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Le crociate contro gli slavi furono bandite col classico pretesto della
civilizzazione di tribù barbariche, dai costumi rozzi, con religioni pagane,
allo scopo di spogliarle dei loro beni.
Il primo appello a una guerra santa fu lanciato nel 1108 dai vescovi della
provincia di Magdeburgo, anche se la vera e propria crociata si ebbe solo nel
1147, con la predicazione di Bernardo di Chiaravalle a Francoforte sul Meno,
diretta contro la tribù dei vendi.
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Al comando del marchese di Brandeburgo, Alberto l'Orso, e del duca di
Baviera e Sassonia, Enrico il Leone, si misero non solo i tedeschi, ma anche i
danesi, i polacchi e i boemi: un imponente esercito di centomila soldati.
Il principe Nicloto, capo dei vendi del Mecklemburgo, fu praticamente
costretto a sottomettersi e a battezzarsi. La penetrazione successiva dei coloni
determinerà la definitiva sconfitta, anche culturale, di questa e altre tribù
slave.
Si distinsero nell'opera missionaria i benedettini (già presenti in Boemia e
Polonia nel sec. XI), i cistercensi, i premostratensi e gli agostiniani, che
ricevettero terre dai signori feudali, consolidando così la spinta germanica del
XII secolo tra l'Elba, la Saale (affluente dell'Elba) e l'Oder.
Già duca di Sassonia, il nuovo imperatore Lotario II di Supplimburgo
(1125-37), incoronato da papa Innocenzo II, non combatté solo contro i normanni
in Sicilia, ma anche contro gli slavi, favorendo le grandi famiglie degli
Schauenburg, degli Ascani e dei Guelfi.
Ormai a est procedevano non solo i tedeschi ma anche gli olandesi e i
fiamminghi. Il Brandeburgo (ove sorgerà Berlino) fu letteralmente svuotato degli
slavi residenti.
Enrico il Leone, che morì nel 1195, duca di Baviera e di Sassonia,
oppositore degli imperatori svevi, aveva il pieno controllo dei vescovati di
Oldenburg, Ratzenburg e Mecklemburg, d'importanza strategica per il controllo
delle terre slave.
Parallelamente a questi processi si svolse la durissima lotta per le
investiture ecclesiastiche tra gli imperatori germanici, che volevano un clero
ossequiente, e la chiesa romana, che, quale potentissimo feudatario, rivendicava
strenuamente la propria indipendenza.
Papa Gregorio VII (1073-85), che si avvaleva non sono del clero regolare e
secolare, ma anche dell'apporto militare normanno, voleva addirittura che il
potere laico dipendesse da quello ecclesiastico. La scomunica inflitta a Enrico
IV, cui seguì la ribellione dei principi tedeschi, obbligò l'imperatore
all'umiliante cerimonia di penitenza.
La lotta per le investiture si concluse nel 1122 col Concordato di Worms,
che sancirà il diritto all'investitura dei vescovi da parte del pontefice, anche
se sarà l'imperatore ad assegnare loro i feudi. In Germania l'investitura doveva
avvenire dopo l'assegnazione del feudo; in Italia e in Borgogna il contrario.
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