LEGGERE L'ECONOMIA LOCALE
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ANALISTA SISTEMISTA

 
Definizione del tipo di occupazione

Il mondo del software si divide in due grandi parti: quella del software così detto applicativo e quella del software di base. Tale distinzione non è probabilmente così nota e naturale per l'utente finale; e men che meno per il profano, anche se risulta ovvia per lo specialista, in particolare rispetto alle diverse competenze e modalità operative con cui ci si muove nelle due sfere. Il software con cui viene a contatto l'utente è, nella quasi totalità dei casi, quello applicativo. Si tratta dei cosi' detti "packages", o pacchetti, quali ad esempio programmi gestionali classici: contabilità, Iva, magazzino, paghe, ecc. Questo tipo di software è normalmente prodotto in Italia, perché, a causa della diversa normativa vigente nei vari Paesi, esso risulta poco esportabile e poco importabile. Raramente invece accade che una applicazione preveda il dialogo diretto fra l'utente e il software di base. Quest'ultimo è costituito da quell'insieme di programmi e routines di sistema che consentono al software applicativo di girare; il software entra in contatto con l'hardware, ovvero con gli aspetti fisici dell'elaboratore, e con il software applicativo. Questa architettura consente ai programmi-utente applicativi di svincolarsi da tutti i problemi collegati con la struttura fisica della macchina, con drastica semplificazione della complessità della programmazione. Il software di base viene di massima fornito, assieme all'elaboratore, dalla casa fornitrice dell'hardware; questo perché, come detto, la sua scrittura presuppone la conoscenza della macchina anche a livello fisico, e quindi in larghissima parte il software di importazione è quasi sempre americano. La maggior parte dei programmatori si occupa quindi dello sviluppo e della manutenzione del software applicativo. Il sistemista, o analista di sistemi, non è dunque prevalentemente un programmatore, nel senso che, di solito, egli non produce, se non occasionalmente, software di base o di sistema. Egli è piuttosto colui che lo conosce e lo amministra, unendo ad una elevata conoscenza di esso una certa familiarità con la struttura fisica della macchina e con la natura delle principali applicazioni che su di essa sono implementate. I suoi compiti prevalenti sono quelli di supporto e di consulenza agli utenti, dove per utenti qui si intendono non soltanto e non tanto gli utenti finali del software applicativo, ma anche i programmatori che lo sviluppano. In particolare l'analista di sistema avrà tra i suoi compiti:

· l'analisi e la valutazione del sistema in caso di malfunzionamenti o guasti di un certo rilievo, e la responsabilità di decidere quali interventi effettuare;
· la consulenza occasionale ai programmatori e analisti programmatori che sviluppano software sulla macchina;
· l'ideazione, e a volte anche la scrittura, di specifiche procedure di sistema collegate alle esigenze di una opportuna gestione della macchina;
· la gestione dell'architettura del sistema, anche nei suoi collegamenti con le periferiche e/o con altri computer

Situazione-Tipo di lavoro

L'analista di sistema è un lavoratore dipendente, normalmente di un'azienda medio-grande. Ciò è dovuto essenzialmente al fatto che solo per computer di livello elevato si rende necessaria la presenza della figura professionale in oggetto; al crescere della complessità della macchina, crescono, in modo più esponenziale che banalmente proporzionale, le esigenze di interventi a contenuto sistematico. Così, se partiamo dal personale, capiamo bene che la gestione della macchina risulta, nell'ordinario utilizzo, relativamente banale: non esistono nemmeno procedure di accensione e di spegnimento. Salendo al livello di minisistemi multi-utente, si ha già una non marginale esigenza di gestire le funzioni del sistema, di progettare e realizzare il collegamento con i terminali e le periferiche in genere, ed eventualmente di affrontare il problema della interconnessione con altre macchine presenti in azienda, come ad esempio i personal. Tuttavia, a livello di mini, è raro che tali necessità diano luogo all'identificazione di una figura che svolga in tal senso full time o attività di analista di sistema. Questo perché i bisogni sopra detti hanno ancora il carattere, se non della eccezionalità, quanto meno della occasionalità: il monte ore dedicato a soddisfarli non giustifica ancora un'assunzione, se non nel caso della software house. Le funzioni di sistemista vengono allora normalmente ricoperte da un programmatore esperto, che occasionalmente si cimenta su problemi non propriamente relativi alla sua specifica competenza, quest'ultima rivolta alla realizzazione di software applicativo. L'ambiente tipico in cui si ritrova la presenza di un analista di sistema è dunque quello del C.E.D., Centro Elaborazione Dati, normalmente dotato di un mainframe, o grosso elaboratore, cui possono far corredo in collegamento o su applicazioni separate, altre macchine, mini o supermini, o altri mainframes. Il lavoro dell'analista di sistema si svolge di solito in un ufficio, dotato però di almeno un terminale, e non quindi a diretto contatto con la consolle operativa o con le parti fisiche delle macchine. Questo perché la gestione delle operazioni di routine non gli compete. Egli è comunque pronto ad essere consultato e ad intervenire in caso di problemi. Una discreta parte del suo tempo si svolge nello studio dei manuali delle macchine presenti nel C.E.D., e della letteratura di aggiornamento, estremamente specialistica. Il software che egli produce è relativamente poco e occasionale, ma in compenso egli è l'unico che sa con precisione che cosa succede nella macchina quando sono attivi determinati processi. La sua attività segue ritmi estremamente discontinui, perché scanditi dall'insorgere dei problemi o dalla necessità di aggiornarsi sulle novità relative alle sue macchine, novità prevalentemente dovute a decisioni della casa fornitrice dell'hardware. In occasione del licenziamento di una nuova versione del sistema operativo, per esempio, l'analista del sistema deve rapidamente aggiornarsi, studiando le novità e procedendo alle prove del caso per garantire la conservazione e la funzionalità delle applicazioni esistenti. Allo stesso modo, in caso di cedimento del sistema o di grossi problemi, la sua attività può svolgersi in affanno. A tali periodi se ne possono alternare altri di relativa tranquillità. Del suo lavoro, egli risponde direttamente al capo centro o all'EDP manager, il quale ha di solito una competenza meno tecnica e specifica della sua egli non ha invece, diretti dipendenti, o responsabilità delle persone, ma lavora relativamente isolato.

