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Vi è una stretta concomitanza, sul piano politico-istituzionale, tra
l'indebolirsi del potere imperiale romano-germanico (a causa dello sviluppo dei
Comuni e delle prime tendenze centrifughe in direzione del nazionalismo o
dell'autonomia regionale-territoriale) e l'affermarsi della colonizzazione verso
le terre slave.
Furono i principi contemporanei al Barbarossa che, superata l'Elba,
cominciarono a inglobare le rive del Baltico: Enrico il Leone, duca di Sassonia
e di Baviera, e Alberto l'Orso, margravio del Brandeburgo, che conquistarono la
Pomerania (definitivamente nel 1180) e nel 1147 attaccarono gli obodriti e i
liutici, fino a conquistare il loro Stato nel 1160. Dieci anni dopo sorgerà su
queste terre lo Stato di Meclemburgo, vassallo della Germania.
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Federico I Barbarossa (1152-90), del casato Hohenstaufen, compì numerose
spedizioni verso est. Nel 1157 invase persino la Polonia, il cui principe
cattolico, Boleslao IV, aveva rifiutato di versare il tributo e di concedere il
consueto contingente armato per le spedizioni italiane dell'imperatore. Boleslao
fu costretto a sottomettersi e pesante, di conseguenza, divenne l'ingerenza di
Federico anche nei fatti interni di Boemia e Ungheria.
Nel corso delle sortite antislave egli si scontrò anche col duca tedesco
Enrico il Leone, della casa dei Welfen (guelfi), che aveva creato un regno,
dalla Baviera al Baltico, troppo grande per essere compatibile con la potenza
imperiale. E probabilmente Enrico sarebbe diventato imperatore se avesse avuto
l'appoggio degli altri feudatari.
In quella occasione Federico seppe sfruttare il fatto che Enrico si era
rifiutato di fornirgli i contingenti previsti dai suoi obblighi feudali per la
quinta discesa imperiale in Italia, in cui infatti il Barbarossa subì una grave
sconfitta a Legnano da parte della Lega Lombarda (1176), appoggiata dal papato.
Convocata la dieta imperiale, Federico fece deporre Enrico, privandolo dei
suoi beni (1180). Enrico poi guiderà i principi tedeschi contro l'imperatore
Enrico VI (1190-97), ma intanto il suo regno era stato spartito tra i principi
laici ed ecclesiastici fedeli all'impero, e di questo ne approfittarono col
tempo sia i danesi, per espandersi anch'essi verso est, che la Lega Anseatica,
una sorta di federazione di ricche città mercantili del nord e dell'est (1161).
Questi conflitti interni alla Germania furono di un certo vantaggio per gli
slavi, in quanto gli Staufer (Federico I, Enrico VI e Federico II) erano
scarsamente radicati nel loro paese, né possedevano un forte nucleo ereditario
territoriale, per cui erano continuamente costretti a usare truppe mercenarie,
ad ampliare i loro territori con continue campagne militari, a cedere vari diritti
pubblici a favore di principi locali, anche per assicurarsi un appoggio per la
loro politica estera.
Nel 1156, tanto per fare un esempio, in virtù di tali concessioni, il casato
di Babenberg ottenne la trasformazione della marca d'Austria (un feudo
revocabile) in ducato (possesso ereditario), e questo come premio per essere
stata l'Austria il principale avamposto tedesco antislavo nel corso di un secolo
e mezzo.
In tal modo si faceva nascere l'Austria indipendente, che però col tempo
guarderà al rapporto con gli slavi di Boemia e di Ungheria con un interesse
maggiore che non verso la stessa Germania.
L'area territoriale della Germania era comunque raddoppiata dall'inizio
delle crociate, giungendo a interferire direttamente con gli slavi dalla Polonia
alla Boemia, fino alla Slovenia e alla stessa Russia.
In particolare il grande impero della Germania comprendeva i seguenti
territori: Sassonia, Frisia, Turingia, Franconia, Svevia, Baviera, Lotaringia; a
questi antichi possedimenti si univano il marchesato d'Austria, la Stiria, la
Carinzia, la Carniola e il territorio abitato dai serbi di Lausitz, tra l'Oder e
l'Elba. Erano inoltre vassalli dell'impero il regno boemo, lo Stato degli
obodriti, Lombardia e Toscana dell'Italia centro-nord, la Burgundia.
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