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Il percorso umano verso l’individuazione nel pensiero di Erich Fromm

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Sistemi di orientamento e devozione ed esperienza x
E’ la stessa disarmonia esistenziale dell’uomo, di cui si è parlato nei primi paragrafi, che genera in lui bisogni che vanno ben oltre a quelli comuni a tutti gli animali. L’espressione principale di questi è, come si è visto, la tendenza a perseguire costantemente il raggiungimento di un equilibrio e di un’unità con il resto della natura.
Ciò può manifestarsi nella creazione o nell’adesione ad uno schema di pensiero che possa costituire un utile riferimento per orientarsi rispetto alla propria situazione, e che sarà costituito, oltre che di elementi intellettuali, anche di elementi di senso e sentimento, che possano esprimersi attraverso l’azione in ogni campo del comportamento umano.
Le risposte scaturite dal bisogno di orientamento e devozione possono differire nella forma e nel contenuto. Esse possono consistere nell’elaborazione o nell’adesione a sistemi di pensiero sia teistici che non teistici o persino ateistici, accomunati tuttavia dal tentativo, operato per mezzo di essi, di dare un senso alla propria esistenza.
Mentre il bisogno di un sistema di orientamento e devozione può considerarsi universale per quanto riguarda la specie umana, il contenuto di ognuno di questi sistemi può variare e secondo Fromm tali differenze di contenuto comportano differenze di valore: essi costituiscono una risposta autentica al nostro bisogno di equilibrio e di armonia con il mondo nella misura in cui conducono al completo sviluppo delle nostre potenzialità.
Naturalmente, non tutti i sistemi di pensiero cui gli individui possono aderire sono utili a spingere l’individuo in tale direzione. Al contrario, ve ne sono molti l’accettazione dei quali, pur fornendo risposta apparente al problema dell’esistenza umana, hanno semmai l’effetto di indurre l’individuo a retrocedere nel processo di individuazione, ancorandolo a vincoli incestuosi, oppure inducendolo a partecipare ad espressioni del narcisismo collettivo, o spingendolo verso soluzioni distruttive e necrofile.
Prescindendo completamente dal contenuto teistico o non teistico dei vari sistemi di pensiero, essendo tali differenze di contenuto ascrivibili semplicemente ad una diversa concettualizzazione dell’esperienza e non al significato esperienziale delle varie concettualizzazioni, Fromm individua in quella che egli definisce esperienza x l’elemento comune che sta alla base di quelle diverse concettualizzazioni che costituiscono una risposta autentica alla contraddizione esistenziale di base della vita umana.
Fromm ritiene che, affinché si possa parlare della possibilità di tale forma di esperienza nel contesto di un particolare sistema filosofico o religioso, sia necessaria la presenza in esso di alcuni tratti essenziali, elementi che accomunano ogni pensiero o religione umanistica, dal socialismo di carattere marxista ed anarchico alle forme originarie e non ancora distorte del giudaismo e del cristianesimo, ma anche dell’islamismo, del buddismo e del taoismo.
Affinché l’esperienza x possa definirsi è necessario che questa conduca ad una diminuzione, e nel migliore dei casi all’estinzione, del narcisismo, all’abbandono delle diverse forme di fissazione incestuosa, e che renda possibile il superamento delle tendenze distruttive e necrofile.
Poco importa, secondo Fromm, che si parli di tempo messianico, nirvana, Tao o rivoluzione sociale, ciò che importa è che tali diverse concettualizzazioni di una medesima forma di esperienza possano condurre l’individuo ad aspirare al proprio miglioramento ed a quello dell’umanità, a procedere oltre nel cammino verso l’individuazione, sviluppando amore per la vita, per se stessi e per il mondo, e irrobustendo le proprie aspirazioni alla libertà.
Coloro che sperimentano tale esperienza sentono la vita come un problema cui dar risposta e si interrogano sul significato della propria esistenza; al contrario l’individuo non-x ne trova comodamente il senso nelle mete e nei prodotti materiali, nel successo, nella ricchezza, nel prestigio sociale, nella gloria e nel potere.
Il superamento del proprio narcisismo, che una tale esperienza comporta, è fonte della capacità di trascendere il proprio egoismo, di abbandonare ogni tentazione di isolamento dai propri simili, e della disposizione a svuotarsi del proprio io per aprirsi al mondo. Chi abbraccia questo tipo di esperienza riconosce l’uomo come un fine in se stesso e mai come un mezzo per raggiungere altri fini, e pone al vertice della sua gerarchia di valori lo sviluppo ottimale delle potenzialità umane e tutto quanto sia utile al perseguimento dell’autentica felicità dell’uomo.
Fromm auspica lo sviluppo di una antropologia psicologica che studi l’esperienza x e non-x come fenomeno esperienziale umano, a prescindere dalle sue diverse concettualizzazioni. In essa la psicoanalisi non potrà non ricoprire un ruolo fondamentale, in quanto strumento d’elezione nella scoperta di ‘passioni’ non corrispondenti a quanto sperimentato dall’individuo a livello cosciente; tuttavia, per poter raggiungere tale scopo, dovrà inevitabilmente spingersi oltre le linee tracciate da Freud.
Secondo Fromm, la psicoanalisi potrà allora rendersi estremamente utile nel differenziare tra falsa esperienza x, originata dall’isteria e da altre forme di malattia mentale, ed esperienza non patologica di amore e di unione.

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Andrea Ciacci - Tesi di Laurea in Psicologia - Anno Accademico 2003/2004
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Ultimo aggiornamento: 04-dic-2004.