IL GRANDE LENIN

Per un socialismo democratico

- 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21 - 22 - 23 - 24 - 25 - 26 -


1900: nasce l'Iskra

A cavallo tra il XIX e il XX secolo il capitalismo entrò nella sua fase estrema e conclusiva, quella imperialistica. I monopoli divennero il fattore decisivo nella vita economica delle maggiori potenze capitalistiche e nella politica mondiale. Appena portata a termine la suddivisione del mondo in sfere d'influenza tra le nazioni colonialistiche, cominciarono a scoppiare le guerre imperialistiche (ispano-americana, anglo-boera e russo-giapponese) per la redistribuzione delle colonie e la modificazione delle sfere d'influenza. Nel corso del primo decennio del Novecento si formarono i blocchi imperialistici che in seguito avrebbero scatenato la prima guerra mondiale.

In Russia il capitalismo, utilizzando l'esperienza tecnica e le ultime forme organizzative del progresso industriale degli altri paesi capitalistici, si sviluppava impetuosamente. Anzi, per i ritmi e la concentrazione della produzione la Russia già superava i paesi occidentali più avanzati, dei quali comunque continuava a restare l'anello più debole, poiché, accanto alle grandi fabbriche e officine, sopravvivevano imprese di dimensioni piccole e medie, dove i rapporti di lavoro erano caratterizzati da forme di sfruttamento pre- o paleo-capitalistiche. Inoltre nelle campagne predominavano le grandi aziende a conduzione di tipo semifeudale, che impoverivano enormemente i contadini (rappresentanti i 5/6 della popolazione attiva); e nell'eterogenea struttura economica russa conservava ancora una notevole importanza la produzione artigianale.

Allo sviluppo industriale degli anni Novanta fece seguito la grave crisi europea del triennio 1900-3, che coinvolse in breve tempo anche la Russia, dove si verificarono la rovina di un gran numero di piccoli e medi imprenditori, la conseguente formazione di grandi monopoli, una forte disoccupazione di massa, la carestia e la fame per milioni di persone. Questa situazione determinò la nascita del movimento rivoluzionario di emancipazione, di cui il proletariato urbano e industriale, di orientamento marxista, divenne l'elemento portante. La forza di quest'ultimo stava soprattutto nell'elevato livello della sua coscienza di classe, derivante dall'asprezza delle contraddizioni esistenti nel paese, e anche dai suoi stretti legami con gli strati proletari e semiproletari delle campagne.

Liquidare il terzo periodo!”

Lenin cominciò a svolgere la propria attività propagandistica nella cintura industriale di Pietroburgo, dove già operavano una ventina di circoli marxisti, che nel 1895 si unificheranno nell'Unione di lotta per l'emancipazione della classe operaia, da lui stesso fondata.

L'Unione non si limitava a continuare l'indirizzo ideologico del gruppo plechanoviano Emancipazione del lavoro, del 1893, ma mirava anche a fondere il socialismo scientifico col movimento operaio, passando dalla propaganda del marxismo fra pochi operai d'avanguardia, all'agitazione politica sulle questioni di attualità fra le grandi masse della classe operaia.

In tal modo l'Unione preparava la formazione di un partito operaio rivoluzionario marxista. Sennonché, quand'essa riuscì a estendersi in tutti i principali centri industriali, organizzando gli operai che volevano scioperare, Lenin venne immediatamente arrestato e deportato in Siberia, dove resterà dal 1897 al 1900.

Nel 1898 si cercò ugualmente di costituire a Minsk il Partito operaio socialdemocratico russo (Posdr)1, raccogliendo l'eredità dell'Unione, ma il Manifesto, lanciato a nome del Congresso, non parlava di rivoluzione socialista guidata dall'alleanza operaio-contadina. Inoltre mancavano il programma e lo statuto, e i membri del comitato centrale furono ben presto arrestati.

Lenin, intanto, nel suo esilio proseguiva l'opera demolitrice delle idee populiste, dimostrando con lo studio scientifico, Lo sviluppo del capitalismo in Russia, che il capitalismo andava sviluppandosi non solo nell'industria ma anche nell'agricoltura.

