LA SVOLTA DI GIOTTO
LA NASCITA BORGHESE DELL'ARTE MODERNA

DIBATTITO SU GIOTTO

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Certo, non si può negare a nessuno di esprimersi liberamente, né si può obbligare qualcuno a far parte di un collettivo, Non si può chiedere all'artista di essere un uomo socialmente o politicamente impegnato, anche se può esserlo culturalmente, visto che ha scelto uno strumento culturale per esprimersi.

Quando Picasso dipinse Guernica pretese di schierarsi politicamente contro il nazifascismo. Cioè è del tutto naturale che un artista voglia esprimersi in maniera culturale e di tanto in tanto o a seconda del momento, dell'occasione, pretenda di farlo anche politicamente.

Infine, se si vuole organizzare intorno alla propria arte una scuola, un movimento, dei dibattiti, una produzione teorica (si pensi solo a quella importantissima di Kandinsky), è del tutto legittimo che un artista lo voglia fare. Il futurismo, p.es., fu anche un intervento sul sociale e sul politico.

Però voglio chiederti: tutto questo l'artista deve cercarlo da solo? Per quale ragione dobbiamo dare per scontato che nella società borghese l'artista debba prima porsi come individuo singolo e solo successivamente egli possa darsi una veste per così dire "pubblica", "sociale" ecc.?

In occidente l'artista non è mai l'esponente di un collettivo che si dedica all'arte e che in questa arte rappresenta le istanze, le storie, le vicissitudini di questo collettivo, e della sua tradizione.

Da noi si cerca di diventare artisti per imporsi all'attenzione del pubblico come individui singoli. Nel momento stesso in cui uno decide di compiere un'opera d'arte che vuol rendere nota al pubblico, esiste già un conflitto, una tensione tra l'artista e il pubblico, proprio perché l'artista avverte il pubblico come "estraneo", come il "diverso" che deve conquistare.

In questo rapporto conflittuale è del tutto naturale che l'artista si sforzi di apparire "eccessivo", "estremo", "unilaterale", proprio perché spera in tal modo di poter catalizzare su di sé l'attenzione del pubblico.

Il pubblico non riesce a produrre artisti che lo rappresentino, ma semmai avviene il contrario: nel pubblico l'artista rappresenta solo se stesso, poi, se trova consenso, e se egli ha bisogno del pubblico per vivere, ecco che l'artista scende subito a compromessi.

Un artista alla van Gogh, alla Ligabue oggi non avrebbe senso. Se uno vuol fare arte per il gusto di fare arte, prima di tutto deve avere un lavoro fisso o remunerativo con cui campare in tranquillità.

Egli può rappresentare se stesso come artista, nella sua sfera privata, proprio perché in quella pubblica dedica metà della giornata a rappresentare lo Stato, l'ente locale, la banca ecc.

Da noi le migliori opere artistiche di un qualunque artista oggi sono le primissime, quelle degli esordi, quelle del suo periodo giovanile, le uniche fatte nella libertà individuale, ma appena l'artista si afferma, le sue opere diventano standardizzate.

Il concetto di "standard" cioè di "riproducibilità" oggi è il criterio vincente per dire con sicurezza se un'opera d'arte avrà successo oppure no. Di qui il grande sviluppo dell'arte digitale, che è riproducibile per definizione.

Quando dunque si afferma un rapporto stretto tra artista e pubblico, non si realizza l'esigenza di rappresentare il pubblico nell'arte, ma quella di rappresentare gli interessi di una parte del pubblico, quella che ha maggiore potere economico.

Enrico Galavotti


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Arte
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Aggiornamento: 11/09/2014