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ANALISTA PROGRAMMATORE

 
Definizione del tipo di occupazione

La realizzazione di una applicazione per elaboratori elettronici non consiste semplicemente nella scrittura di programmi nel linguaggio della macchina. Questa è una delle fasi di ogni applicazione, la più nota all'esterno ma non necessariamente la più cospicua o importante. Le fasi principali della produzione di software possono essere così individuate:

a. Analisi
b. Progettazione delle funzioni
c. Codifica
d. Debugging
e. Testing

Le fasi a, b, d, e, sono altrettanto essenziali di c, anche se meno note ai non specialisti. Le fasi a e b sono quelle tipiche dell'analista; le fasi c, d, e del programmatore. In linea di massima, la carriera di specialista di informatica parte con la figura di programmatore junior, che poi evolve in modo automatico, col passare del tempo, in quella di programmatore senior. Il passaggio da programmatore ad analista non è invece scontato, e per buona parte dipende dalla predisposizione alle attività di analisi che il soggetto presenta (oltre che, naturalmente, dalle condizioni contingenti nelle quali si trova ad operare). La fase b è quella in cui l'informatica individua i programmi di calcolatore che devono essere realizzati perché si dia in effetti la soluzione del problema preposto, i legami che essi intrattengono vicendevolmente e le strutture dei dati e degli archivi coinvolti. Questa attività è tipica di una figura professionale che si chiama "analista". L'analista programmatore è colui che sviluppa l'analisi di un problema in termini informatici, e partecipa anche alla stesura dei programmi che pongono in essi una applicazione. L'analista programmatore è dunque un programmatore di esperienza, ovvero senior, che unisce alle capacità e alle funzioni tipiche del programmatore, cioè quelle di codificare i programmi, quelle dell'analista. Egli dunque è in grado di comprendere il problema attorno al quale si accentra l'applicazione, di razionalizzarlo entro un opportuno modello, e di formalizzarlo in modo tale che esso possa essere prodotto secondo un approccio automatizzato. Analista programmatore è colui che poi prosegue nel lavoro, e partecipa anche alla stesura dei programmi, normalmente con la funzione di capo-progetto. E' importante notare che la differenza fra analista puro e analista programmatore dipende spesso esclusivamente dalle dimensioni dell'azienda o della software house in cui il soggetto opera. Intatti solo strutture medio-grandi possono permettersi analisti che poi non partecipano all'attività di programmazione.

Situazione-Tipo di lavoro

L'analista programmatore può essere un lavoratore dipendente, nel caso in cui svolga la sua attività per una azienda del settore non informatico. Può svolgere però la sua attività anche in una software house, oppure come libero professionista. Nei vari casi la situazione del lavoro può essere abbastanza dissimile, anche se la natura del lavoro presenta indubbie invarianze. In generale, l'analista vive per un verso le attività relazionali tipiche di chi gestisce un contatto con l'utente finale, per un altro gli stimoli e le frustrazioni tipiche del programmatore. Per quanto riguarda il primo aspetto, si tratta di sviscerare situazioni e problemi degli ambiti più disperati, con grande elasticità mentale, fino a dipanarne la natura formalizzandola entro schemi trattabili in modo automatizzato; per il secondo, si ha la tipica attività di chi produce software nell'alternanza di lavori di scrivania a fasi al terminale, di immissione di controllo e di prova dei programmi e delle procedure. Dal punto di vista dei ritmi e degli orari, la situazione è molto diversa tra chi svolge un lavoro dipendente e chi lavora come libero professionista o comunque in modo autonomo. Infatti normalmente la scansione temporale dell'attività dipende dai tempi delle commesse nelle quali il programmatore è coinvolto. Per molte ragioni, anche teoriche, avviene spesso che le commesse di produzione del software siano in ritardo, e che l'analista programmatore, che di norma ne è il capo progetto, o comunque riveste in esse una posizione di responsabilità ne viene coinvolto in modo ansioso. Questo si può verificare anche per il lavoratore dipendente, nella misura in cui è coinvolto nell'ambito dell'azienda in cui opera. Nel caso di software houses, la cui stessa sopravvivenza dipende dalla produzione di software e dai suoi ritmi, il lavoro di analista programmatore può avvenire in modo stressante, quanto meno in certi periodi. In altri casi, specie nei momenti iniziali di una applicazione, in cui il lavoro è prevalentemente di progettazione, e dunque creativo, l'attività può invece assumere ritmi meno concitati, ed essere più gratificante.

