7 Carattere e società
7 Carattere Società

Il percorso umano verso l’individuazione nel pensiero di Erich Fromm

Home
Premessa
1 Natura umana
2 Natura umana
3 Natura umana
4 Natura umana
5 Natura umana
6 Natura umana
7 Natura umana
8 Natura umana
9 Natura umana
10 Natura umana
1 Carattere Società
2 Carattere Società
3 Carattere Società
4 Carattere Società
5 Carattere Società
6 Carattere Società
7 Carattere Società
8 Carattere Società
9 Carattere Società
10 Carattere Società
Psicologia-Guerra
Bibliografia
Ricerca
Il ruolo dell’educazione ed i post-strutturalisti
Affinché la maggior parte dei membri di una data società possieda quei tratti del carattere conformi alle esigenze sociali, Fromm considera fondamentale il ruolo dell’educazione: per tramite di essa le esigenze della società, anche quelle contingenti, richieste da quel particolare tipo di società in cui l’individuo vive, vengono trasformate in tratti personali che entrano a far parte della struttura caratteriale degli individui, per mezzo della loro interiorizzazione.
La funzione sociale dell’educazione è per Fromm quella di far sì che il carattere dell’individuo si conformi vieppiù al carattere sociale, affinché quelli che egli percepisce come suoi desideri giungano a coincidere con le necessità della sua cultura. Il sistema educativo è dunque per Fromm funzione della struttura socioeconomica della società, ed egli avverte come non si possa spiegare una società sulla base di esso, poiché esso stesso è da essa determinato. (25)
A parte il sistema educativo scolastico, anche i genitori trasmettono al bambino lo spirito della società in cui vivono, essendo essi, nella maggior parte dei casi, rappresentanti del carattere sociale o della classe di cui sono parte; la famiglia media, come si è detto precedentemente, è considerata da Fromm come ‘l’agente psichico della società’.
La personalità dell’individuo, ed in particolare la sua struttura caratteriale, è dunque forgiata secondo Fromm dal particolare sistema di vita così come gli è stato presentato fin da bambino, tramite l’educazione ed attraverso il filtro sociale della famiglia, contenente gli elementi tipici di una data classe o società.
A questo proposito vorrei permettermi di notare come tale idea di Fromm sia presente anche nelle opere di quei pensatori riconducibili alle correnti sociologiche e filosofiche dello strutturalismo e del post-strutturalismo, in particolare in quelle di Focault e di Bordieau.
Sebbene non vi siano, per quanto mi risulta, citazioni reciproche nelle opere di Fromm e dei due autori francesi, nondimeno ritengo che esse presentino notevoli analogie, perlomeno in quanto esse forniscono una visione specifica di quei meccanismi, tra i quali appunto l’educazione, di cui Fromm parla come genesi del carattere sociale.
Partendo anch’egli dalla tradizione marxista, che definisce l’appartenenza di classe nei termini dell’accesso al capitale economico ed al controllo dei mezzi di produzione, Pierre Bordieau individua nel sistema educativo un ricorso tramite il quale la società legittima le disuguaglianze sociali. Egli spiega come le preferenze culturali della classe dominante acquistino forma istituzionale, e come le stesse preferenze della classe dominante per tali gusti istituzionalizzati siano considerati dimostrazione dell’evidenza della superiorità sociale e culturale della classe dominante, in un circolo vizioso creato ad hoc per giustificare ogni disuguaglianza tra individui e tra gruppi sociali.
Ammettendo l’onestà e l’imparzialità degli operatori del sistema operativo scolastico, spiega Bordieau, in esso non si discriminerà apertamente in favore dei bambini appartenenti alle classi privilegiate, giudicando al contrario tutti gli alunni secondo gli stessi criteri di merito; ma sono questi stessi criteri che già portano in sé una discriminazione di valori, essendo essi derivati dalla cultura dominante.
Ciò genera l’apprendimento di modelli di comportamento, preferenze culturali e schemi di pensiero segnati da discriminanti di classe, che vengono internalizzati, col risultato che saranno considerati ‘naturali’, cioè prodotti dalla stessa natura umana: tale processo sta alla base di quello che Bordieau definisce habitus culturale, intendendo con esso l’internalizzazione di regole, gusti, valori e disposizioni come principio generativo che regola pensiero e comportamento degli individui (pratiche culturali).
Secondo Bordieau questo processo è favorito dalla apparente assenza in esso di un carattere impositivo: i valori e le disposizioni internalizzate permettono all’individuo di rispondere ai diversi contesti culturali in una varietà di forme, permettono cioè, come egli afferma, una certa improvvisazione; ma sono i margini di tale possibilità di improvvisazione ad essere determinati nello stesso processo di acquisizione dell’habitus culturale. Le forme di pensiero e di azioni disponibili agli individui sono cioè comunque determinate dallo spirito della società, che Bordieau definisce traiettoria culturale.
