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Nel 1291 finisce l’avventura crociata in Terra Santa e i vari
ordini cavallereschi sconfitti e delusi si ritrovano a dover tornare
in patria a cercare una nuova occupazione per le loro attività
militari ormai troppo specializzate per poterle cambiare. I più
fortunati sono i Cavalieri Teutonici i quali dalla loro sede di
Venezia, sotto l’auspicio di Federico II, si riorganizzano nel
nuovo territorio baltico assegnato loro, dove oggi si trova
Kaliningrad e il suo hinterland, e riprendono le loro attività
guerresche per l’evangelizzazione delle genti baltiche.
Non seguiremo tutte le imprese dell’Ordine, ma diremo soltanto
che il fatto che Lubecca avesse fondato un Kontoor a Polozk e
un altro, il maggiore, a Novgorod impedì ai Cavalieri di
condurre campagne troppo pesanti contro i territori che queste due
città russe tradizionalmente controllavano, appunto per non
disturbare i mercanti cristiani tedeschi, salvo a dare una mano nelle
lotte per il potere in Lituania o ai colleghi Livonici quando le
campagne armate potevano ritorcersi a vantaggio per i cattolici e a
scapito dei russi scismatici.
L’oggetto del contendere specialmente con le Terre Russe non
era tuttavia puramente religioso fra cattolici ed ortodossi o fra
cristiani e pagani, ma il controllo delle materie prime e soprattutto
di quei prodotti forestali ad altissimo valore aggiunto che avevano
raggiunto il culmine della domanda sui mercati internazionali con
prezzi davvero esorbitanti. Fino all’arrivo dei Cavalieri
Teutonici e dei primi insediamenti coloniali tedeschi, una precedenza
cronologica per lo sfruttamento apparteneva di certo ai russi e ai
loro alleati finnici e baltici (questi ultimi per di più
autoctoni), ma in particolare Novgorod vantava da sempre il dominio
della maggior parte dei territori coperti dall’enorme
foresta nordica o taigà nordeuropea che
rappresentava appunto i “giacimenti” di cui qui parliamo.
Siccome non erano disposti a dividere queste ricchezze con altri
stranieri (per di più eretici come erano i cattolici nella
visione della Chiesa Russa) senza un profitto, la soluzione finale
restava: Guerre ad oltranza contro gl’intrusi! Niente di
straordinario per i monaci cattolici armati (ci furono da queste
parti anche gli ordini cistercensi prima dei Teutonici) che erano
venuti fin lì proprio per questo, per portare la guerra santa
contro pagani e scismatici. Per di più l’arrivo
aborrendo dei Tatari fin in Polonia e sull’Adriatico, aveva
rinnovato lo spirito di crociata tanto che alla fine il Papa da
Avignone aveva ventilato nel 1307 la possibilità di muovere
gli eserciti santi verso l’Est e a questo scopo aveva imposto
una raccolta di fondi a tutti i vescovadi settentrionali.
Dunque le forze cattoliche erano preparate e qualcuna già
spiegata nel luogo giusto pronta a partire per lidi lontani, sebbene
in quel momento i Teutonici erano occupati ad “evangelizzare”
con la spada e col fuoco Prussiani, Livoni e Lituani.
La Svezia da parte sua era immediatamente vicina alle coste
occidentali dell’odierna Finlandia e (come si presumeva) ai
Lapponi e ai Careli e da subito, con la fondazione del Vescovado di
Åbo/Turku, iniziò la sua lenta penetrazione “religiosa”
lungo le coste che la portò fino a Vyborg/Viipuri a due passi
dalla Nevà.