Requisiti per l'accesso al ruolo

Il genere di competenza che l'analista di sistema possiede è fortemente orientato ad una specifica macchina. Infatti ogni elaboratore di livello alto rappresenta tutto un mondo, spesso complesso, entro il quale, andando in profondità, occorre uno studio notevole e specifico per orientarsi. Così la figura in esame non può altro che acquisire la sua competenza nel lavoro concreto su quell'elaboratore; questo significa che i percorsi formativi connessi con la figura professionale possono essere funzionali a fornire un bagaglio di nozioni di base che sono si' un prerequisito per l'attività lavorativa, ma sono ben lungi dall'esaurirne le necessità cognitive. L'analista di sistema è dunque, di solito, un laureato in discipline tecniche, tipicamente ingegneria elettronica, o, più raramente, un perito in materie elettroniche o informatiche. Egli ha inoltre esperienza di programmazione, e di solito ha, nel suo curriculum, almeno un biennio di attività in quella professione. Infine, ha fatto esperienza diretta e prolungata sulla macchina di cui si occupa, o su un modello strettamente affine. Per queste ragioni, si capisce bene che non può essere, di massima, una persona giovanissima, ad esempio un neolaureato. Questo tipo di figura si costruisce quindi sull'intersezione di una molteplicità di esperienze. Spesso l'analista di sistemi ha seguito corsi di formazione organizzati dalla casa di hardware su cui poi si è specializzato, non è frequente il caso che egli provenga dalla stessa casa fornitrice di hardware.

Prospettive dì carriera

L'attività di analista di sistema, abbiamo detto, si configura normalmente come lavoro dipendente, poiché presuppone la presenza di un grosso elaboratore. Questo comporta uno scarsissimo spazio per una attività libero professionale, proprio per lo scarso spettro di spendibilità della professionalità acquisita. Ciò rende l'attività di analista di sistema sostanzialmente "bloccata", e legata all'esistenza di uno specifico elaboratore. Infatti, il cambio di elaboratore da parte dell'azienda può costituire un serio problema per il sistemista: o egli ricicla in breve tempo la sua competenza sulla nuova macchina, cosa, tutt'altro che banale, o si offre sul mercato, seguendo in definitiva le sorti del tipo di macchina di cui è specialista. D'altra parte, in termini di evoluzione di carriera internamente all'azienda, le possibilità non sono molte. Un sistemista può diventare capo centro, o responsabile della divisione EDP, ma a patto che presenti, accanto alla competenza squisitamente tecnica tipica della sua funzione, una propensione alla managerialità e alla gestione delle risorse umane che è di per sé avulsa dal suo curriculum. Altri passaggi a figure informatiche e specialistiche sarebbero vissuti come un regresso. Queste caratteristiche di scarsa possibilità di carriera e scarsa mobilità su scelta di personale sono i principali lati negativi della professione.

Professioni simili e correlate

Come abbiamo detto, le funzioni dell'analista di sistema vengono svolte, nelle piccole realtà, dall'analista programmatore o dal programmatore senior. Soltanto per tali circostanze queste ultime possono presentare occasionali similarità con quella qui descritta. Nelle realtà molto grandi può essere introdotta la distinzione fra analista di sistema e sistemista, intendendosi per il primo colui che svolge le mansioni di più alto livello, come ad esempio la scelta di configurazione di un nuovo mainframe o il disegno dell'architettura del Centro, e per il secondo che svolge le funzioni di assistenza utenti, di intervento in caso di guasti o errori, e, in generale, di routine. Tale distinzione, per quanto legittima da un punto di vista tecnico, da un punto di vista economico è giustificata soltanto in un Centro molto più grande.

Livelli occupazionali e previsioni a medio termine

Secondo le stime più attendibili, eseguite per campione, la figura di analista di sistema è presente in 60 C.E.D. su 100. Salvo rarissimi casi, di centri di calcolo di grandissime dimensioni, la figura è presente in una sola unità. Se tuttavia, anziché alla figura di analista di sistema puro, prendiamo in considerazione il programmatore che adempie alle funzioni di sistemista nelle piccole realtà, troviamo una presenza occupazionale assai maggiormente diffusa. Data la connotazione mista di questa figura nelle piccole imprese, e per il fatto che essa è a volte fatta rientrare nella generica qualifica di "impiegato" nei vari settori, è molto difficile fornire una quantificazione precisa della sua presenza in sede nazionale. Tenteremo di dare due valutazioni, l'una per quel che attiene alla professione di analista di sistema puro, l'altra per le situazioni miste. Nel primo caso, l'ordine di grandezza si colloca attorno alle 3/4 mila unità; nel secondo, passiamo a una stima di 20/25 mila.

Fonti di informazione

Riportiamo qui di seguito alcune indicazioni utili per poter avere informazioni più approfondite e mirate relative alle figure professionali dell'area informatica. Si sottolinea, inoltre, che le fonti informative indicate sono state individuate fra tutte in base al criterio dì facile accessibilità. - Associazioni di Categorie AICA - Riviste Zero Uno Informatica oggi Computerworld Media 2000 - Chi Fa Corsi - Operatori privati - Centri di Formazione Professionale (finanziamenti CEE).

Fonte: www.regione.lazio.it

 
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