Purtroppo una serie di fattori e circostanze di tipo sociale, politico e ideologico provocarono in quegli anni un arretramento della socialdemocrazia russa verso posizioni opportunistiche. Probabilmente ciò dipese anche dal fatto che nella polemica con i populisti i marxisti fecero valere soprattutto le ragioni ideologiche, tralasciando di considerare le possibili alleanze politiche in funzione anticapitalistica e antifeudale.

Anche in questo senso si può affermare che tra i fattori, diretti e indiretti, che generarono l'opportunismo, si possono segnalare:

1. lo sfascio dell'Unione di lotta e la mancata realizzazione di un partito operaio rivoluzionario, unitamente alla disorganizzazione dei vari comitati marxisti, circoli e gruppi locali, slegati tra loro e persino divergenti a livello ideologico;

2. la definitiva vittoria ideologica sul populismo e il successo di certi scioperi, tumulti e manifestazioni del movimento operaio, che resero il marxismo un fenomeno di “moda” fra la gioventù rivoluzionaria, spesso caratterizzata da idee confuse e inesperienza nelle questioni pratiche;

3. l'influenza negativa che sul piano teorico esercitava ancora la cosiddetta corrente del “marxismo legale” (cioè il marxismo di quegli intellettuali marxisti solo a parole che, scrivendo i loro articoli sulla stampa permessa dal regime, evitavano di riferirsi alla rivoluzione socialista);

4. l'imperversare delle feroci persecuzioni della zarismo, il quale sosteneva la moderna organizzazione della borghesia e la grande proprietà fondiaria.

Tutto ciò produsse tra le file della socialdemocrazia, disordine ideologico, oscillazioni politiche e confusione organizzativa, al punto che si decise di abbandonare l'agitazione politica a favore di una pura e semplice lotta per le rivendicazioni economiche (aumenti salariali, riduzione dell'orario di lavoro ecc.). Proprio mentre l'ascesa sempre più vigorosa del movimento operaio e l'evidente approssimarsi della rivoluzione esigevano, oggettivamente, la fondazione di un partito unico e centralizzato, capace di dirigere il movimento, s'imponeva invece, sul piano soggettivo, una tendenza radicalmente opposta, che dava al frazionamento organizzativo e allo sbandamento ideologico una giustificazione teorica.

La corrente che meglio incarnò questo atteggiamento opportunista – simile al revisionismo di Bernstein – fu quella del cosiddetto “economicismo” (l'economia agli operai e la politica alla borghesia liberale). Il suo “manifesto” venne scritto dalla E. D. Kuskova e S. N. Prokopovič, e le due riviste che meglio la rappresentavano erano in Russia “Rabociaia Mysl” (“Il pensiero operaio”) e all'estero “Raboceie Dielo” (“La causa operaia”).

Il primo documento contro l'opportunismo economicista, cioè la Protesta dei socialdemocratici russi, Lenin, con altri 17 deportati marxisti, lo scrisse in Siberia nel 1899. Qui appare netta l'esigenza di creare un partito operaio indipendente che agisca nella più rigorosa clandestinità e che – come Lenin dirà qualche anno dopo nel Che fare? – si ponga come compito la liquidazione del “terzo periodo” della storia della socialdemocrazia russa, quello che, iniziato nel 1898, procedeva contemporaneamente alla prigionia siberiana di Lenin.

Bisogna sognare!”

Scontata la pena, Lenin cercò di riprendere i contatti con i circoli marxisti di Pietrogrado2, ma le intenzioni “omicide” della polizia zarista lo costrinsero nuovamente all'esilio. Convinto che “nell'Europa moderna, senza un organo di stampa politico, è inconcepibile un movimento che meriti d'essere chiamato politico”, cioè che è “assolutamente impossibile concentrare tutti gli elementi di malcontento e di protesta politica”, egli pensò di realizzare questa idea3 a fianco di Plechanov, che allora viveva in Svizzera.

