LA SVOLTA DI GIOTTO
LA NASCITA BORGHESE DELL'ARTE MODERNA

DIBATTITO SU GIOTTO

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Oggi, visto che mi solleciti a stare dalla parte dell'arte per la vita, ti voglio parlare del "Muralismo mexicano", traducendo un capitolo del mio libro.

Le influenze che ricevette il "Muralismo Mexicano" furono molteplici: dall'arte e dalla cultura preispanica, dal realismo sociale tedesco, dalla nuova oggettività, dall'espressionismo e da altre correnti dell'epoca. Nel suo manifesto si notano influenze d'ideali romantici, per il suo anticonvenzionalismo, e ribellione contro ogni regola e limitazione, esplosione delle passioni, desiderio di ritornare a un remoto passato, alle radici autoctone del popolo e, quindi, esaltazione di tutto ciò che si considerò creazione o 'produzione', odio per l'arte elitista, per l'arte fine a se stessa, nella convinzione che la 'vera arte' era solo quello che possedeva una funzione sociale, creata collettivamente per le masse popolari e da esse completamente 'compresa'.

José Clement Orozco: L'Uomo in fiamme, Asilo Cabañas, Guadalajara

Ispirato anche dall'idealismo hegeliano, esso credeva che "l'artista appartenesse al suo tempo, vivesse nello spirito e nelle abitudini dell'epoca, ne condividesse idee e manifestazioni. L'artista doveva creare in primo luogo per il popolo, il quale aveva tutto il diritto di esigere che un'opera d'arte fosse comprensibile e a lui vicina".

Nel Manifesto si trovano anche norme realistiche che danno importanza esclusiva al contenuto dell'opera, all'oggettivismo dell'artista, il quale deve prendere la sua tematica da ciò che è più reale e immediato della vita quotidiana, e da idee socialiste-marxiste che determinavano tassativamente che la funzione principale dell'arte era quella di collocarsi al servizio della causa rivoluzionaria proletaria, di combattere la borghesia e il suo sistema economico-politico, di rafforzare la morale e l'unità del popolo, e di essere un veicolo di propaganda politico-sociale.

E l'importanza che dava al contenuto si doveva esprimere in termini realistico-fotografici, doveva condannare ogni astrazione ed anche ogni figurativismo che non possedesse un messaggio sociale.

Lo stesso Alfaro Siqueriros, autore del Manifesto, ci dice qual era la sua poetica: "Non solamente il lavoro nobile, ma persino la benché minima espressione spirituale e fisica della nostra razza, sboccia da ciò che è autoctono (in particolare dagli indios). Il suo ammirevole e straordinario talento peculiare nel creare la bellezza; l'arte del popolo messicano è la più alta espressione spirituale che esista al mondo e la sua tradizione è il nostro tesoro più grande. E' grande perché, essendo del popolo, è collettiva, e questo è il perché la nostra meta estetica fondamentale è quella di socializzare l'espressione artistica, che deve cancellare totalmente l'individualismo borghese. Ripudiamo la cosiddetta 'pittura da cavalletto' e qualsiasi arte dei circoli ultraintellettualistici, perché sono aristocratiche, e glorifichiamo l'espressione 'dell'arte monumentale', perché è di proprietà pubblica. Proclamiamo che il momento attuale è un'epoca di transizione tra un ordine decrepito e uno nuovo che i creatori della bellezza devono realizzare, coi loro migliori sforzi, e riuscire a fare una produzione di valore ideologico per il popolo, che è la vera meta ideale dell'arte (che attualmente è un'espressione di masturbazione individualista), che sia arte per tutti, d'educazione, di battaglia".

La tematica consistette in fatti e personaggi storici messicani, il passato precolombiano, la conquista spagnola, lo sfruttamento nazionale e straniero, la rivoluzione nazionale, le riforme sociali e culturali, democrazia e dittatura, liberazione del popolo, guerra e pace, capitalismo e socialismo, glorificazione del lavoro del popolo umile, della scienza e della tecnica al servizio del progresso. Siccome si trattava di una pittura illustrativa-descrittiva usarono spesso sovrapposizioni di figure, ingrandendo i personaggi più importanti, non importando su che piano e a che distanza si trovassero, come nelle pitture medioevali.

Accentuarono il dinamismo, il movimento, gli effetti cromatici che risaltavano le figure, seguendo uno stile che va dal realismo naturalistico ad un espressionismo drammatico, quello d'accordo con la descrizione didattica, questo con lo scopo di stimolare il sentimento e le passioni, come l'orgoglio, la rabbia, il disprezzo e il rifiuto, l'esaltazione e l'amor patrio.

Le tecniche dell'affresco e dell'encausto furono ampiamente utilizzate, così come le tecniche nuove (150 circa), che prevedevano l'uso di materiali industriali, come la piroxilina (pittura per auto), applicata con pistole d'aria, resine sintetiche (viniliche, acriliche, siliconate), mattonelle cotte ad alte temperature, mosaici, metalli, pietre di vari colori, ecc.

