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Nei secoli VI-XI le terre tra l'Elba (Labe) e la Saala erano abitate da
popolazioni antichissime: gli slavi occidentali, facenti parte dell'unione
tribale serbo-lausica. Più a sud dell'Elba vi erano le unioni tribali dei Labi:
Liutizi e Obodriti.
Lungo le rive del Baltico abitavano invece le tribù dei Pomerani, i quali,
insieme a Liutizi e Obodriti vengono denominati "slavi baltici".
Invece lungo il corso superiore dell'Elba e del fiume Morava vivevano le
tribù ceko-morave e sulle pendici meridionali dei Carpazi le tribù slovacche.
Nel suddetto periodo storico queste popolazioni vivevano nella fase
clanico-tribale, per cui non conoscevano lo sfruttamento intensivo della terra,
lo schiavismo, il servaggio ecc. Esse tendevano a trasformarsi in Stato feudale
proprio nella misura in cui venivano a contatto col feudalesimo euroccidentale.
P.es. verso la metà dell'XI secolo si formò lo Stato degli Obodriti, che si
mantenne per un secolo e che rappresentò il centro della lotta degli slavi
polabi contro l'aggressione germanica.
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La trasformazione del regime clanico primitivo in feudale era tanto più
veloce quanto più le popolazioni erano state precedentemente a contatto con
l'oppressione schiavistica romana o avevano avuto rapporti commerciali coi
romani.
Presso le tribù ceko-morave la decadenza del comunismo primitivo era già
iniziata nei primi secoli della nostra era. La terra arata era diventata
proprietà privata del contadino. La trasformazione dei contadini liberi in servi
della gleba si era praticamente verificata tra il VI e il X secolo.
La resistenza dei contadini a questo tipo di servaggio determinò la nascita
dello Stato militarizzato e giudiziario, favorito peraltro dalla minaccia,
intorno al VI sec., dell'invasione dei nomadi àvari, che si insediarono in
Pannonia.
La prima grande unione slava anti-àvara fu appunto quella dei principati
ceko-moravi e pannonici del 623, capeggiata dal condottiero Samo (623-58), che
non solo riuscì a fermarli, ma fu anche capace di sconfiggere le truppe del re
franco Dagoberto I (629-39). Lo Stato creato da Samo, morto nel 658, non riuscì
però a sopravvivergli, quando fu scongiurato il pericolo esterno.
Furono le nuove incursioni franche di Carlo Magno e di Ludovico il Germanico
che ridiedero la spinta al rafforzamento dell'unità statale di quei territori
slavi.
Il principato di Moravia era un vasto Stato di slavi occidentali e,
nonostante alcuni principi, come Pribina, Rostislao e Svatopluk, si lasciassero
sedurre dalle promesse dei principi tedeschi, esso preferì stringere alleanze
con l'impero bizantino, tanto che nell'874 Ludovico il Germanico fu costretto a
riconoscere l'indipendenza dello Stato moravo.
Il suo indebolimento cominciò a verificarsi quando alcuni principi
preferirono appoggiarsi alla chiesa latina per poter allargare i propri confini,
acuendo le contraddizioni del servaggio. Alcune tribù si staccarono dallo Stato
moravo, che così non seppe affrontare l'invasione dei nomadi ungari, nel
905-906, che conquistarono soprattutto le terre slovacche.
Dopo questi avvenimenti lo sviluppo storico degli slovacchi si separò da
quello dei ceki, i quali, costituitisi in Stato autonomo alla fine del IX sec.,
diventarono il baluardo contro l'aggressione germanica e ungara. Anzi, fu
proprio grazie all'aiuto dell'esercito ceko di Boleslao I che l'imperatore
Ottone I riuscì a sconfiggere gli ungari nel 955.
Lo Stato ceko-boemo si estese progressivamente verso la Moravia e la
Polonia, sicché ad un certo punto si stabilì un confine comune con la Rus' di
Kiev, che permise notevoli scambi commerciali e culturali.
