L'ARTE BIZANTINA E RUSSA

PER UN'ALTERNATIVA UMANISTICA


GIUDIZIO UNIVERSALE

zoom - Il Giudizio Universale, Russia Centrale del XVIII secolo zoom - Inferno e Paradiso, Scuola bolognese sec. XV, Pinacoteca Nazionale Bologna

Due raffigurazioni del Giudizio Universale a confronto: una russa del XVIII secolo, l'altra italiana del XV. Occorre cliccarci sopra per vederle meglio. Sono molto diverse da quella michelangiolesca della Cappella Sistina.

In quella russa, in alto, vestito di bianco, appare il dio-padre (è forse l'unica icona in cui viene raffigurato dio-padre). In testa ha una corona che assomiglia a quella degli zar, dietro il simbolo che gli è proprio: il triangolo. E' un'icona influenzata dalla teologia latina, poiché in quelle più antiche appariva solo il Cristo fiancheggiato dalla Vergine e dal Battista, in atto di presentargli, come in una corte di giustizia, le domande dei fedeli. Normalmente infatti il vertice della composizione è Cristo in gloria cui tutti i piani convergono.

Anche in quella bolognese vi è, entro la mandorla che rappresenta lo Spirito Santo, il Cristo benedicente la Vergine e, dietro di loro, il dio-padre, con barba più folta e più bianca di quella del figlio.

Attorno alle figure chiave vi sono angeli, apostoli, santi, padri e dottori della chiesa. In quella russa, oltre a Maria e al Battista, vi sono Adamo ed Eva, cioè l'umanità redenta e salvata, che venerano la croce in virtù della quale sono stati strappati alla morte.

Sotto la croce, vi è la bilancia, su cui vengono pesate le anime: in un piatto le opere buone, nell'altro quelle cattive. Un arcangelo impedisce al demone-serpente di accedere al paradiso. Altri angeli suonano la tromba del giudizio finale.

In quella italiana il cherubino infuocato, con la bilancia e la spada, impedisce ai demoni di oltrepassare le porte del paradiso e lascia i condannati al loro destino.

La differenza principale sta nella raffigurazione di Satana, che nell'una è appunto un enorme serpente-drago (che per i russi ricorda molto il simbolo tataro-mongolo), nell'altra invece un essere mostruoso incatenato che inghiotte i dannati e li espelle dal ventre.

Il colossale serpente è coperto di moltissimi anelli, ognuno dei quali è ricoperto di oscure figure personificanti un’infinita successione di peccati. Questi peccati, sui quali ancora non si è pronunciato il giudizio, non si sono ancora ritirati nell’oscura regione dell’inferno: essi così personificano l’inferno non ancora attuato ma in procinto di esserlo.

Tra i dannati si possono scorgere anche i prelati, che in quella russa sono molto di più. Nella parte destra dell’icona russa cadono a testa in giù oscure figure demoniache, legate da una catena ininterrotta che rappresenta tutti i loro vizi, tra loro strettamente collegati: queste anime finiscono nell’abisso senza fondo dell’inferno.

L'aspetto meno comprensibile nell'icona russa è, in basso, l'uomo incatenato al palo, posto tra una fila di santi guidati o scortati da un angelo, e una fila di reprobi frustati da un demone.

Pare che l’uomo voglia rappresentare una sorta di "tipo medio", limitato, dominante sulla terra, a cui è estranea sia la profondità celeste che l’abisso demoniaco.

Non sapendo che fare di lui e come giudicarlo, l’iconografo lo ha lasciato così, legato al palo di confine tra inferno e paradiso, in una specie di purgatorio temporaneo.

In quella russa le figure sono molto movimentate e più rappresentative della cristianità e della ebraicità; in quella italiana sono tutte sedute come in un senato accademico e il divario tra inferno e paradiso è netto.

Nelle icone bizantine spesso si vedono due angeli recanti una pergamena costellata di stelle, che rappresenta il cielo, che secondo le profezie di Isaia e dell'Apocalisse "si ritirerà come un volume che si arrotola" alla fine del mondo.

Altra raffigurazione nota è quella di Abramo che guida un corteo. Toccando il petto del "padre della fede" le anime dei giusti mettono le ali; col capo cinto di aureole dorate volano in alto, verso gli apostoli che giudicano il mondo.

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Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia Medievale - Sezione Arte
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Aggiornamento: 11/09/2017