LA SVOLTA DI GIOTTO
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DIBATTITO SU GIOTTOI - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX - X - XI - XII - XIII - XIV - XV - XVI - XVII - XVIII - XIX - XX - XXI - XXII - XXIII - XXIV - XXV - XXVI - XXVII - XXVIII - XXIX - XXX - XXXI L'arte contemporanea in Occidente non esiste più. Di sicuro non esiste più la pittura. Surrealismo, Dadaismo, Arte informale, Pop-art, i Nouveax Réalistes, la Nuova Avanguardia... celebrano, in un certo senso, l'impossibilità di fare arte in maniera libera, e proprio mentre pretendono di affermare la più assoluta libertà artistica. I rifiuti organici delle Pattumiere di Arman (1959-60) cantano il de profundis dell'arte occidentale. E' il soggettivismo allo stato puro. Nell'Arte informale, ma anche nel Surrealismo, si ha l'impressione di trovarsi di fronte a degli artisti psicopatici, che hanno bisogno di dipingere, come ne avrebbero di scrivere un diario personale. La pittura viene usata come sfogo per le proprie frustrazioni (in rete molti usano lo strumento del blog). Il fatto stesso che l'Arte informale dica di lasciarsi influenzare dal buddismo zen, ovvero da quel gusto cosiddetto "orientale" per il vuoto, l'asimmetria, l'incompiutezza, in opposizione al gusto occidentale volto al "pieno", alla simmetria, alla definizione esatta, è indice da un lato del bisogno di una tradizione in cui riconoscersi, dall'altro dell'impossibilità di poter aderire a una tradizione solo in virtù di una scelta intellettuale, semplicemente per sentirsi diversi dalle tendenze occidentali. Il risultato è stato 1) che di quella tradizione cosiddetta "orientale" si è preso solo ciò che più faceva comodo, senza rispettarla integralmente, e 2) l'assunzione di quei principi, presunti alternativi al trend occidentale, in realtà non ha mai rispecchiato le istanze popolari, ma è stata solo frutto di una posizione arbitraria, soggettivistica. Mi pare insomma che quando non si ha più niente da dire e non ci si può rifare ad alcuna tradizione praticabile, in quanto col tempo si è distrutto tutto, sarebbe bene non andare a cercare astrazioni intellettualistiche, ma scendere dal piedestallo e avvicinarsi ai bisogni della gente comune. L'Arte informale, specie nella variante "materica", è il tentativo disperato di dare un senso alle cose da parte di un artista che ha perso il senso di sé. E il senso di sé l'ha perso quando, a partire dalla svolta di Giotto, ha voluto fare dell'arte un'esperienza borghese per una committenza borghese, cioè un'esperienza individualista, di classe, che ha rotto il rapporto sinergico tra popolo e intellettuali, tra lavoro pratico e teorico, tra artigiano e artista. L'ultima arte impegnata in Occidente è stata quella del neo-realismo, cioè quella del secondo dopo guerra, ma è durata poco, perché ben presto s'è capito che la società emersa dalle rovine della guerra non era in grado di cambiare le fondamenta del sistema capitalistico. I grandi imperi di Francia e Inghilterra avevano soltanto ceduto il passo alla nuova potenza emergente: gli Stati Uniti, accontentandosi di un ruolo subalterno, sicuramente non oppositivo né, tanto meno, alternativo. Italia, Giappone e Germania, che uscirono sconvolte dal conflitto, non seppero fare altro che aggregarsi ai poteri dominanti sulla scena internazionale, in posizione ancora più subalterna. Il neo-realismo italiano fu la ricerca di un'alternativa allo stile di vita borghese e, nel contempo, l'illusione di poterla trovare al di fuori del socialismo. E fu una ricerca soprattutto nell'area cinematografica, perché se in pittura escludiamo Guttuso, rimane ben poco di significativo. E se la nuova arte è rifiuto di pennello e colori, chi meglio degli Stati Uniti può rappresentarla? Dall'Arte informale alla Pop-art, dall'arte in celluloide a quella in digitale, gli Usa sono dei campioni nel trasformare l'arte in un effetto speciale, dove scienza e tecnica raggiungono la loro apoteosi.
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