Tra
i maestri di selle, cinture e valigie
Maestri di taglio e cucito in pelle, una professione
a rischio d'estinzione. L'artigiano del cuoio è
un mestiere che sta scomparendo, per mancanza di nuove
leve, proprio in un momento in cui dal mercato arrivano
chiari segnali di apprezzamento nei confronti della lavorazione
manuale. Le quattrocentomila piccole e medie aziende di
pelletteria italiane si concentrano nell'area che va dalla
Toscana in su, passando soprattutto per l'Emilia, "ma
anche nel Lazio - assicura il presidente dell'Associazione
Pellettieri della Confartigianato, Renato Argenti Nieri
- sopravvive una bella tradizione di realizzazione in
cuoio. Questa però fa capo a laboratori familiari
che ora rischiano di restare senza eredi". Il passaggio
del testimone è reso difficile dal fatto che per
riuscire a diventare veri artigiani del cuoio occorre
senso del sacrificio e una competenza che in pochi arrivano
a conquistarsi.
Mettersi
in proprio? Ci vuole pazienza e tanta abilità
In questo settore riuscire a mettersi in proprio
è piuttosto complicato. Di solito, si comincia
con lavoretti di cucitura per conto di laboratori che
hanno ricevuto una grossa commessa e hanno bisogno di
collaboratori. Proseguire nell'attività dipende
molto dal rapporto di fiducia che s'instaura tra il
giovane artigiano e il titolare della bottega o della
piccola impresa. "Nella Capitale, ma anche altrove
- spiega Carlo Ferretti, artigiano del cuoio per più
di dieci anni e oggi docente di un corso di formazione
in pelletteria promosso dal Comune di Roma - i veri
maestri si contano a decine, non a migliaia, e si tratta
per lo più di ultra settantenni che soffrono
la mancanza di giovani cui trasmettere la loro professionalità".
I gelosi custodi dell'antica tecnica si nascondono infatti
nelle minuscole botteghe dei centri storici, dove è
ancora possibile trovare tutti e tre i tipi esistenti
di laboratori del cuoio. Cioè quelli per l'ippica,
per gli accessori e, in misura molto minore, per le
calzature su misura. "Le difficoltà per
chi sceglie questo mestiere sono tante - ammette Ferretti
- per esempio il settore dell'ippica subisce molto la
concorrenza delle selle americane prodotte in serie,
di costo ovviamente inferiore. Ma clienti che sanno
distinguere tra oggetto industriale e rifinito a mano
ce ne sono, eccome. È questa la ragione per cui
il mercato del cuoio, per quanto ristretto, resta costante
nel tempo".
L'apprendistato? Essenzialmente "sul campo"
Il mestiere vero e proprio si apprende sul campo,
ma occorre una preparazione di base molto specialistica.
Bisogna iniziare da giovanissimi, finita la terza media.
Dopo aver imparato i due tipi di cucitura indispensabili,
"a sellaio" realizzata con il ditale e due
aghi, e "a spezzare" per intervenire sulle
angolature più strette, si passa alla fase della
riparazione di oggetti già confezionati.
Con l'aiuto dei classici strumenti per la lavorazione
del cuoio, il coltello "mezzaluna" (rettilineo
o curvo) e il "marcapunti" per segnare il
punto dove bucare il materiale, si arriva poi ad affrontare
la vera e propria fase creativa, cioè taglio,
squadratura e lucidatura del prodotto finito. I principianti
lavorano su prototipi di porta documenti, mentre chi
è già pratico può cimentarsi nella
difficilissima produzione della valigia.
Quanto ai guadagni, per chi riesce a crearsi un giro
di collaborazioni fortunato e quindi a lavorare da libero
professionista, la Camera di commercio ha fissato in
200.000 lire la retribuzione minima per una giornata
di lavoro. "Ma la realtà - mette in guardia
Ferretti - ridimensiona parecchio questa cifra".
Chi sceglie un lavoro da dipendente in grossi laboratori
o piccole aziende, invece, può contare su di
uno stipendio d'ingresso di circa 1.600.000 lire mensili
per otto ore di lavoro al giorno.
La
Coop. di giovani, "terza via" alla professione
di pellettiere
Oltre all'attività "free lance"
e a quella di dipendente, però, esiste un terzo
tipo di sbocco occupazionale, cioè creare una
cooperativa di giovani. A questo mira, ad esempio, il
corso gratuito per artigiano del cuoio promosso dal
Comune di Roma.
Le iscrizioni termineranno il 31 luglio, l'inizio delle
lezioni è previsto a metà settembre mentre
la durata complessiva sarà di 800 ore. I venti
ammessi, giovani disoccupati con più di 18 anni,
impareranno a progettare e realizzare accessori di abbigliamento
ed oggetti di arredamento, attraverso le fasi dell'assemblaggio
dei materiali, della cucitura e della rifinitura.
Al termine del corso sarà rilasciato un attestato
di qualifica professionale riconosciuto dalla Regione
Lazio. Nello stesso tempo, per quanto riguarda l'ingresso
nel mondo del lavoro, la Confartigianato sta allestendo
una banca dati per facilitare l'incontro tra domanda
e offerta occupazionale nel settore dei tessuti, della
pelle e del cuoio. Per informazioni ci si può
rivolgere al Comune di Roma, Centro "Simonetta
Tosi", via A. Volta 43, tel. 065747600 - 065782877,
oppure alla Confartigianato, via San Giovanni in Laterano,
tel. 0670374315 (Raffaele Cerminara).
Fonte:
www.lavorare.com
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