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Le Lettere di Paolo di Tarso e gli Atti degli Apostoli

di Mac - Dèi Ricchi

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Il resoconto dei fatti sul nazireato paolino secondo Giuseppe Flavio

A questo punto ritorniamo da Giuseppe e riassumiamo quello che accadde prima del nazireato di Berenice: [1]

- Verso l'anno 60 scoppiarono dei tumulti tra Greci e Giudei a Cesarea per il governo della città, risolti con l'invio, da parte del governatore Felice, di un'ambasceria dei due gruppi contendenti a Roma da Nerone

- Nel 61 Festo successe a Felice come procuratore, cui seguì Albino ed infine, nel 65, arrivò Gessio Floro. Tutti questi erano soggetti al governatore della Siria, che nel 65 era Cestio Gallo. Floro si comportò in maniera ambigua e deleteria per i Giudei, tanto da diventare a loro inviso

- Quando nel maggio del 66 i Greci di Cesarea, che erano stati mandati dal governatore a Roma per difendersi contro i concittadini Giudei, ritornarono con il decreto dell'imperatore a loro favorevole, scoppiarono tumulti in quella città ed anche a Gerusalemme. Da Cesarea Floro si precipitò in questa città con il suo esercitò e caricò la folla che invece gli si era fatta incontro con pacifiche intenzioni. Ma alcuni dimostranti gli rivolsero insulti infamanti, tanto che lui

prese alloggio nella reggia e il giorno dopo, avendo innalzato lì davanti il suo tribunale vi prese posto, mentre affluivano dinanzi a lui i sommi sacerdoti e i notabili e la parte più eletta della cittadinanza. [2]

Nonostante le suppliche dell'uditorio, Floro s'infuriò tanto da far saccheggiare la città e uccidere molte persone. Ma quello che più impressionò Giuseppe fu l'inusitata ferocia dei Romani che catturarono anche le persone più moderate e, dopo averle fatte fustigare, le fecero crocifiggere:

Floro infatti ebbe l'ardire di fare ciò che nessuno prima di lui aveva osato, ordinare che venissero fustigare dinanzi al suo tribunale e poi crocifisse persone appartenenti all'ordine equestre, che se anche erano giudei di nascita, per il loro rango sociale erano romani. [3]

La nota al paragrafo citato ci dice quanto segue:

Giuseppe si esprime in maniera imprecisa; per salvaguardare dalla pena della crocifissione bastava - in linea di diritto - semplicemente lo status di cittadino romano, senza alcun bisogno che vi si aggiungesse la dignità equestre. [4]


[1] Cfr. Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1989, 2:13-14(266-308).

[2] Cfr. Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1989, 2:14.8(301).

[3] Cfr. Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1989, 2:14.9(308).

[4] Cfr. Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1989, pag. 543.


ultima modifica 18/09/04 © 2001 Mac - www.deiricchi.it

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Religioni
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