La Norvegia addirittura aveva scoperto di essere fianco a fianco con
i Lapponi a partire dall’esplorazione casuale della regione che
poi chiamò Finnmark o Marca Finnica e inoltre,
dopo una complicata navigazione, si era trovata faccia a faccia con i
Careli, i fornitori principali di Novgorod. A causa di ciò nel
1252 il famoso Alessandro Nevskii aveva tentato, non sapendo bene
dove colpire, di soprassedere a eventuali scontri armati e ci si
accordò fra Trondheim e Novgorod nel lasciare il libero
accesso ai propri procacciatori… sperando di non
incontrarsi mai e di non venire alle mani troppo spesso!
Da quest’ultimo evento, ad esempio, si può capire che il
problema centrale tuttavia restava per qualsiasi parte contendente
l’ignoranza della geografia sia dell’Estremo Nord sia
dell’Est Russo-Europeo per condurre una campagna militare in
generale e conquistare i territori dove vivevano i “fornitori
primi” dei tanto ambiti prodotti forestali. I contatti
commerciali infatti non erano quasi mai diretti o pacifici, ma
avvenivano sempre attraverso degli intermediari e nessun mercante era
disposto a descrivere il come e il perché che considerava suoi
personali non cedibili know-how. Che poi i novgorodesi avessero una
prelazione sui contatti con i “fornitori”, nessuno poteva
affermarlo con certezza visto che neppure la città sapeva dove
finiva il suo hinterland. Inoltre gli scontri e le rappresaglie
armate abbastanza frequenti coi finnici erano la prova più
chiara che questi ultimi non si riconoscevano vassalli di nessuno,
tanto meno dei novgorodesi. Era quindi logico che quegli stessi
locali, se si calcava la mano un po’ troppo sui loro capetti,
fossero pronti a correre dal concorrente tedesco nuovo arrivato per
mettersi nelle sue mani contro il vecchio partner diventato troppo
esoso.
Tutte queste problematiche vennero fuori in modo più clamoroso
proprio in quel lasso di tempo fra il XIII e il XIV sec. e con
l’intervento di Lubecca (l’Hansa) che apportò il
commercio organizzato con un’etica del tutto nuova e degli
standard di qualità e di quantità diversi e più
precisi, in cui la grande approssimazione finora propria dei
novgorodesi in questo campo dovette essere abbandonata per una
pratica mercantile più moderna e più sviluppata.
A questo punto i compiti nel Mar Baltico assegnati quasi dal destino
sono: 1. Protezione del traffico marittimo e terrestre affidata ai
Cavalieri Teutonici e Livonici, 2. sfruttamento del territorio
soggetto affidato per tradizione a Novgorod, ma da riaffermare di
volta in volta contro le pretese dei nuovi venuti, e 3. la
commercializzazione dei prodotti nordici ad alto valore aggiunto
affidata all’Hansa. Sulla base di questi equilibri molto
precari noi ci muoveremo per il resto del nostro racconto.
E. Christiansen riesce ad individuare i tipi di guerre che si
conducevano sul Baltico proprio in base ai compiti assegnati come
detto sopra. Uno era la razzia con agguati e sorprese ed era condotta
da piccole bande in cui a volte si univano i locali ed era di solito
messa in atto quando la richiesta dei prodotti aumentava e non si
poteva aspettare la stagione degli scambi oppure quando si vedeva il
concorrente introdursi in territori non suoi, come accadeva fra
Norvegesi e Novgorodesi nel Mar Bianco o fra questi e Svedesi lungo
le coste del Golfo di Botnia. L’altro tipo di guerra era il più
micidiale poiché era seguito da devastazioni e distruzioni di
qualsiasi costruzione, castello o colonia con la deportazione o
l’annientamento degli abitanti.
