LA SVOLTA DI GIOTTO
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DIBATTITO SU GIOTTOI - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX - X - XI - XII - XIII - XIV - XV - XVI - XVII - XVIII - XIX - XX - XXI - XXII - XXIII - XXIV - XXV - XXVI - XXVII - XXVIII - XXIX - XXX - XXXI Se questo mondo va cambiato e non solo interpretato, l'artista, che è tale perché vuole trasmettere un messaggio per essere capito e forse anche per insegnare qualcosa a qualcuno, non può sottrarsi a questo dovere. L'artista è un individuo pubblico per definizione, a meno che uno non faccia arte per goderne da solo, ma è raro vedere un comportamento del genere da parte di chi è consapevole di avere capacità artistiche. A me non interessa sapere se uno avverta o meno inconsciamente d'essere un genio dell'arte, se si senta ispirato o meno quando produce arte: nessuno può sindacare su questi aspetti del tutto privati. Però m'interessa sapere se un artista pensa di contribuire con la propria arte, che vuole rendere pubblica, all'umanesimo laico e/o al socialismo democratico. Le sue capacità, dal momento che vuole rendere fruibili le proprie opere, non possono non essere messe al servizio di un ideale di vita, in cui la stessa arte trovi la sua ragion d'essere. Se poniamo gli artisti su un piedestallo, in modo che il popolo sia sempre costretto a guardarli dal basso, col pretesto che l'artista è geniale di natura e il popolo è rozzo per tradizione, noi continueremo a interpretare il mondo e non a trasformarlo. Se il popolo non avverte l'arte come propria, significa che quell'arte non è "popolare", è un'arte élitaria, destinata a un pubblico selezionato, ad acquirenti danarosi... significa che gli artisti vivono in una torre d'avorio e non s'impegnano abbastanza per farsi capire. A questo punto se devo scegliere tra lo sfregio sulla tela di Fontana e un ex-voto, scelgo l'ex-voto, perché so che dietro c'è una storia popolare, un fatto di cronaca i cui protagonisti sono reali. Col che non voglio dire che io creda ai miracoli, ma solo che un intellettuale non è di per sé migliore di un popolano, non ha più diritti di esprimersi come meglio crede e la sua produzione non ha più probabilità d'essere artistica. Ora tu dirai che se fossi stato un nazista avrei qualificato come "degenerata" un certo tipo d'arte o messo al rogo un certo tipo di letteratura. In realtà se c'è una cosa che non ha senso è proprio quella d'imporre per legge o con la forza della politica un criterio definitivo per stabilire che cosa sia "arte" e che cosa no. Qualunque imposizione in questi settori dell'attività umana ottiene sempre l'effetto contrario. I poteri costituiti al massimo possono tutelare i popoli le tradizioni gli usi e i costumi, ma tutte queste cose alla fine debbono tutelarsi da sole, perché se lo fanno solo i poteri costituiti, ciò significa che si sta delegando ad altri l'uso della democrazia, l'uso della propria libertà, di pensiero e di scelta. E' il popolo che, spontaneamente, deve arrivare a dire, consapevolmente, se un'opera d'arte è utile al bene comune o no. Chiunque lo faccia in nome del popolo, commette un abuso. Su questo non ho dubbi di sorta, perché se ne avessi su questa concezione della democrazia, non avrebbe per me senso alcuna edificazione del socialismo. |