Il problema, in effetti, non era solo quello di ricostruire il disciolto Posdr, ma anche e soprattutto quello di ripristinare l'unità ideologica che gli economicisti avevano spezzato. E per poter fare questo occorreva un giornale che contribuisse a evidenziare i contrasti presenti all'interno della socialdemocrazia russa e a sviluppare, mediante l'attività politica, la linea che si riteneva più aderente all'ortodossia marxista. Esso insomma avrebbe dovuto svolgere un compito di propaganda ideologica, di agitazione politica e di coordinamento delle forze del partito.

Consapevole che senza “teoria rivoluzionaria” non avrebbe potuto esserci alcun “movimento rivoluzionario” e che questa teoria andava fatta acquisire agli operai “dall'esterno”, attraverso i “rivoluzionari di professione”, portando la protesta spontanea degli operai a un livello di chiara consapevolezza politica e scientifica – Lenin era giunto ad affermare che anzitutto ci si doveva “delimitare” risolutamente e con precisione dagli opportunisti.

Non intendendo fare del giornale “un semplice ricettacolo di concezioni diverse”, ma, al contrario, lo strumento direttivo di una “tendenza rigorosamente definita”, Lenin pensava di non precludere affatto le colonne del giornale alla polemica fra compagni, anzi, sperava che proprio in virtù di questa polemica si sarebbe potuto mettere in chiaro “la portata delle divergenze esistenti”, permettendo in tal modo alle organizzazioni locali di scegliere con cognizione di causa fra le due correnti dominanti: marxismo (o, se si vuole, leninismo) ed economicismo.

E così, dopo aver contattato numerose organizzazioni socialdemocratiche della Russia ed essersi accordato per un loro appoggio al giornale e aver designato i futuri collaboratori e corrispondenti, Lenin, con l'appoggio di Plechanov – il quale comunque si assicurò la maggioranza della propria linea nella redazione4 – e con l'assistenza della sua infaticabile moglie, fece dell'“Iskra” (“Scintilla”) il centro illegale di unificazione delle forze del partito, di reclutamento e di formazione dei quadri.

Sperando di passare inosservati, essi scelsero come sede della redazione una città brulicante di studenti, Monaco, ma la corrispondenza passava per Praga, affinché le spie zariste non scoprissero il luogo dove veniva edito il giornale. Il primo numero apparve a Lipsia nel dicembre 1900; quelli successivi vennero pubblicati a Stoccarda, Monaco, Londra e Ginevra.

Dopo che Lenin e gli altri della redazione furono costretti a trasferirsi a Londra perché, riconosciuti dagli studenti che simpatizzavano per loro, temevano di essere espulsi dal paese, Plechanov5 e Axelrod, tornati in Svizzera, si limitarono a collaborare in modo discontinuo, non avvertendo con l'urgenza dovuta il compito di legare il socialismo scientifico al movimento operaio. Un compito che l'“Iskra” bene assolveva pubblicando cronache, corrispondenze inviate da tutta la Russia, resoconti di scioperi, tumulti, dimostrazioni, battaglie polemiche sulle questioni teorico-pratiche più importanti.

Proprio in quegli anni infatti iniziarono le prime manifestazioni veramente di massa degli operai. Dal 1 maggio del 1900 fino allo sciopero politico generale dell'ottobre 1905, che bloccò la produzione industriale di tutta la Russia, inaugurando l'insurrezione armata degli operai di Mosca contro l'autocrazia, fu tutto un susseguirsi di manifestazioni operaie sempre più combattive e politicamente consapevoli.

