LA SVOLTA DI GIOTTO
LA NASCITA BORGHESE DELL'ARTE MODERNA

DIBATTITO SU GIOTTO

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E.G.) Non si può chiedere all'artista di essere un uomo socialmente o politicamente impegnato, anche se può esserlo culturalmente, visto che ha scelto uno strumento culturale per esprimersi.

G.N.) Oggi la cultura ha un senso molto più ampio che nel passato. Dal punto di vista sociologico la cultura oggi può essere una poesia patriottica come un sonetto d'amore, un campo sportivo, come un marciapiede.

E.G.) ... è del tutto naturale che un artista voglia esprimersi in maniera culturale e di tanto in tanto o a seconda del momento, dell'occasione, pretenda di farlo anche politicamente.

G.N.) Può essere naturale, in determinati casi, ma non generale. Se Picasso fosse stato Dalí, avrebbe, come fece, elogiato Franco e il Papa. La maggior parte dei pittori famosi dell'epoca se ne fregarono della politica pro e contro.

E.G.) ... se si vuole organizzare intorno alla propria arte una scuola, un movimento, dei dibattiti, una produzione teorica (si pensi solo a quella importantissima di Kandinsky), è del tutto legittimo che un artista lo voglia fare.

G.N.) Certamente è libero di farlo, ma non è obbligato a farlo. E la sua importanza e valore artistici futuri non dipendono affatto dal suo sincero o preteso impegno socio-politico.

E.G.) In occidente l'artista non è mai l'esponente di un collettivo che si dedica all'arte e che in questa arte rappresenta le istanze, le storie, le vicissitudini di questo collettivo, e della sua tradizione.

G.N.) Tu vorresti che l'artista fosse solo chi è capace di trasformarsi in un cantastorie col suo organetto o col suo pennello.

E.G.) [Nell'arte occidentale] il pubblico non riesce a produrre artisti che lo rappresentino, ma semmai avviene il contrario: nel pubblico l'artista rappresenta solo se stesso, poi, se trova consenso, e se egli ha bisogno del pubblico per vivere, ecco che l'artista scende subito a compromessi.

G.N.) Credo proprio che tu stia confondendo l'artista coll'artigiano, col virtuoso (secolo XIX). Non hai compreso che il vero artista 'nasce', che la sua è una vocazione alla quale non può sottrarsi, finché dura; infatti non è una vocazione 'vita natural durante', come un titolo nobiliare; a un certo momento della sua vita può esaurirsi, finire, sparire.

Inoltre c'è un altro problema: oggi, che si parla dell'internazionalizzazione dell'arte e degli artisti, metti il caso di un artista che viene dall'Africa o dall'Asia e se ne va a vivere in Polinesia o al Polo, secondo te dovrebbe - per continuare ad essere un artista - imparare la cultura locale e 'cantarla' o dipingerla per dar gusto alle genti del luogo?


E.G.) Un artista alla van Gogh, alla Ligabue oggi non avrebbe senso. Se uno vuol fare arte per il gusto di fare arte, prima di tutto deve avere un lavoro fisso o remunerativo con cui campare in tranquillità.

G.N.) Questi sono problemi che può avere o non avere ogni artista, in ogni epoca.

E.G.) Da noi le migliori opere artistiche di un qualunque artista oggi sono le primissime, quelle degli esordi, quelle del suo periodo giovanile, le uniche fatte nella libertà individuale, ma appena l'artista si afferma, le sue opere diventano standardizzate.

G.N.) Anche questo è un problema individuale, che non si può generalizzare.

E.G.) Il concetto di "standard" cioè di "riproducibilità" oggi è il criterio vincente per dire con sicurezza se un'opera d'arte avrà successo oppure no. Di qui il grande sviluppo dell'arte digitale, che è riproducibile per definizione.

G.N.) Un'altra moda (effimera) del momento.

E.G.) Quando dunque si afferma un rapporto stretto tra artista e pubblico, non si realizza l'esigenza di rappresentare il pubblico nell'arte, ma quella di rappresentare gli interessi di una parte del pubblico, quella che ha maggiore potere economico.

G.N.) E' ed è stato sempre così.

Giancarlo Nacher


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Arte
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Aggiornamento: 11/09/2014