Analogamente a Fromm, per il quale le modalità di assimilazione e socializzazione costituenti la struttura caratteriale individuale e sociale vengono determinate attraverso il tipo di lavoro reso necessario in un dato contesto socioeconomico, l’habitus di Bordieau si costituisce attraverso la pratica, e si manifesta come possibilità concrete di comportamento dinanzi ad un problema o rispetto ad una situazione particolare.
L’habitus culturale presenta la maggior efficacia nel determinare il comportamento degli individui quando opera ad un livello incosciente: affinché esso funzioni effettivamente, ogni membro della società (campo culturale, nella terminologia di Bordieau) deve pensare che le possibilità tra le quali egli ritiene di dover scegliere siano necessarie, naturali ed inevitabili, determinate dal comune buon senso: ogni altra persona in una situazione simile dovrebbe perciò comportarsi allo stesso modo, scegliendo cioè tra le medesime possibilità.
Le regole e le preferenze culturali riconducibili all’ideologia dominante giungono così ad essere inscritte in ogni membro della società, che le considererà come parte della natura umana o come logica conseguenza di un comportamento civilizzato, percependo invece come innaturale, incivile o insensata (se non addirittura come impensabile) ogni modalità di azione o di pensiero che sia esclusa da tali regole o estranea alle preferenze prescritte.
Ricalcando il concetto sviluppato nella tradizione marxista di ‘riproduzione sociale’, Bordieau ritiene il meccanismo sovraesposto alla base della ‘riproduzione culturale’, quel processo tramite il quale il sistema educativo rende possibile il mantenimento della cultura e del potere della classe previlegiata e che contribuisce a perpetuare un determinato sistema sociale.
Pur fornendo una visione di come l’individuo è determinato dalla propria cultura di appartenenza, neppure Bordieau esclude la possibilità che questi possa sottrarsi a tale determinismo: regole, norme di comportamento, categorie concettuali e preferenze apprese, egli spiega, funzionano effettivamente come habitus soltanto se gli individui non si interrogano sulla loro origine, ossia sulle condizioni culturali responsabili della loro genesi e delle strutture socioeconomiche che ne rendono necessaria l’esistenza. (26)
Complementare alla nozione di habitus culturale è il concetto di bio-potere introdotto da M. Focault, e credo che anche rispetto ad esso possa risultare fecondo il confronto con le idee di Fromm.
Focault definisce il bio-potere come l’intreccio di tecnologie, di conoscenze e di ideologie che servono ad influenzare e regolare la popolazione, definendo i soggetti umani e controllando i loro corpi ed i loro comportamenti. Il bio-potere, spiega Focault, non è un qualcosa che appartenga a qualcuno in particolare, ma funziona bensì in termini di relazioni entro diversi campi, istituzioni e burocrazie, nelle quali risulta distribuito l’esercizio della funzione del controllo sociale.
Durante la propria esistenza (27), e fin dal momento in cui viene al mondo, l’individuo passa attraverso una varietà di istituzioni, ed ognuna di queste lascia il suo marchio nella persona, ‘producendo i soggetti’, ossia modellando gli individui ai fini del controllo sociale: famiglia, scuola, chiesa, istituti psichiatrici, carcere, università producono i futuri padri, insegnanti, sacerdoti e carcerieri del corpo e dello spirito di domani, determinando una varietà di categorie di persone e di comportamenti e differenziando il sano dall’insano, il buono dal cattivo, il normale dal ‘deviato’.
Ad ogni modo, anche la visione di Focault sembra contemplare una ‘speranza’ di poter sfuggire all’influsso del potere e del controllo: la presenza di autorità e discorsi, cioè ideologie, differenti, possono contribuire a creare negli individui un senso di scetticismo che può aiutare a distanziarsi dal bio-potere; d’altra parte, lo stesso bio-potere, afferma Focault, nel definire come deviati e anormali alcuni soggetti, contribuisce a generare soggettività inclinate ‘naturalmente’ a pensare e ad agire contro di esso.
Una differenza di fondo è comunque da evidenziare tra la visione di Focault e quella di Fromm, non potendosi attribuire al primo una concordanza con l’idea del secondo che le ideologia siano accettate, come Fromm afferma, per colmare le incongruenze generate da una incompleta comprensione della realtà sociale. E’ certo che Focault non avrebbe potuto accettare l’attribuirsi di questo ruolo all’ideologia, in quanto egli riteneva che, in definitiva, l’uomo fosse in completo il prodotto di essa, e che il suo influsso modellasse totalmente le soggettività umane.