A Rostov sul Don (1902) gli scioperi partirono direttamente dalla lotta rivendicativa degli operai, invece di svilupparsi per adesione all'iniziativa politica degli intellettuali e degli studenti, come quasi sempre era avvenuto in precedenza. Lo sciopero nella Russia meridionale del 1903 fu caratterizzato da un'intera catena di agitazioni operaie – come mai prima era accaduto – all'interno delle quali svolsero un ruolo organizzativo di primo piano le associazioni socialdemocratiche collegate all'“Iskra”. La redazione infatti non si limitava a chiedere un'ampia diffusione del giornale in tutta la Russia, ovvero una collaborazione semplicemente “letteraria”, ma pretendeva anche una collaborazione più propriamente “rivoluzionaria” (p.es. attuando il trasferimento da un punto all'altro del paese, nei momenti critici, delle forze aggregate mediante il giornale, onde costituire un legame effettivo fra tutte le città della Russia).

I corrispondenti dell'“Iskra” – o, come venivano chiamati, i suoi “agenti” – svolgevano in Russia un lavoro molto difficile e pericoloso. Soggetti a costanti repressioni poliziesche, i vari Babuškin, Bauman, Sverdlov, Kalinin, Zelikson, Petrovskij, Stasova e molti altri ancora diffondevano le copie del giornale, le ristampavano con tipografie in loco, inviavano alla redazione lettere, articoli, materiali, organizzavano le raccolte dei fondi.

Lenin non si stancava di ripetere che “la forza di un'organizzazione rivoluzionaria sta nel numero dei suoi collegamenti”. È proprio in virtù di questi collegamenti che l'“Iskra” potrà percorrere clandestinamente le maggiori arterie europee: da Londra a Kiev per Vienna e Leopoli, da Londra a Varna (porto bulgaro sul Mar Nero) da dove raggiungeva Odessa, e poi ancora da Londra al Mar Nero via Alessandria d'Egitto, da Tabriz (estremo nord della Norvegia) ad Arcangelo, da Stoccolma a Riga e Pietroburgo e così via.

Nella primavera del 1903 Lenin è costretto a lasciare Londra per Ginevra, dove comincerà a elaborare, insieme alla redazione, un progetto di programma del partito. Resosi conto che la linea dell'“Iskra” aveva già conquistato la maggioranza fra i comitati marxisti russi, pensò fosse giunto il momento per preparare la convocazione del II Congresso del Posdr. Il compito più importante dell'“Iskra” era stato infatti questo: porsi come strumento capace di educare alla lotta politica cosciente le masse e soprattutto i dirigenti socialdemocratici (operai colti e intellettuali), attraverso i quali – coinvolti in forti organizzazioni politiche di base – si sarebbe poi dovuto costituire un partito di tipo nuovo. Ecco perché gli articoli del giornale erano scritti da quegli stessi militanti che, a livello locale e nazionale, stavano preparando concretamente la rivoluzione.

Il sogno di Lenin, espresso nel libro Che fare?, era appunto quello di far nascere un partito forte, omogeneo, centralizzato, marxista, rivoluzionario, prevalentemente operaio, reparto avanzato della classe operaia (al cui interno dovevano maturare i rivoluzionari di professione), dotato di una vasta rete di organismi locali, che lottasse per realizzare un programma minimo (l'instaurazione di una repubblica democratico-borghese) e un programma massimo (la rivoluzione socialista).

Il Congresso, che aprì i suoi lavori nell'estate del 1903 a Bruxelles e che li concluse a Londra, fu teatro di una grande lotta sulle questioni tattiche, programmatiche e soprattutto organizzative. Gli appartenenti al gruppo dell'“Iskra” si batterono efficacemente contro gli economicisti, i bundisti6 e altri elementi opportunisti spalleggiati da Trotsky.

Si approvò un programma coerentemente marxista, quale non possedeva a quell'epoca nessun altro partito operaio al mondo, un programma che i militanti dovevano accettare integralmente, impegnandosi di persona in una delle organizzazioni del partito. “Bisogna preparare uomini che consacrino alla rivoluzione non solo le sere libere, ma tutta la loro vita”, aveva scritto Lenin nel n. 1 dell'“Iskra”.