Addirittura quest’ultimo tipo di scontri periodicamente si
succedevano nella zona intorno a Viipuri che ogni contendente
pretendeva essere in territorio di sua proprietà e quindi val
la pena di conoscerli meglio. Partiamo dal 1295 quando Viborg/Viipuri
è presidiata dallo svedese Torkel (Tyrgil) Knutsson. Costui
dal forte da poco costruito appena la stagione lo consente si lancia
in campagne militari a corto raggio allo scopo di instaurare un
regime svedese sulla Nevà fino al Lago Ladoga e espellere i
novgorodesi. In una di queste campagne viene eretto all’entrata
del lago un altro forte e vi si accaserma una guarnigione. Non appena
Novgorod ne ha notizia manda i suoi uomini e il forte viene abbattuto
e gli Svedesi deportati in città. E’ chiaro a questo
punto che mantenere un forte troppo lontano dalla centrale di
Åbo/Turku è un’impresa rischiosa, per cui qualche
anno dopo Torkel ripiega sulla costruzione di un altro forte stavolta
alla foce della Nevà. Di qui riprendono le razzie e i
sequestri ai convogli novgorodesi tanto che nel 1301 i Russi decidono
di farla finita e il forte con un fortunato assalto è
annientato per sempre. L’impresa di Torkel è chiaramente
fallita e nel 1305, richiamato in patria, viene decapitato.
Novgorod nel frattempo è corsa ai ripari, ha riattato Koporié,
il forte svedese alla foce della Nevà ormai abbandonato,
mentre l’altro forte costruito da Torkel viene per il momento
lasciato così com’è in rovina finché non sarà
ristrutturato a città nel 1310. Gli Svedesi però non
demordono in quanto in questi anni fra i loro ecclesiastici si andava
sempre più diffondendo e rafforzando l’idea di dare
finalmente il via alla Crociata verso Est premendo sul Papa affinché
desse la benedizione e prescrivesse le indulgenze per coloro che
partivano in guerra per la fede.
Åbo/Turku era ormai un vescovado che, benché con fatica, andava
crescendo, ma le possibilità di allargarne i domini e di
aumentare le decime c’erano e bisognava sfruttarle ora. Il
progetto consisteva nel mettere un piede più saldo a Viipuri,
di creare un altro vescovado e allargarsi poi nel ricco hinterland,
battezzando Russi e Careli.
Nel 1319, morto il re di Svezia Birger e il re di Norvegia Haakon, le
due corone si unificano sulla testa dell’unico erede Magnus (II
di Svezia e VII di Norvegia). Questo però è appena un
bimbo di tre anni e perciò troppo piccolo per far da solo per
cui è affidato alla reggenza di sua madre Ingeborg e al
Consiglio dei Vescovi e dei Nobili per i prossimi 10 anni. Questa
tutela condizionerà tutta la vita di Magnus e i suoi
atteggiamenti ardentemente cattolici contro pagani e scismatici. Nel
1320 Ingeborg proclama una rinnovata amicizia con i Teutonici
sottolineandola con esenzioni e privilegi alle proprietà
(poche in verità) che i Cavalieri avevano nelle vicinanze di
Stoccolma. Subito dopo segue l’autorizzazione papale a usare
l’Obolo di Pietro sinora raccolto per la Crociata contro pagani
e scismatici e nel 1321 l’attacco a Novgorod ha inizio.
Anche nell’Alto Volga ci sono stati dei cambiamenti e Giorgio
di Mosca è ora il Principe Anziano e, com’è
logico, preme affinché Novgorod lo riconosca come signore della
città. Giorgio interviene infatti massicciamente nella difesa
di Novgorod e dopo varie vicende la Svezia decide che per il momento
le forze non ci sono ed è costretta alla pace. Ci sono alcune
cessioni di territorio e l’accordo che le parti non
costruiranno più forti e castelli in “Carelia”.
Tutto questo peraltro sempre in modo impreciso a causa dell’ignoranza
geografica e forse anche perché in quell’occasione a Novgorod
non c’era un buon conoscitore del latino e i testi della pace
risultarono incongruenti su molti punti!