(25) Ciò non significa che il sistema educativo non abbia alcuna influenza sulla società, ma proprio in quanto è funzione di essa la direzione di tale influenza sarà sempre verso il suo consolidamento.
(26) Essendo l’opera di Bordieau indirizzata alla scoperta di quei meccanismi di cui si serve la classe dominante per mantenersi in posizione di potere e di come sfuggire alla loro influenza, non poteva essere altrimenti; in particolare tali meccanismi sono riferiti al mantenimento del potere per mezzo dell’educazione nel moderno stato borghese, non avendo, tra l’altro, molto senso parlare di habitus a proposito di quei sistemi sociali che si mantengono soprattutto per mezzo dell’apparato repressivo.
(27) Oltre a quelli alla base dei vari sistemi filosofici e religiosi vi sarebbero secondo Fromm numerosi altri impulsi, quali quelli al consumo, la brama di successo, di fama e di prestigio, che, sebbene siano considerati completamente laici, nondimeno si radicano nella stessa esigenza. Essi sono però ascrivibili a quelle razionalizzazioni socialmente schematizzate costituite dalle ideologie e non al fenomeno dell’esperienza x di cui si parla in questo paragrafo. Fromm ritiene che la comprensione della natura religiosa di tali impulsi culturalmente alimentati sia la chiave per far luce sul fenomeno delle nevrosi: mentre Freud, nel riconoscere una connessione fra nevrosi e religione, parla di quest’ultima come di una nevrosi collettiva, in Fromm tale relazione è ribaltata, ed egli spiega la nevrosi come una forma particolare di religione, una sorta di religione individuale.

Home | Premessa | 1 Natura umana | 2 Natura umana | 3 Natura umana | 4 Natura umana | 5 Natura umana | 6 Natura umana | 7 Natura umana | 8 Natura umana | 9 Natura umana | 10 Natura umana | 1 Carattere Società | 2 Carattere Società | 3 Carattere Società | 4 Carattere Società | 5 Carattere Società | 6 Carattere Società | 7 Carattere Società | 8 Carattere Società | 9 Carattere Società | 10 Carattere Società | Psicologia-Guerra | Bibliografia | Ricerca

Andrea Ciacci - Tesi di Laurea in Psicologia - Anno Accademico 2003/2004
Per problemi o domande su questo sito contattare Galarico
Questo ipertesto si trova nella sezione Teorici del sito Homolaicus
Ultimo aggiornamento: 04-dic-2004.