Purtroppo però la vittoria del giornale – divenuto organo centrale del “nuovo partito” – fu di breve durata. I profondi dissensi venuti alla luce nel corso del Congresso fra la maggioranza iskrista (bolscevichi) e la minoranza economicista (menscevichi) determinarono ben presto gravi conseguenze. Approfittando della posizione conciliante assunta da Plechanov, i menscevichi s'impadronirono dell'“Iskra” e, successivamente, anche del comitato centrale del partito. A capo di questa campagna antibolscevica si posero Martov, Axel'rod e Trotsky. Ciò poté avvenire anche perché il Congresso non era riuscito a smascherare sino in fondo l'opportunismo dei menscevichi nelle questioni organizzative.7

Il riflusso venne documentato da Lenin nello scritto Un passo avanti e due indietro (1904), nel quale sono delineati i princìpi fondamentali dell'organizzazione del partito, validi ancora oggi: stretta osservanza dello statuto; salda, unica e cosciente disciplina di partito; elettività di tutti gli organi dirigenti dal basso in alto; resoconto periodico di tali organi a quelli superiori; subordinazione della minoranza alla maggioranza; sviluppo della critica e dell'autocritica.

A partire dal n. 52 l'“Iskra”, divenuta organo dei menscevichi, prese il nome di “Nuova Iskra”: era il 1° novembre 1903. La svolta non colse alla sprovvista Lenin e i suoi seguaci. Da tempo essi avevano compreso che un'organizzazione combattiva può essere creata anche in una situazione di declino dello spirito rivoluzionario. Ed è con questa organizzazione ch'essi potevano affrontare, sicuri di vincere, la linea scissionista dei menscevichi.

Nell'agosto del 1904 già erano impegnati per la convocazione del III Congresso del partito; e il 4 gennaio 1905 uscì il primo numero del loro nuovo giornale: “Vperiod!” (“Avanti!”).

*

Cosa dice la Krupskaja sull'“Iskra” nella sua biografia di Lenin?

L'idea di pubblicare un giornale all'estero, per l'attività rivoluzionaria in Russia, a Lenin venne in mente a Pskov, poco prima di decidere di trasferirsi a Monaco con la moglie (che divenne segretaria del giornale), con Julij Martov e Aleksandr N. Potresov, che nel 1895 avevano fondato con lui l'“Unione di lotta per la liberazione della classe operaia”. Ne discussero anche con Gleb M. Kržižanovskij, attivo nel movimento socialdemocratico russo sin dal 1893. Vi era anche il fratello minore di Lenin, Dmitri Ilyich Ulyanov, che divenne medico nel 1901. Leo Deutsch, che con Georgij Plechanov, Vera Zasulič e Pavel Aksel'rod, aveva fondato il movimento “Emancipazione del lavoro”, era l'amministratore, ma non partecipava al lavoro editoriale.

A Monaco già vivevano la Zasulič, Plechanov e Axel'rod, gestendo la rivista “Zarja”. Essi sottovalutavano alquanto la funzione organizzativa che poteva avere l'“Iskra”, anche se non disdegnarono di collaborarvi a livello redazionale (la più convinta era la Zasulič). D'altra parte il loro gruppo non diventò mai un'organizzazione di massa, anzi nell'esilio persero i contatti con la realtà russa. Lenin invece voleva che il giornale restasse del tutto clandestino e indipendente dal centro degli emigrati russi, affinché avesse ampie possibilità di manovra in patria.

Le lettere, provenienti da tutte le parti della Russia, non arrivavano direttamente alla redazione, ma ad alcuni compagni sparsi in varie città tedesche, i quali poi le rispedivano a un certo dottor Lehmann, che le consegnava alla Krupskaja. Il giornale, il cui primo numero uscì a Lipsia il 1° dicembre 1900, veniva spedito in valigie a doppio fondo, per mezzo di vari viaggiatori, che recapitavano le copie in luoghi decisi di volta in volta a Pskov, Kiev e altre località. La redazione aveva collegamenti a Berlino, a Parigi, nella Svizzera e nel Belgio con fiduciari incaricati per la spedizione. Si trattava di trovare sempre nuove persone disposte a portar con sé le valigie. La rete delle relazioni doveva allargarsi il più possibile, anche per cercare fondi con cui pubblicare il giornale (una delle persone che finanziarono il giornale fu Savva T. Morozov8).

