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Il regno di Lituania si costituì nel 1240, in seguito alla vittoria del
granduca Mindovg (Mindaugas) contro l'Ordine cattolico-romano dei Portaspada: a
quell'epoca la Lituania era prevalentemente pagana.
Verso la metà del sec. XIII, soprattutto dopo aver sconfitto i cavalieri
teutonici nel 1260, la Lituania approfittò della situazione venutasi a creare in
Russia in seguito all'invasione delle orde mongole, e cominciò a conquistare le
terre bielorusse, ucraine e russe. All'annessione dei territori parteciparono
anche i boiardi, che temevano siano i Portaspada che i mongoli.
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In tal modo alla Lituania furono annessi i principati di Polotsk e di
Turov-Pinsk, nonché la parte sud-occidentale della Russia con Minsk, Vitebsk,
Volynia, Podolje e persino Kiev: i territori lituani ormai andavano dal Baltico
al Mar Nero. Nel regno di Lituania il 90% della popolazione era composto da
russi, bielorussi e ucraini, tanto che veniva definito col termine di "Stato
lituano-russo".
Agli inizi del sec. XIV, sotto il granduca Gediminus, si ebbe il progressivo
avvicinamento tra il regno lituano e la Polonia, che aveva anch'essa conquistato
i possedimenti della Rus' di Galizia, dove si cominciò ad imporre il
cattolicesimo latino. Papa Gregorio XI (1370-78) ordinò di sostituire i vescovi
ortodossi di alcune città con quelli cattolici. I santuari della chiesa
ortodossa russa vennero o distrutti o sequestrati. La celebre Madonna di
Czestochowa del convento di Jasna Gora è in realtà un'icona bizantina giunta
nella Rus' di Galizia nel sec. XII e da qui trasferita in Polonia nel XIV sec.,
dove poi fu rifatta perdendo la sua specifica identità bizantina.
L'avversione dei polacchi cattolici nei confronti degli ortodossi era così
forte che praticamente si suddividevano i credenti in due grandi categorie: i
cattolici erano i signori feudali, gli ortodossi i contadini. Viceversa, in
Lituania vi fu una politica di sostanziale tolleranza nei confronti di tutte le
religioni, tant'è che la scelta ufficiale a favore del cattolicesimo latino
avvenne solo sotto i successori del granduca Algirdas, figlio di Gediminus, il
quale, nonostante la sua fede ortodossa, non resistette alla tentazione di
compiere una serie di scorrerie nelle terre russe, giungendo persino alle porte
di Mosca.
L'adozione del cattolicesimo-romano in Lituania avvenne alla fine del sec.
XIV, sotto il granducato di Ladislao Jagellone (1377), il quale, dopo essersi
alleato coi polacchi, uccise suo zio, il granduca Keistut (Kestutis), per
accedere al trono. Venne quindi sottoscritto l'Atto di Krewo, che univa le terre
lituane a quelle polacche nella forma di un accordo sull'unione dinastico
polacco-lituana, suggellato nel 1385 dal matrimonio tra Jagellone e la regina
Edvige D'Angiò e col conseguente battesimo e incoronazione di Jagellone nel
1387. Ladislao II con l’aiuto decisivo del cugino Vytautas (Vitoldo), da lui
stesso investito del titolo di granduca di Lituania, riuscì a sconfiggere
definitivamente i cavalieri teutonici nel 1410.
In Lituania tuttavia la predicazione del cattolicesimo latino non fu mai
cosa facile: i riti pagani si mantennero sino alla metà del sec. XVI e anche
oltre. La stragrande maggioranza della popolazione non comprendeva il latino. La
prima diocesi lituana, con a capo il confessore della regina Edvige, fondata a
Vilnius nel 1388, fu consacrata solo nel 1520, quando cominciò ad avere un certo
numero di fedeli cattolici. D'altra parte nella stessa Vilnius metà della
popolazione era di confessione ortodossa. Furono soprattutto i monaci
predicatori a cambiare la situazione a favore del cattolicesimo: prima i
domenicani e i francescani, poi i cistercensi e i carmelitani.
Inoltre va detto che tra i due regni era soprattutto la Polonia che voleva
fare la parte del leone, cercando di conquistare le terre bielorusse, ucraine e
russe precedentemente occupate dalla Lituania. Questa non voleva trasformarsi in
una provincia polacca e una parte della nobiltà, con a capo il duca Witautas,
figlio dell'ucciso Keistut, cominciò a ribellarsi.
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