L'ARTE BIZANTINA E RUSSA

PER UN'ALTERNATIVA UMANISTICA


LE ICONE DELLA VERGINE

Madonna della Tenerezza (di Vladimir)

Probabilmente di tutte le icone ortodosse, quelle dedicate alla Theotokos (Madre di Dio) sono le più popolari, anche perché di più facile lettura. Per quanto nei vangeli la figura di Maria non appaia tra quelle più significative e le descrizioni sinottiche che la riguardano siano più che altro delle pie leggende, attorno al significato della sua identità umana si sono scatenate sin dall’inizio aspre polemiche teologiche, al punto che ci vorranno due concili (Efeso e Calcedonia) per affermare e ribadire la sua “divina maternità”.

Il tipo iconografico della Tenerezza, nato in ambiente bizantino, è stato il modulo più diffuso nella tradizione russa. In effetti il volto della Vergine ha qui un’espressione di raffinata dolcezza, il suo incarnato è trattato con una modalità molto chiara di marrone, sul quale affiora un velo di rosso che aggiunge alla dolcezza la grazia.

Le mani, dalle dita molto lunghe e ben modellate, sorreggono il figlio che indossa una veste dorata. La sua guancia è appoggiata alla guancia del bambino Gesù in atteggiamento di ineffabile tenerezza e protezione. Il volto del bambino (che è quello di un uomo adulto la cui sapienza è increata) è in profonda contemplazione di quello della madre.

L’artista ha voluto che tutti i gesti e gli atteggiamenti esprimessero l’amore vicendevole, e a ciò sacrifica anche le proporzioni delle figure. Una mano sorprendentemente lunga attornia il capo della Vergine, ricoperto da un mantello rosso scuro, ed è delicatamente posata sul collo in un abbraccio tenero e forte; l’altro braccio è appoggiato con dolce abbandono sulle spalle di lei. In questa espressione d’amore tutto è serenamente composto e regale.

L’unità della composizione è data dal reciproco protendersi del figlio verso la madre e della madre verso il figlio. L’icona quindi vuole raffigurare l’amore di Cristo per l’umanità qui rappresentata dalla madre e l’amore dell’uomo per Cristo.

Il colore dominante è il rosso cupo, gradatamente sfumato nei panneggi della veste di Cristo, rischiarandosi poi nei toni caldi delle zone più luminose della veste, nei preziosi ornamenti del mantello e delle maniche, ed è ripreso nello sfondo chiaro sovrapposto al colore più scuro, ricevendo in tal modo un riflesso rossastro. Tanta raffinatezza e armonia compositiva rendono questo tipo di icone tra le più belle in assoluto.

Pur nella varietà dei tipi, l’icona della Vergine viene sempre rappresentata con tre elementi caratteristici:

  • i colori della veste e del mantello sono rigorosamente l’inverso dei rispettivi colori della veste e del mantello dell’icona di Cristo. La porpora della veste di Cristo esprime la divinità, mentre l’azzurro del mantello la sua umanità. La Vergine ha la veste azzurra (discende da Adamo) e il mantello di porpora (fa nascere il Nuovo Adamo);
  • le stelle che sono sul capo e sulle spalle sono un antico segno siriano che indica la sua verginità;
  • la Vergine non è mai rappresentata se non con il Cristo o in una composizione a lui collegata.

A volte vengono dipinti due angeli negli angoli superiori dell’icona: Michele, che cacciò Adamo ed Eva dall’Eden, e Gabriele, che annunciò a Maria il concepimento del “nuovo Adamo”, Gesù.

A differenza della Madonna della Tenerezza, quella cosiddetta Odigitria indica con la mano il Cristo, come per indicare che è lui “la via, la verità e la vita”.

Un’icona della Tenerezza, dipinta da Teofane il Greco, fu portata in processione durante la battaglia di Kulikovo (1380) che segna l’inizio della riscossa russa contro il dominio tartaro.

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Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia Medievale - Sezione Arte
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Aggiornamento: 11/09/2017