Il primo frutto maturo di tale attività fu il capolavoro scritto fra l'autunno del 1901 e il febbraio 1902: Che fare?, attaccato violentemente dai menscevichi. La Krupskaja scrive a chiare lettere che il libro “costituì in abbozzo il progetto di un lavoro rivoluzionario in grande stile e indicò concretamente i compiti da assolvere” (La mia vita con Lenin, ed. Red Starr Press, Milano 2019, p. 60).

Altre edizioni del giornale furono pubblicate a Monaco (1900-1902), ma qui, ad un certo punto, il proprietario della tipografia disse che non voleva rischiare oltre, per cui la redazione decise di trasferirsi a Londra, contro il parere di Plechanov e Aksel'rod, che avrebbero preferito Ginevra. Il lavoro continuava a essere molto cospirativo: nonostante ciò si poteva anche essere arrestati, come p.es. accadde a Iosif Blumenfeld, che curava gli aspetti tecnici della stampa e che per fortuna riuscì a fuggire dal carcere di Kiev. Si trovò una tipografia anche a Baku.

L'invio dei giornali passando per Stoccolma fu un totale fallimento. Più fortunata fu la spedizione attraverso Alessandria d'Egitto, la Persia, la via Kamenez-Podolsk-Leopoli. Secondo la Krupskaja giungeva in patria circa il 10% del materiale spedito, che non consisteva solo in copie del giornale, ma anche di varia letteratura sovversiva, sempre rilegata in copertine dai titoli legali. D'altra parte la richiesta era molto grande. Il gruppo dell'“Iskra” stava avendo un enorme successo: tra la stampa clandestina nessuno lo superava. A Londra conobbero Trotsky, evaso dalla Siberia, che voleva collaborare al giornale.

A Londra il lavoro più faticoso nella lettura della corrispondenza e nella scrittura degli articoli spettava a Lenin, che voleva un partito unito, non su base federativa (come p.es. chiedevano i bundisti), ma centralizzato. Quando il gruppo “Emancipazione del lavoro” propose di trasferire la redazione a Ginevra, Lenin si oppose, ma venne messo in minoranza. L'“Iskra”, d'ora in poi, sarebbe stata stampata là, a partire dall'aprile 1903.

Lenin voleva inserire Trotsky nella redazione, poiché occorreva un settimo membro, ma Plechanov non lo permise. Si optò per Pyotr Krasikov.9 Il lavoro dell'“Iskra” fu così imponente che il partito decise di convocare un II Congresso del Posdr, che si tenne tenne tra Bruxelles e Londra dal 30 luglio al 23 agosto 1903. Al primo Congresso, nel 1898, avevano partecipato solo nove persone: ora invece vi erano 43 delegati con voto deliberativo e altri 14 con voto consultivo. Il programma del partito fu elaborato dalla redazione dell'“Iskra”, che venne considerato suo organo centrale, contro il parere dei bundisti e degli economicisti del “Raboceie Dielo”.

Durante lo svolgimento del Congresso si registrò però la scissione tra la corrente bolscevica e quella menscevica. Lenin voleva ridurre la redazione dell'“Iskra” a tre persone (Plechanov, Martov e lui stesso), per evitare le perdite di tempo dovute alle continue polemiche, tanto più che l'apporto al giornale da parte di Potresov, Aksel'rod e la Zasulič era quasi nullo. Martov rifiutò di collaborare, spinto in questo da Trotsky, che gli era molto amico. A quel punto anche Lenin, stressato da infinite discussioni, decise di uscire dalla redazione (si dimise anche dal CC del partito). Sicché il giornale cadde sotto il controllo dei menscevichi e fu pubblicato da Plechanov fino al 1905. La diffusione media era di 8.000 copie.