Requisiti per l'accesso al ruolo

Dal punto di vista delle capacità richieste, va compreso che l'attività di analisi è molto più variabile e meno determinante di quella di programmazione. L'analisi presuppone capacità intellettuali, ideative e spesso anche relazionali, nel senso che spesso attinge suoi dati di ingresso attraverso il contatto con l'utente finale. L'analista programmatore deve dunque essere in grado, tra l'altro, di calarsi nella realtà del suo interlocutore, costruire con lui un rapporto produttivo, decodificarne il linguaggio e comprenderne i problemi e le richieste. Per quanto riguarda l'attività di programmatore, prevalgono invece qualità come la pulizia mentale, la capacità di applicare coerentemente un metodo, e, in specie nelle fasi di prova di programmi, le doti di intuizione e il sapere alternare processi deduttivi a quelli euristici, ovvero per prova ed errore. Per le professioni informatiche, così recenti, almeno nelle quantità significative per il mercato del lavoro, non esiste un albo, né, spesso, un iter preciso dal punto di vista del curriculum scolastico. All'attività di programmatore si può arrivare in modi diversi. Senza un curriculum scolastico orientato a questa professione alle spalle, si può ugualmente imparare a programmare seguendo un corso di formazione presso un centro di formazione professionale, normalmente dalle 600 alle 1200 ore, o un corso di teoria della programmazione e di uno o più linguaggi tenuti da case di informatica. Oggi cominciano a giungere sul mercato, a livello di diplomati, coloro che hanno seguito scuole tipo ITC o TI orientati alla programmazione: nel primo caso il titolo di maturità conseguito è quello di "ragioniere programmatore", nel secondo di "perito informatico". Per la specificità dei due curriculum, abbiamo nel primo una competenza orientata al software gestionale, quello tipicamente legato alle procedure contabili e amministrative, nel secondo un orientamento verso il mondo della produzione, con capacità e conoscenze non disgiunte dal mondo dell'hardware (l'elettronica è una materia che si studia in parallelo all'informatica). Ad un livello ancora più elevato e specifico, si collocano i laureati in materie tecniche, specialmente ingegneri elettronici, che rappresentano il bacino di reclutamento più battuto dalle aziende alla ricerca di personale qualificato. Spesso una competenza di programmazione è acquisita anche all'interno di una laurea tecnico scientifica, come astronomia, fisica, matematica. Esistono anche, ma si contano sulla punta delle dita, corsi di laurea specificatamente in informatica a Pisa, a Milano, a Bari, e, in fase di decollo, a Bologna.

Prospettive di carriera

L'iter consolidato, in azienda, che segue la carriera di programmatore, è quello di un periodo di tempo con la qualifica di programmatore junior. Normalmente tale periodo dura un biennio. Successivamente si parla di programmatore senior. Il passaggio tra le due qualifiche è praticamente automatico, in quanto derivante unicamente dall'esperienza e non dalle abilità e predisposizioni personali. Il successivo passaggio da programmatore senior ad analista programmatore, è per quanto consequenziale, tutt'altro che scontato. Di fatto, qui entrano in gioco le capacità personali, oltre ai fattori ambientali legati al tipo di azienda entro il quale ci si muove. Ma non è facile individuare requisiti di un buon analista, perché non esiste a tutt'oggi la ricetta buona per l'analisi. Essa è attività creativa e artigianale, spesso recitata a soggetto dalle varie persone, anche se sulla scorta di ben precisi sussidi tecnici e, normalmente di una metodologia. L'importante è capire che non vi è stretto collegamento tra la predisposizione alla programmazione e quella all'analisi. Un buon analista non è necessariamente un programmatore migliore di altri, né un buon programmatore è senz'altro in grado di assumere compiti di analisi. Quest'ultima competenza, inoltre, presuppone non dirado anche una certa predisposizione ai rapporti umani, poiché i dati dell'analisi vanno spesso ricavati da colloqui con le persone. Detto qual' é l'iter interno all'azienda, si deve notare che la professione in esame offre notevoli possibilità di lavoro autonomo. Diremmo anzi che l'epilogo normale di questo tipo di professione, per chi abbia ambizione e capacità, e quello del lavoro in proprio, o come libero professionista, o attraverso la costituzione di società, di persone o di capitale, con altri. Questo fenomeno è relativamente frequente, e si instaura anche grazie al tipo di dipendenza che l'azienda di provenienza ha con un buon analista programmatore. Infatti, l'azienda di provenienza può diventare uno dei migliori clienti dell'analista programmatore che si è messo in proprio: questi continuerà a prestare la sua opera, a tariffe ben più elevate. D'altra parte, poiché la produzione di software avviene normalmente a ritmi discontinui, è frequente che un'azienda anche grossa sia sottodimensionata nell'EDP e quindi disposta ad acquistare molta consulenza esterna.

Professioni simili e correlate

L'analista programmatore può essere considerato una figura correlata con le due competenze che in lui assommano: quella di analista e quella di programmatore. Senza dubbio comunque, come si è detto, la sua specificità non si realizza compiutamente né nell'una né nell'altra, proprio perché, come si è detto, esse sono sostanzialmente dissimili.

Livelli occupazionali e previsioni a medio termine

Come al solito per e figure informatiche non è facile stimare correttamente la consistenza numerica di una professione. Infatti, in specie nel lavoro dipendente,
possono non essere pochi i programmatori che vengono censiti semplicemente come impiegati, in quanto inquadrati come tali. Una stima prudenziale potrebbe essere di 30000 unità. Dal punto di vista delle previsioni a medio termine, il mercato del software è in forte espansione. Esso è valutato, per il 1986, in circa 2000 miliardi, e le stime per i prossimi anni novanta si orientano sui 10.000 miliardi. Il numero degli addetti del settore sarà quindi senza dubbio in espansione. Tuttavia, è bene tenere presente che alcuni tipi di scuola, come si è spiegato sopra, cominciano ad immettere sul mercato in modo sistematico figure a professionalità informatica.


Fonti di in formazione

Riportiamo qui di seguito alcune indicazioni utili per poter avere informazioni più approfondite e mirate relative alle figure professionali dell'area informatica. Si sottolinea, inoltre, che le fonti informative indicate sono state individuate fra tutte in base al criterio di facile accessibilità. - ASSOCIAZIONI Dl CATEGORIA AICA - RIVISTE Zero Uno Informatica oggi Computerworld Media 2000 - CHI FA CORSI Operatori privati Centri di Formazione Professionale (finanziamenti CEE).

Fonte: www.regione.lazio.it

 
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