La Polonia non poté essere conquistata dai boemi perché anche qui si stava
formando uno Stato slavo feudale di notevoli dimensioni, praticamente limitato
dal Baltico, dall'Oder e dai Carpazi. La proprietà terriera di tipo feudale
cominciò ad affermarsi e svilupparsi in Polonia intorno ai secoli VII-IX.
Come molti altri popoli slavi, anche i polacchi passarono dall'ordinamento
comunitario primitivo al servaggio, saltando la fase dello schiavismo. Vi erano
sì schiavi, ma come frutto di guerre vittoriose: l'economia restava tribale, e
quando si trasformò in feudale, gli schiavi divennero servi della gleba, legati
alla terra e ai rapporti di dipendenza personale.
Le tribù polacche erano tante: Poloni, Masovi, Vislani, Pomerani, Lenzani...
e solo verso la metà del IX sec. esse si unirono attorno a due centri
principali: il principato dei Vislani, nella Piccola Polonia, e quello dei
Poloni, nella Grande Polonia.
Dopo che il grande principato di Moravia ebbe conquistato le terre dei
Vislani (877), la Grande Polonia diventò il centro della formazione statale. E
il primo Stato polacco si formò col principe Mieszko I (960-992), il quale,
insieme a molti nobili polacchi, preferì aderire al cattolicesimo latino, che
inevitabilmente mortificò lo sviluppo autonomo di una cultura slava.
Nonostante la Polonia fosse cattolica, la Germania di Ottone I cercò a più
riprese di conquistarla, ma nel 938 contro i feudatari germanici vi fu
un'insurrezione generale da parte degli slavi polabi, grazie alla quale,
successivamente, la Polonia riuscì a togliere al ducato di Boemia la regione
molto ricca intorno a Cracovia, raggiungendo così la sua massima espansione.
La guerra con la Germania riprese con l'ascesa al trono di Enrico II, ma
anche questa volta ebbe la meglio la Polonia, il cui principe Boleslao il
Coraggioso assunse il titolo di re nel 1025.
Queste vittorie contro i tedeschi esaltarono i principi polacchi, che
pensarono di espandersi verso est, a spese dei russi. L'imperatore germanico
Enrico II ovviamente favorì questa impresa, nella speranza di distogliere i
polacchi dai confini occidentali.
Inaspettatamente nel 1018 il re Boleslao riuscì a impadronirsi di Kiev,
elevando alla dignità di granduca Svatopluk, in precedenza cacciato dalla città
dal fratello Jaroslav il saggio. Quest'ultimo, tuttavia, scacciò di nuovo
Svatopluk e ridusse i confini della Polonia, che da allora cominciò a subire una
serie di sconfitte anche da parte dei boemi e degli ungheresi, al punto che la
Boemia riuscì a riprendersi nel 1021 la Moravia.
Quando poi la Polonia fu attaccata anche dai tedeschi (1025-34), ne
approfittarono subito Boemia e Rus' per riprendersi i territori tolti loro da
Boleslao il Coraggioso.
La rivolta dei contadini polacchi contro i nobili che li sfruttavano fu
inevitabile (1037). Fu così estesa che i nobili, per reprimerla, furono
costretti a chiedere aiuto ai feudatari tedeschi: il che trasformò lo Stato
polacco in un vassallo di quello germanico.
Boemia e Polonia, nei secoli XI-XII, entrarono nella fase del feudalesimo
avanzato. La Boemia era uno Stato diviso in piccoli territori, tenuti uniti
dalla comunanza della cultura e della lingua, nonché dall'esigenza di far fronte
ai tentativi di occupazione compiuti dai tedeschi e dagli stessi polacchi.
Nonostante le vittorie conseguite, non poté impedire a Federico Barbarossa di
nominare il principe di Moravia e il vescovo di Praga principi dell'impero
germanico, il che li rendeva indipendenti dal re ceko.
