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Le Lettere di Paolo di Tarso e gli Atti degli Apostoli

di Mac - Dèi Ricchi

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Giuseppe Flavio contro Paolo di Tarso

Come abbiamo sottolineato più volte, Giovanni di Giscala era fondamentalmente un nemico di Giuseppe fin dai tempi della Guerra giudaica (cfr. CRISTIANESIMO - Giovanni contro Giuseppe ). Giovanni forse non aveva neppure conosciuto Paolo e probabilmente a lui si riferiva quando, nell'Apocalisse, apostrofava i "falsi apostoli" e "falsi giudei". Probabilmente, quando cominciarono a trapelare le notizie dell'Apocalisse, il primo a muoversi fu proprio quello che era maggiormente chiamato in causa, cioè Giuseppe Flavio che tra l'altro doveva difendere la reputazione dell'imperatore e il suo potere dominante, anch'esso infamato dalle figure più sinistre dipinte da Giovanni. L'unico personaggio che Giovanni indicava a chiare lettere come il salvatore del suo popolo era quel Gesù Cristo sul quale abbiamo più volte dissertato. Per distruggere questa figura di salvatore Giuseppe, sciorinando un'altra delle sue abili mistificazioni, probabilmente confezionò un altro Gesù, vissuto molto tempo prima e dalle doti per niente guerriere ma connotato da caratteristiche miti, una sorta di ‘saggio buono’ che aveva operato tra i Giudei. Se diamo retta agli Atti, in questa sua azione di persuasione, si avvalse di Paolo andandolo probabilmente a distogliere dalle sue occupazioni di "episcopo" schiavista, per convincerlo a controbattere quanto andava seminando l’ideologia zelota. Da qui sarebbe cominciato così il convincimento delle masse attraverso le parole e le idee, non più con la forza.

Solo che non poterono andar d'accordo su tutto: Paolo sembra aver fatta propria l'idea iniziale a cui però diede un impulso che Giuseppe non avrebbe mai potuto accettare. Il Gesù che leggiamo nel 'testimonium flavianum', nelle mani di Paolo assunse un attributo che per gli Ebrei non poteva che essere una bestemmia: figlio di Dio.

Forse non sarà un caso che, se andiamo a rileggere gli Atti, si possa notare come sia solo Paolo a predicare la "divinità" di Gesù, attributo mai messo in bocca a Barnaba. Non riteniamo che questa sia una semplice coincidenza ma un fattore che potrebbe spiegare cosa sia a un certo punto successo tanto da far scoppiare un litigio tra Giuseppe e Paolo. Non riteniamo infatti plausibile che sia stato una semplice scelta del compagno, Giovanni-Marco, da portare con sé nelle missioni "evangelizzatrici", a separare i due "apostoli" ma una disputa sulla caratterizzazione del "mito" di Gesù appena creato.

Il personaggio "nato" da Giuseppe, gli fu quindi presto "rapito" per diventare il mito paolino tramandato fino ai nostri giorni.

Né possiamo dimenticare quanto Giuseppe fosse legato alla legge dei suoi avi, al punto che sarebbe impossibile pensare che accettasse gli attacchi sferrati da Paolo nelle sue lettere, per svalutare la legge mosaica di fronte alla fede in Dio.


ultima modifica 23/12/04 © 2001 Mac - www.deiricchi.it

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Religioni
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