Lenin, coi bolscevichi rimastigli fedeli, aveva già in mente di convocare un terzo Congresso. Prima però doveva far partire un nuovo giornale: fu così che nacque “Vperiod!” (“Avanti!”). Il settimanale clandestino fu pubblicato a Ginevra dal 22 dicembre 1904 al 5 maggio 1905. Furono chiamati alla redazione Michail S. Ol'minskij10, Vatslav Vorovsky11 e Anatolij V. Lunačarskij.


1 Il termine “socialdemocratico” va ovviamente considerato in un'accezione diversa da quella odierna.

2 La denominazione tedesca della città, San Pietroburgo (fondata nel 1703 dallo zar Pietro il Grande), venne mutata in Pietrogrado il 31 agosto 1914, appena iniziata la guerra fra Russia e Germania, e così rimase sino al 1924, allorché prese il nome di Leningrado, fino al 1991, dopodiché, finito il socialismo statale, tornò a chiamarsi San Pietroburgo.

3 Già il I Congresso del Posdr l'aveva nominato caporedattore del futuro organo centrale del partito.

4 Al suo fianco erano Martov, Axel'rod, Zasulič e Potresov. Plechanov tendeva a sopravvalutare il ruolo della borghesia liberale e a sottovalutare quelle delle masse contadine rivoluzionarie. Questi errori furono il germe delle sue future concezioni mensceviche.

5 Plechanov dirigeva anche la rivista scientifico-politica “Zarià” (“Aurora”), con la quale appoggiava il lavoro dell'“Iskra”.

6 L'Unione operaio-ebraica generale raggruppava in prevalenza gli elementi semiproletari degli artigiani ebraici della Russia occidentale. Essi erano di mentalità piccolo-borghese e politicamente nazionalisti.

7 Nel periodo della rivoluzione del 1905-1907 i menscevichi si dichiararono contro l'egemonia della classe operaia nella rivoluzione e anche contro l'alleanza tra la classe operaia e i contadini. Essi chiedevano un accordo con la borghesia liberale, che, secondo loro, avrebbe dovuto dirigere la rivoluzione. Negli anni della reazione successiva alla fallita rivoluzione del 1905, la gran parte di loro chiese la liquidazione del partito rivoluzionario clandestino della classe operaia. Dopo la rivoluzione borghese del febbraio 1917 fecero parte del governo provvisorio di Kerenskij, sostenendone la politica imperialistica e lottando contro la rivoluzione socialista in fase di preparazione. Dopo la rivoluzione d'Ottobre diventarono un partito apertamente controrivoluzionario, promotore di complotti e di rivolte contro il potere sovietico.

8 La sua dimora divenne il quartier generale del “Proletkult” di Mosca.

9 Krasikov prese parte attiva alla rivoluzione del 1905-07. Dopo la rivoluzione d'Ottobre fu tra i principali ideatori del sistema legale sovietico, insieme ad A. Vyshinsky, soprattutto in riferimento al regime di separazione tra Stato e Chiesa. Partecipò attivamente alla Lega degli atei militanti, dalla sua fondazione nel 1925. Tra i leader fu uno dei pochissimi vecchi bolscevichi a morire per cause naturali.

10 Fu un critico letterario e non solo un attivista del Posdr. Nel 1917 entrò nella redazione della “Pravda” e dal 1920 al 1924 diresse la Commissione per lo studio della storia della Rivoluzione d'Ottobre e del partito bolscevico. Negli ultimi anni di vita si dedicò all'analisi delle opere di Saltykov-Ščedrin, di cui pubblicò l'opera omnia.

11 Sarà vittima di un omicidio politico da parte di un esponente dell'Armata Bianca nel maggio 1923 a Losanna, in Svizzera, dove era rappresentante ufficiale del governo sovietico alla Conferenza di Losanna.


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
 - Stampa pagina
Scarica PDF

Ricerca nel libro

powered by TinyLetter

Translate:

Acquista il libro su Amazon
Il grande Lenin


Info | Note legali | Contatto | Facebook | Twitter | Youtube