupato per il futuro del cinema. Futuro che non vedo. Con il digitale la magia del cinema è destinata a scomparire. L’unica risposta a questa tendenza rimangono i cineclub e le cineteche. Il cinema per me è morto nel 1962, lo ha rovinato la televisione.
Dopo ogni film provo una grande vergogna. Allora vado a girare un po’ per i boschi, raccolgo funghi, e mi dico: meglio non potevo fare. E basta. Diciamo che non sono vanitoso come molti miei colleghi registi.
Nella colonna sonora non ci sono violini lacrimosi, tanto per cominciare. E nemmeno orpelli. Credo che ognuno si debba prendere le proprie responsabilità nei confronti della società. In Finlandia c’è poca inclusione sociale e poca assistenza e sensibilità, al di sotto della media europea, credo. Non ci sono cittadini di serie A e serie B, ma di serie A e di serie C.
Sono un eremita. Sempre di più. Lo sono e mi ci sento. Non sopporto più i rumori e le voci. Sto spesso con me stesso, quando vado per boschi a funghi. Oppure a pescare. Ultimamente ho cominciato a parlare con gli alberi, ma loro non rispondono.
L’ironia nasce nel montaggio, gli attori non ne sono coscenti al momento delle riprese. Quando giro parlo a bassa voce e sono serio.
Ci credevo quando ho realizzato Juha, che è un film muto. C’è una grande differenza tra un film muto e uno con pochi dialoghi, come “L’uomo senza passato”, dove si parla moltissimo ma nessuno se ne accorge.
Kaurismaki pone il dito indice davanti alle labbra serrate: Shhhht |
a cura di Edoardo
Semmola - www.alteredo.org
(Giornalista e Critico cinematografico)