STORIA DELL'INGHILTERRA, DAI NORMANNI ALLA RIVOLUZIONE INGLESE


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La reazione sotto Giacomo II (1685-88)

Giacomo II re inglese (di Peter Lely)
Giacomo II re inglese (di Peter Lely)

Nel febbraio del 1685 Carlo II morì. Al trono salì suo fratello, duca di York, col nome di Giacomo II. Il Parlamento convocato da Giacomo II si rivelò molto moderato. La maggioranza dei deputati era composta dai Tories, pronti a fornire al re il completo appoggio nella lotta contro i 30-40 Whigs male organizzati e poco attivi.

Tuttavia nel paese l'atteggiamento ostile al nuovo re e al suo governo era in realtà assai più profondo: infatti, dopo solo pochi mesi, in varie zone dell'Inghilterra ebbe inizio un movimento antimonarchico, che accusava il re di filo-papismo. A questo movimento si unirono anche elementi democratici fra i contadini e gli artigiani.

La prima grande insurrezione contro Giacomo II fu però quella del movimento dei presbiteriani scozzesi intransigenti, con a capo il conte di Argyle, che, nel maggio 1685, si propose di sollevare tutta la Scozia.

Tuttavia il carattere limitato delle parole d'ordine lanciate da Argyle (dirette soltanto contro i funzionari inglesi e il re cattolico), l'atteggiamento ostile dei cittadini e dei nobili della Scozia meridionale nei confronti dei montanari della parte settentrionale, l'ostilità fra i vari clan, l'insufficiente preparazione organizzativa del movimento provocarono il suo insuccesso. Argyle e gli altri congiurati vennero tratti in arresto e mandati a morte. La Scozia fu di nuovo invasa dalle truppe reali.

Anche un'altra rivolta scoppiata nel giugno di quello stesso anno nelle contee inglesi sud-occidentali non ebbe successo. Era stata guidata dal duca di Monmouth (figlio illegittimo di Carlo II), ch'era stato vicino a suo tempo a Shaftesbury e aveva persino fatto parte del "Club del Nastro Verde" ed era indicato da molti Whigs, ancora sotto Carlo II, come il futuro re d'Inghilterra. Dalla parte di Monmouth, oltre ai Whigs, erano passati in gran numero i contadini locali e gli artigiani della regione, ch'era già notevolmente sviluppata dal punto di vista industriale.

Tuttavia Monmouth manifestò un'estrema indecisione, ritardò il momento della spedizione su Londra e dette così la possibilità a Giacomo II di raccogliere un considerevole esercito, che sconfisse Monmouth il 6 luglio 1685, nei pressi della città di Bridgewater. Giacomo I, dopo aver fatto giustiziare Monmouth, ne approfittò per scatenare il terrore. Alcune centinaia di partecipanti alla rivolta vennero impiccati, più di ottocento persone furono esiliate nell'isola di Barbados e ridotte in schiavitù. Sfruttando la paura delle classi abbienti di fronte alla minaccia di nuovi movimenti popolari e l'eccezionale indebolimento del partito Whig, Giacomo II cominciò una politica apertamente assolutistica.

Col pretesto della lotta contro i "ribelli", egli creò un esercito permanente di 30-40mila uomini, nel quale prestavano servizio non solo gli inglesi, ma anche mercenari scozzesi, irlandesi, francesi, italiani e tedeschi. Nel novembre del 1685 il Parlamento venne sciolto e Giacomo II governò da solo. Non fidandosi dei vescovi inglesi, una parte dei quali era legata ai Whigs, decise di sfruttare la favorevole situazione per restaurare ufficialmente in Inghilterra la Chiesa cattolica. Con la nuova Dichiarazione di tolleranza del 12 aprile 1687, formalmente si revocavano le leggi repressive emesse precedentemente sia contro i protestanti dissidenti che contro i cattolici, ma di fatto si apriva la strada al cattolicesimo come religione di Stato.

Senonché la restaurazione del cattolicesimo era in contraddizione con gli interessi della borghesia e della nobiltà inglese e minacciava la proprietà fondiaria nobiliare, di cui una delle principali fonti era stata la secolarizzazione delle terre dei monasteri cattolici, avvenuta sotto Enrico VIII. Già da tempo la relativamente numerosa borghesia puritana odiava il cattolicesimo, lottando contro le sue sopravvivenze nella Chiesa anglicana. Inoltre il cattolicesimo per la borghesia inglese era considerato una "religione antinazionale", straniera, la religione degli spagnoli e dei francesi, con i quali gli inglesi per vari motivi si era trovati quasi sempre in conflitto.

Il pericolo cattolico riuscì per un certo periodo a cementare in Inghilterra le più disparate correnti religiose, a cominciare dai vescovi della Chiesa anglicana di Stato per finire coi protestanti dissidenti, i Presbiteriani, gli Indipendenti e persino una parte dei Quaccheri. Nello stesso tempo trovarono un linguaggio comune anche i Whigs e i Tories (quest'ultimi parteggiavano per una Chiesa protestante anglicana di tendenza aristocratico-moderata, e nello stesso tempo desideravano disfarsi al più presto del re-papista).

Il risultato dell'intesa fra i capi dei due partiti - Whigs e Tories - fu che il 30 giugno 1688 il genero di Giacomo II, il principe Guglielmo III d'Orange (1650-1702), della repubblica olandese (di cui era comandante supremo dell'esercito), fu invitato a presentarsi in Inghilterra con un esercito per occupare il trono reale, assieme alla moglie Maria Stuart, figlia di Giacomo II. Era un piano per un colpo di stato, che si pensava di poter attuare senza la partecipazione delle masse popolari, per mezzo di un semplice "cambiamento in famiglia" delle persone regnanti, con l'osservanza, nei limiti del possibile, delle forme della legittimità, anche se col ricorso alle forze armate.

Guglielmo d'Orange accettò la proposta, anche per l'appoggio della borghesia olandese, che era interessata a rompere l'alleanza inglese col re francese Luigi XIV, il quale minacciava l'esistenza stessa della repubblica olandese. Nel corso dell'estate 1688 Guglielmo arruolò un esercito di 12mila uomini, composto di mercenari di varie nazionalità (olandesi, tedeschi, italiani, francesi-ugonotti; alla spedizione presero parte anche i Whigs emigrati), con cui, ai primi di novembre, sbarcò nel regno, muovendo verso Londra. Così facendo, l'Olanda si metteva nelle mani degli inglesi, sperando di ottenere un trattamento di favore, ma in realtà sarà l'inizio della sua fine.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sez. Storia - Storia moderna - Monarchie nazionali
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