Successivamente, vista la (momentanea) debolezza di Mosca (mancano
armati e bravi comandanti), Novgorod si rivolge alla Lituania per le
truppe mercenarie al servizio della città e addirittura affida
il guardianaggio delle province litorali prima della foce della Nevà
a Narimont, figlio del principe lituano Ghedimino (fondatore di
Vilnius), sollevando naturalmente le invidie irose di Mosca. Alla
fine salomonicamente un knjaz moscovita è ingaggiato al
posto del lituano, ferma restando la dispensa di lasciare al figlio
di Narimont l’incarico del padre sulle province baltiche già
dette.
La situazione sembra abbastanza calma anche perché si è
sottoscritta una pace fra Magnus, da parte norvegese svedese e
danese, e il posadnik Olfromeo (così è riscritto
il nome nel testo latino che probabilmente è Bartolomeo) e il
Chiliarca Eustazio, da parte novgorodese, in cui si parla di confini
da ridisegnare fra le due parti, ma anche di libera circolazione dei
rispettivi mercanti nei territori di competenza. Forse partendo da
questo accordo siglato tre anni prima nel 1329 si tiene una specie di
Concilio dei vescovi svedesi in cui si chiede ai Careli e agli altri
Finni di aiutare la Chiesa Svedese ad insediarsi anche in Carelia, a
Viborg, dove ancora si pratica l’abortiva fede ortodossa e il
paganesimo. L’appello viene raccolto dagli svedesi che già
operano sulle coste finlandesi (i Careli non sono ancora approdati
nelle alte sfere del potere) che fomentano e sostengono così
una rivolta locale contro i novgorodesi.
Novgorod deve al momento negoziare con un certo capitano Sten che
guida i Careli rivoltosi, ma è soltanto una tregua poiché le
azioni di disturbo continuano. C’è uno scontro finale
presso Koporiè dove Sten viene battuto e richiamato in patria
dal giovane re Magnus ormai al potere. Nel 1339 si firma una pace
“eterna” con la repubblica in termini davvero spietati
(agli occhi di noi moderni) in cui si attribuisce tutta la colpa
degli scontri ai malfidi Careli ed è fatto obbligo agli
Svedesi e ai Novgorodesi che, se scoprono nel proprio territorio
Careli provenienti dall’altra parte, li impicchino sul posto!
Per Magnus che si sente ispirato ad essere un novello e vittorioso
crociato sul Baltico, è pace provvisoria visto che comunque la
decima per la crociata si continua ancora a percepire e a raccogliere
in tutto il nord e che quindi quei soldi andranno spesi all’uopo.
In una nota per un’omelia da tenere in una festività a
Uppsala nel 1340 si raccomanda persino di rammentare al re che i
Careli devono essere ancora convertiti! Anche Santa Brigida di
Vadstena sarà coinvolta in questa campagna pubblicitaria,
quale cugina del re che operava a corte presso le dame di compagnia e
nelle sue Rivelazioni, pubblicate postume, esprime chiaramente
il suo pensiero, sebbene con tanta idealità e poca realtà.
In verità Magnus si era già imbarcato nella conquista
della Danimarca e aveva fallito, perdendo gli uomini migliori e solo
inseguendo l’avidità di dominio a spese di un territorio
cristiano. Questa perciò non poteva essere un impresa condotta
per la gloria di Dio e allora che cosa aspetta per rivolgersi ai
territori abitati dai pagani, come si addice ad un re che vuol essere
un santo guerriero?
Ecco allora che cosa dice la voce della Vergine Maria che si rivela
alla santa sull’argomento crociata per conto di suo figlio
Cristo: “Se il re vuol scendere in campagna contro i pagani,
gli consiglio - non gli comando - prima di tutto che sia ben disposto
col cuore e che il suo corpo sia in salute. Il suo cuore sarà
ben disposto se le ragioni delle sue azioni sono per l’amor di
Dio e per la salvezza delle anime. E il suo corpo sarà in
salute, se avrà rispettato i digiuni prescritti e le fatiche
(necessarie)…” Giustamente né la Vergine né
Cristo s’interessavano di cose materiali e volgari come i
commerci e le pellicce di zibellino.