Il "Muralismo Mexicano" basava la sua poetica su principi nazionalistici e rivoluzionari di tendenze socialiste, uniti ad una volontà di rinnovazione pittorica.

In uno dei periodi più tragici della sua vita, Paul Gauguin aveva dipinto un quadro che avrebbe dovuto essere il suo testamento spirituale, che intitolò: "Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?" Lo scopo principale del "Muralismo Mexicano" fu quello di cercare di rispondere a tali interrogativi per rendere coscienti i popoli meticci d'America Latina in generale, particolarmente quello messicano, della loro importanza, della loro grandiosa tradizione culturale precolombiana, della dolorosa conquista spagnola che, nel bene e nel male, dette vita a popoli nuovi, integrandoli al resto del mondo e all'epoca moderna.

Si voleva in sostanza distruggere il sortilegio dei complessi, esaltando l'orgoglio patriottico, lo spirito nazionale, il risorgimento d'un'arte autenticamente messicana, sia nelle sue tematiche sia nell'essenza spirituale. Il popolo, analfabeta nella sua maggioranza, doveva prendere coscienza della sua lunga storia, delle sue origini, della sua identità, grazie ai 'murales' dipinti dappertutto, nei cortili, nelle facciate degli edifici pubblici, delle scuole, delle biblioteche, dei teatri e dei cinema.

Clemente Orozco, uno dei firmatari del Manifesto, confessò nelle sue memorie che alcune idee e intenzioni restarono come utopie. Infatti la socializzazione dell'arte, la soppressione dell'individualismo borghese, il ripudio della pittura da cavalletto e di qualsiasi altro tipo di pittura elitistica o aristocratica, e il produrre solo opere monumentali di dominio pubblico, risultarono, molte di esse, irrealizzabili, o molto relative.

Orozco enumerò le principali difficoltà: in primo luogo nessuno dei pittori si mise d'accordo su cosa significasse e che si sarebbe dovuto fare per 'socializzare l'arte'. Infatti ognuno aveva idee diverse, molte delle quali erano irrealizzabili o inopportune.

Nessuno volle rinunciare alla pittura da cavalletto, anche per ragioni pratiche, di necessità economiche.

Neppure il proposito di dipingere 'murales' collettivamente risultò fattibile, infatti solo pochi sapevano o potevano dipingere 'murales', senza contare che, più tardi, si capì che la pittura da cavalletto, le incisioni e i disegni potevano essere egualmente importanti anche per le finalità ideologiche proposte.

I pittori si resero anche conto che, in accordo con tali ideologie, le opere che rappresentavano 'indios' o operai che lavoravano non piacevano né agli 'indios' né agli operai (o non avevano denaro per acquistarle), in cambio venivano comprate dai borghesi nazionali e dagli stranieri contro i quali ipoteticamente dovevano essere dirette. Al popolo piaceva vedere, e comprare se e quando ne aveva la possibilità, quadri esotici, stranieri e borghesi, che rappresentavano mondi diversi da quello della loro routine quotidiana.

In particolare gli stranieri restavano affascinati da tutto ciò che rappresentava il folclore messicano, che i messicani, in cambio, vedevano troppo usuale e ovvio.

I pittori inoltre si resero conto che il buon gusto non era esclusivo d'una razza o d'una classe sociale, ma era personale e che solo l'educazione poteva completarlo, affinarlo, depurarlo. Infatti è il mal gusto (la pacchianeria) che piace alle masse, che non hanno un'educazione estetico-culturale. Cosicché se i pittori avessero seguito il gusto delle masse avrebbero aumentato il mal gusto o, nel migliore dei casi, avrebbero creato solo pubblicità, disegno grafico, propaganda a buon mercato, ma non arte.

Sorsero inoltre dubbi se l'arte era realmente capace di 'muovere' le masse e rappresentare un'arma politica efficace; infatti tutta la storia dell'umanità registrava proprio il contrario: nessun artista aveva mai creato teorie filosofiche, politiche o scientifiche, nessuna opera d'arte aveva causato mai una guerra o una rivoluzione, i sistemi cadevano quando si dimostravano caduchi, superati.

Orozco si rese anche conto che si era data troppa importanza al contenuto dell'opera d'arte. Se non si raggiungeva un'armonia a priori tra contenuto e forma si faceva una pittura illustrativa, narrativa, descrittiva, documentaria o aneddotica, senza raggiungere un valore estetico: "Con relazione alla pittura, all'opera d'arte, il contenuto ideologico e il tema non hanno l'importanza vitale che le si attribuisce. Certamente il quadro può esprimere o riflettere delle idee, come pure aver microbi sulla sua superficie, ma né le idee né i microbi costituiscono la sua essenza: le idee e i temi sono i mezzi di cui si serve l'artista per realizzare qualcosa d'elevato, d'importante ed è questo che da valore al quadro".

Giancarlo Nacher


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Arte
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Aggiornamento: 11/09/2014