LA SVOLTA DI GIOTTO
LA NASCITA BORGHESE DELL'ARTE MODERNA

DIBATTITO SU GIOTTO

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Cercherò di riassumerti brevemente alcuni paragrafi tra i più importanti del pensiero di R. G. Collingwood, però sarebbe meglio che tu ti leggessi il libro completo 'Principi dell'Arte', edito dalla Oxford University Press di Londra. Pubblicò anche un libro sull'interpretazione della storia.

Collingwood afferma che prima di tutto per saper cos'è l'arte bisogna distinguerla da ciò che non è arte, cioè dalla pseudoarte o artigianato.

L'arte è un fine in sé, non può esser mai un mezzo per un fine. Infatti se lo stimolo di certe reazioni nel pubblico fosse l'essenziale e il fine stesso dell'arte, allora l'artista sarebbe uno spacciatore di droghe e l'arte una droga. Inoltre se così fosse l'arte potrebbe essere insegnata e tutti potrebbero essere artisti applicando le regole che si trovano in un qualsiasi manuale. L'artista nasce, l'artigiano si forma con la pratica.

Inoltre in qualsiasi momento, a contatto con un'opera d'arte, tutti dovrebbero sempre ricevere reazioni psicologiche, percepire, sentire qualcosa, fruirne; la qual cosa non corrisponde a verità. Non solo è necessaria una conoscenza e una preparazione previa, ma anche una disposizione interiore adeguata. 'E' necessaria una predisposizione che proviene da una intenzionalità cosciente'. E si può aggiungere che si deve possedere anche un senso critico, una sensibilità coltivata e affinata, oltre ad ampie conoscenze della storia dell'arte, della traiettoria dell'artista, della corrente alla quale appartiene, dell'ambiente culturale nel quale visse, ecc.

L'arte non è un mezzo per un fine, in tal caso sarebbe pseudoarte o artigianato. Per l'artista la tecnica è solo un mezzo che gli permette di esprimere e concretare la sua idea, il suo punto di vista, le sue interpretazioni genuine.

Mentre per l'artigiano la tecnica è un fine verso il quale va diretta e costruita la sua produzione; un fine preparato, studiato, calcolato anticipatamente nei minimi dettagli e realizzato necessariamente seguendo punto per punto la prassi costruttiva che le regole (o/e la esperienza) lo obbligano a seguire.

Ci sono vari tipi di pseudoarte o artigianato che il volgo confonde con l'arte:

Se 'l'artefatto' ha lo scopo, calcolato e premeditato, di divertire il pubblico e che il suo divertimento si esaurisce generalmente al terminare della funzione, si tratta di spettacolo, divertimento. Se invece ha lo scopo di far suscitare emozioni che hanno un valore pratico che continua ad attuare per un certo tempo, anche quando la funzione o la cerimonia termina, si tratta di magia. (Aggiungo io che le icone potrebbero essere considerate espedienti-artefatti artigianali, o pseudoartistici, magico-religiosi).

(Collingwood enumera altre forme meno importanti di pseudoarte che si confondono con l'arte).

Ritornando all'arte ci dice che non consiste solamente e principalmente nel suscitare delle emozioni perché in tal caso non ci sarebbe differenza alcuna tra l'arte e la droga. E l'artista, in tal caso, sarebbe una spacciatore di droga.

L'arte è creazione, l'artista esprime certe emozioni, è cosciente di possederle, però non sa realmente di che si tratta, generalmente lui stesso si sorprenderà del risultato ottenuto, (che non sarà mai un risultato di una predisposizione e pianificazione previa, esatta), al quale non aveva pensato né calcolato che dovesse terminare in quel modo. (Tra altri anche Picasso lo confessa).

L'artista crea per se stesso e per quelli che lo comprendono. Non può fare a meno di creare, perché per lui è una necessità vitale, una vocazione innata. Non è un mestiere come per l'artigiano. La creazione è la sua maniera di essere, di esprimersi, in un momento determinato, in accordo con determinate e particolari situazioni.

L'arte ha qualcosa a che vedere con l'emozione, nel senso che deve poterla suscitare.

Orbene, da dove giungono all'artista queste sensazioni? Cos'è questo 'qualcosa' creato dall'artista, raggiunto senza aver trasformato la materia prima data, né aver realizzato un progetto preconcepito?

Gli viene da Dio o dalle Muse? Dal subconscio? Dalla sua intelligenza e dal suo saper fare? La prima domanda viene scartata perché antiquata, e anche la seconda, che piace tanto agli psicologi e a Freud, infine anche la terza perché si tratterebbe di una produzione artigianale, di una pseudoarte.

E allora che cos'è, da dove viene? Dalla coscienza: coscienza come fusione tra la ragione e sentimento, però trasformati in termini estetico-artistici.

La qualità e il valore dell'opera dipendono dalla qualità dell'artista che la crea, come la qualità del giudizio critico dipende dalla qualità del critico che lo esprime.

Giancarlo Nacher


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Arte
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Aggiornamento: 11/09/2014