Nel 1348 arriva da parte di Magnus un’ambasciata a Novgorod nei
seguenti termini (secondo le Cronache Russe): ”Facciamo un
convegno dove voi mandate i vostri filosofi e io i miei. Lasciamo poi
che essi disputino fra loro sulla fede e così sapremo qual è
la migliore. Se la vostra fede è migliore, allora io passerò
ad essa, ma se la mia è migliore, allora voi passerete ad essa
e staremo insieme in pace. Se poi non volete stare dalla mia parte,
allora verrò da voi in guerra con tutto il mio esercito.”
Viene convocata subito la Vece (assemblea popolare) dove
Monsignor Basilio, il posadnik (sindaco o capocittà)
Teodoro figlio di Danilo e il chiliarca (capo di polizia)
Abramo discutono con la gente del contenuto dell’ambasciata.
Alla fine si decise di rispondere al re svedese così: “Se
vuoi sapere quale fede è la migliore, vai a Costantinopoli dal
Patriarca poiché noi abbiamo preso l’Ortodossia dai greci e non
vogliamo discussioni con te su questo punto. Se poi da parte nostra
c’è stata qualche offesa nei tuoi confronti, ecco che ti
mandiamo i nostri ambasciatori e chiariscila con loro.” Gli
Svedesi erano già a Vyborg e di qui Magnus risponde ai
novgorodesi: “Non ho alcuna offesa da lamentare, ma voi
dovete passare alla mia fede… oppure sarà
guerra”. Non appena gli ambasciatori si furono allontanati,
Magnus li incalza da presso costringendoli a rifugiarsi nella
fortezza di Orehovez (poi Oresc’ek) che viene posta
sotto assedio il 24 giugno e nel frattempo a tutti i Careli che
incontrano viene imposto il battesimo secondo il rito latino
(sappiamo che fu loro tagliata la barba perché non alla moda). Se si
rifiutano, non c’è che la morte immediata.
Intanto è inutile chiedere aiuto a Mosca in quanto Simeone non
è disponibile ed è occupato a Sarai. Neppure i Lituani
hanno altri uomini da mandare oltre al contingente solito perché
opportunamente impegnati dai Cavalieri che giusto adesso li stanno
minacciando e così i Novgorodesi sono chiamati a prepararsi
per difendere la città da soli o quasi. C’è una
schermaglia con gli Svedesi in cui i Novgorodesi hanno la meglio, ma
l’assedio non viene tolto e il 6 agosto Orehovez si deve
arrendere. Gli Svedesi tenendo in ostaggio i dieci bojari che
là si trovano, lasciando che i Lituani se ne tornino a casa
senz’armi indosso. Probabilmente per ragioni di stagione,
perché gli uomini sono stanchi e non hanno ricavato alcun bottino e
per ragioni politiche Magnus deve tornarsene in Svezia. Lascia una
guarnigione a Koporié e l’avventura per il momento è
finita, almeno per lui.
A questo punto per i Novgorodesi è inutile aspettare aiuti
esterni e si rivolgono alla vicina Pskov affinché Koporié non rimanga
in mano svedese e non disturbi così anche le rotte di
quest’altra città. Arriva l’inverno e il forte non
è stato ancora espugnato e, benché l’alleato lasci il
campo, i Novgorodesi restano aspettando il momento buono che arriva a
febbraio quando con un assalto catturano Koporié, fanno prigionieri
gli Svedesi che non sono stati uccisi e con i bojari liberati
tornano trionfanti in città.
Con quel che abbiamo detto finora, tutta questa storia suona molto
strana, a meno che il testo latino (non conservatosi) da parte
svedese sia stato mal tradotto a Novgorod e quindi mal interpretato,
com’è molto probabile, e a meno che le Cronache Russe
non ci abbiano nascosto qualcosa. Molte sono le ipotesi che si
possono fare, se il tenore dei documenti fosse stato altro.
