LA SVOLTA DI GIOTTO
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DIBATTITO SU GIOTTOI - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX - X - XI - XII - XIII - XIV - XV - XVI - XVII - XVIII - XIX - XX - XXI - XXII - XXIII - XXIV - XXV - XXVI - XXVII - XXVIII - XXIX - XXX - XXXI Supponiamo che con l'impressionismo e poi l'espressionismo si sia rivoluzionato il modo di dipingere precedente. Anzitutto dovremmo ammettere una cosa abbastanza singolare: questo tipo di arte ha cercato di guardare più al contenuto che alla forma, cioè ha voluto piegare la forma alle esigenze del contenuto, nella speranza di produrre cose più sentite, più vere. Era l'arte della piccola borghesia che rivendicava un certo protagonismo sociale e che, per questa ragione, non si sentiva più vincolata alle forme del passato, e in nome di contenuti soggettivi pensava di creare nuove forme. Se ci pensi, è stata una rivoluzione analoga a quella compiuta da Giotto nei confronti dell'iconografia bizantina. Ebbene, a tutt'oggi quale possiamo dire sia stato il risultato finale di questa importante scelta di campo? L'arte (almeno in Occidente) è scomparsa. Con la forma s'è buttato via anche il contenuto. Se esistono artisti di fama, essi rappresentano solo se stessi, e spesso la loro fama non è che il frutto di un meccanismo che di "artistico" non ha proprio nulla. Gli artisti che non volevano sottostare alle regole della forma, hanno finito per non aver contenuti da trasmettere. Perché questa conclusione? Sarebbe pazzesco sostenere che la crisi sia dovuta al fatto che gli impressionisti hanno voluto rinunciare alle forme dell'accademismo. In realtà il motivo sta nel fatto che nella ricerca di un contenuto significativo da trasmettere al pubblico, l'artista ha guardato solo se stesso, le sue sensazioni percezioni rappresentazioni della realtà. Questo processo, iniziato praticamente con l'impressionismo (1867-80), ha prodotto grandi capolavori semplicemente perché, come spesso succede nelle fasi iniziali di ogni transizione, si è cercato di innestare il nuovo su un terreno vecchio, tenendo cioè conto dei condizionamenti del passato. Questo rapporto tra esperienza passata e istanza emergente ha indotto gli artisti a lavorare molto sui contenuti, trasfigurando la forma tradizionale. E i risultati si sono visti. A un'arte convenzionale, accademica, è subentrata un'arte soggettiva, intensa, sofferta, proprio perché ci si poneva il compito di come superare il passato senza uscire dalla storia del presente. Il picco di questa parabola probabilmente è stata toccato dall'astrattismo di Kandinsky. Oggi gli artisti non possono fare altro che ereditare quelle conquiste, ne siano consapevoli o no, e purtroppo non riescono a fare altro che a portarle all'eccesso. L'individualismo si è esasperato. L'artista che prima si sforzava di uscire dalla banalità, volendo restare serio, oggi si ritrova vuoto, come se avesse scoperto che l'io, oltre un certo livello di esperienza individuale, non produce che banalità. L'io ribelle, un po' romantico e un po' maledetto, dopo essersi autoaffermato contro ciò che lo negava, si ritrova ad essere senza personalità, privo di riferimenti sociali, come se la sua parabola fosse tornata al punto di partenza, là dove l'accademismo celebrava la pura forma senza contenuto. Con la differenza che tra quell'arte accademica e quella attuale sono passati due secoli di rivoluzione scientifica e tecnologica, che hanno intaccato il modo stesso di fare arte. Dai tempi di Monet ad oggi sono cambiate enormemente le forme e in nome di esse si è sviluppata l'illusione che il contenuto possa coincidere con queste stesse forme. L'arte oggi è solo un effetto speciale, è mera finzione, un trucco da prestigiatore, e si pensa che proprio in questo modo essa possa dimostrare il proprio contenuto. Nella cinematografia, ma ora anche nell'arte digitale, questo è molto evidente. L'arte non fa che ingannare e in un sistema in cui ognuno di noi deve fingere di essere diverso da quello che è, l'artista non può essere un privilegiato che dice la verità. |