Nel XII secolo iniziò, da parte dei contadini tedeschi, il processo di
colonizzazione delle terre boeme più vicine ai confini. Un secolo dopo il
fenomeno divenne di massa. Feudatari laici germanici s'insediarono in Boemia
pretendendo vasti possedimenti terrieri. Agli immigrati tedeschi si aggiunsero i
cavalieri teutonici, i templari, i francescani e i domenicani.
I re ceki non si rassegnarono e dopo molte resistenze riuscirono ad ottenere
da Federico II il riconoscimento dell'indipendenza del loro paese e
l'ereditarietà della corona ai sovrani boemi (Bolla d'oro di Sicilia del 1212).
Purtroppo appena 30 anni dopo il paese dovette subire, insieme all'Ungheria e
alla Polonia, l'invasione mongolo-tartara (1241-42).
Sarà però il re ceko Vratislao I che in qualche modo riuscirà a fermare
l'orda asiatica, a recuperare alcuni territori sottratti in precedenza dai
tedeschi e persino a incorporare nello Stato boemo l'Austria, la Stiria, la
Carinzia e la Carniola. Cosicché si formò uno Stato molto vasto, che si trovò
ben presto in conflitto con gli ungheresi del re Bela IV.
Tuttavia, poiché il patriziato tedesco residente in Boemia non faceva nulla
per favorire la centralizzazione dello Stato, la monarchia tendeva
inevitabilmente a indebolirsi. E infatti nel 1278 l'imperatore tedesco Rodolfo
d'Asburgo riuscì a conquistare la Stiria, la Carinzia, la Carniola e la stessa
Moravia. Anche se sotto Venceslao II gli Asburgo dovettero accettare l'unione
della Boemia e della Polonia in un unico Stato.
Quanto alla Polonia, negli anni 1040-70, dopo la repressione
dell'insurrezione contadina degli anni 1037-38, i feudatari si erano stretti
attorno ai principi Casimiro I il Ricostruttore (1039-58) e Boleslao II
(1058-79), i quali, sfruttando la lotta per le investiture tra Enrico IV e
Gregorio VII, si erano liberati dell'influenza germanica.
Tuttavia, i feudatari polacchi, non sopportando più l'autoritarismo di
Boleslao II, ch'era arrivato a eliminare il vescovo di Cracovia, mandarono al
governo, con l'appoggio dei tedeschi e dei boemi, Ladislao I (1079-1102), il
quale ovviamente rinunciò a ogni politica centralistica. Di questa debolezza
statale (a metà del XIII sec. la Polonia sarà divisa in 20 ducati) cercò di
approfittarne l'imperatore tedesco Enrico V, ma nel 1109 venne sconfitto dalla
stessa popolazione polacca.
Fu l'ultima vittoria significativa. Infatti, nel 1157 il marchese Alberto
l'Orso s'impadronì del Brandeburgo, presso la frontiera polacca. Negli anni '60
e '70 il Barbarossa (1152-90) riuscì a sottomettere gli slavi polabo-baltici.
Nel 1181 il principe della Pomerania occidentale si riconobbe vassallo
dell'imperatore tedesco.
La Polonia del principe Corrado di Masovia (Masuria) e Cuiavia (due regioni
del bacino della Vistola, oggi in territorio polacco) chiese aiuto al
pontefice Gregorio IX, che gli inviò i cavalieri teutonici allo scopo di
soggiogare i prussiani. Realizzato il compito, i Teutonici, dopo essersi uniti
coi Portaspada, coi quali conquistarono alcune terre baltiche orientali,
pretesero di costituirsi come Stato, stringendo così la Polonia da due lati e
indebolendola al punto che nulla poté fare al cospetto delle devastanti
invasioni mongolo-tartare del 1241, 1259 e 1287.
Dal XIII secolo in poi la Polonia non poté impedire in alcuna maniera il
grande afflusso di coloni tedeschi all'interno dei suoi territori.
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