Di certo Magnus aveva necessità di proclamare quella benedetta
Crociata per poter spendere i fondi raccolti e allargare il proprio
dominio, di certo gli interessava riuscire a controllare i territori
che i novgorodesi si attribuivano come propri per i ricchi prodotti e
di certo gli sarebbe piaciuto imporsi in quella città al posto
dei principi moscoviti o lituani quale unico principe protettore e,
chissà, anche imporsi all’Hansa…
Inoltre il nostro sapeva bene che l’inverno incalzava
rapidamente da queste parti sin dalla fine di agosto per cui non
avrebbe potuto tenere Koporié troppo a lungo senza forniture e aiuti
esterni. La mossa migliore sarebbe stata continuare subito verso
Ladoga e poi per Novgorod dove, vincendo, avrebbe avuto in mano la
città e tutto quanto aveva finora auspicato di ottenere. O
forse sperava nei Cavalieri che avrebbero potuto costringere i
Novgorodesi a negoziare con lui, se li avessero messi in crisi
attaccando Novgorod via Livonia Pskov.
Carta orientativa dei popoli baltici (clicca sopra per
ingrandirla)
Non lo sapremo mai perché l’Europa proprio adesso è
sconvolta dalla più grande catastrofe di tutta la sua storia:
La Morte Nera! La peste bubbonica, partita da Caffa nel 1347 è
già lungo il Reno e nel 1349 arriva sul Baltico in Svezia
mietendo numerose vittime…
Sembra che Magnus abbia interpretato questo evento come locale e come la
punizione divina per non essere riuscito a sterminare i Pagani e gli
Scismatici. Sua cugina Santa Brigida (sempre dalla sue Rivelazioni
postume) gli dice che ha fallito perché non ha rispettato quanto
Cristo gli aveva imposto su digiuni e cuore in pace ed anzi aggiunge
che il Redentore avesse aggiunto: “Ti consegno questa parte
della Terra (ancora pagana) e te l’affido perché me ne
dia poi conto (se avrai compiuto il tuo dovere di Crociato)”.
Intanto la lotta per le terre scandinave si complica e Magnus lo
ritroviamo detronizzato da Alberto di Meclemburgo e tenuto
prigioniero. Questo nuovo re impone all’Hansa di interrompere
ogni contatto con Novgorod e ai Teutonici e ai vescovi del Baltico di
dare una mano in più affinché si ponga una specie di blocco
commerciale alle Terre Russe tutte. Dalla sua parte trova il Papa su
questa posizione, ma non è così semplice con le nuove
situazioni seguite alle morti per peste di vuoto di persone in tutti
i settori della vita civile. Eppure Magnus è risparmiato dalla
peste e nel 1350 si dice che rimettesse le vele al vento diretto ad
est… Ma questa è una leggenda poiché non si sa più
niente di lui fino a quando suo figlio Haakon non riesce a liberarlo
dalla prigionia dei Meclemburgo… per vederlo dopo affogare
nel 1374 non lontano da Stoccolma.
Per
i russi esiste invece un’altra leggenda satirica nata nel XV
sec. sul mitico Magnus. Qui si racconta che si convertisse
all’Ortodossia e morisse da semplice e santo monaco col nome
Gregorio in un monastero sul Lago Ladoga dopo aver lasciato un
testamento in cui ammette tutte le sue “colpe” e avvisa i
suoi discendenti di non assalire mai più questa città.
Per
amor di cronaca aggiungiamo infine che il Papa Alessandro VI nel 1496
(quando ormai Novgorod non contava più) emise l’ultima
Bolla per il reclutamento in Svezia di Crociati da mandare contro i
pagani finnici e gli scismatici russi, ma che rimase senza seguito
pratico!
Bibliografia essenziale:
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Skazanija Novgoroda Velikogo, Sankt-Peterburg 2004
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Christiansen – The Northern Crusades, London 1997
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J. Fennell
– The Crisis of Medieval Russia 1200-1304, London 1988
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