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Le Lettere di Paolo di Tarso e gli Atti degli Apostoli

di Mac - Dèi Ricchi

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Gli ambigui riferimenti nella seconda lettera ai Tessalonicesi

Che Paolo e i suoi discepoli si stessero guadagnando la fama di predicatori di una dottrina erronea rispetto a quella di Giovanni lo veniamo a sapere non solo dalle sue lettere indirizzate a varie comunità del Mediterraneo (cfr. CRISTIANESIMO - Le continue difese di Paolo ), ma anche dal fatto che di un riferimento a "falsi Giudei" si trova traccia in altre due città dell'Apocalisse, Smirne e Filadelfia:

Apocalisse 2:9 Conosco la tua tribolazione, la tua povertà - tuttavia sei ricco - e la calunnia da parte di quelli che si proclamano Giudei e non lo sono, ma appartengono alla sinagoga di satana.

Apocalisse 3:9 Ebbene, ti faccio dono di alcuni della sinagoga di satana - di quelli che si dicono Giudei, ma mentiscono perché non lo sono -: li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi e sappiano che io ti ho amato.

Chi più di altri era un falso Giudeo, se non Paolo che andava in giro nascondendosi dietro la sua cittadinanza romana? Ma un particolare ancor più sorprendente, come dimostreremo più avanti (cfr. CRISTIANESIMO - Paolo, Agrippa II e Nerone ), è l’appartenenza alla "sinagoga di satana", "il dragone" (cfr. CRISTIANESIMO - La donna e il dragone ). Per il momento questa diffusione di elementi che insegnavano "filosofie" contrastanti nelle comunità ci permette di capire le notizie che si leggono nella seconda lettera ai Tessalonicesi:

2Tessalonicesi 2:2 [Mi raccomando] di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente.

Questo riferimento a "pretese ispirazioni" e di lettere che circolavano ma non erano della squadra di Paolo ci mette in luce che vi era una contemporaneità tra la sua predicazione e quella di una corrente avversa, che lui in un altro verso definisce "filosofia":

Colossesi 2:8 Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo.

Riportiamo un commento esegetico a questo verso:

Questa è l'unica volta che nel NT ricorre il termine philosophia. Qui esso denota un sistema di speculazione umana che i falsi dottori cercavano di diffondere. [1]

Noi però sappiamo che con questo termine Flavio Giuseppe si riferiva ad una filosofia particolare, cioè quella insegnata da Giuda il Galileo (cfr. STORIA - Le rivolte galilee e giudaiche ), il fondatore del movimento zelota. Si riferiva alla stessa anche Paolo? Probabile, anche perché, come ormai ci siamo resi conto, Paolo proponeva il suo vangelo proprio in contrapposizione al "credo" zelota di cui era ben impregnata invece l'Apocalisse. Proprio questo testo si presenta come una lettera "ispirata": è forse a esso che Paolo si riferisce quando avverte i Tessalonicesi a non lasciarsi "così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni"? Questa seconda lettera ai "cristiani" di Tessalonica sembra effettivamente il tentativo di contrastare infiltrazioni da parte di teorie diverse fatte pervenire sempre in forma epistolare, tanto che alla fine Paolo è costretto a precisare:

2Tessalonicesi 3:17 Questo saluto è di mia mano, di Paolo; ciò serve come segno di autenticazione per ogni lettera; io scrivo così.

Dai riferimenti di Paolo si capisce che:

[…] v'è chi, appellandosi a qualche espressione dell'Apostolo, forse della lettera precedente, ha cominciato a insegnare che la fine della storia è ormai giunta e che la venuta di Gesù nella gloria, parusia, è imminente […] [2]

Leggendo però la precedente lettera ai Tessalonicesi non troviamo tutte le descrizioni che vengono ora elencate da Paolo e che confrontiamo con quelle dell'Apocalisse:

[…] quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo con gli angeli della sua potenza in fuoco ardente, a far vendetta di quanti non conoscono Dio e non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù. (2Tessalonicesi 1:7-8)

Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava «Fedele» e «Verace»: egli giudica e combatte con giustizia. I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco, ha sul suo capo molti diademi; porta scritto un nome che nessuno conosce all'infuori di lui. […] Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti. Egli le governerà con scettro di ferro e pigerà nel tino il vino dell'ira furiosa del Dio onnipotente. (Apocalisse 19:11-15)

Ma una menzione particolare la merita soprattutto il "figlio della perdizione":

Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio. Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. Solo allora sarà rivelato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all'apparire della sua venuta, l'iniquo, la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi. E per questo Dio invia loro una potenza d'inganno perché essi credano alla menzogna e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all'iniquità. (2Tessalonicesi 2:3-12)

Un tal personaggio con le sue macchinazioni somiglia così tanto alla "bestia che viene dalla terra" (cfr. CRISTIANESIMO - La bestia che viene dalla terra ) da indurci a pensare che in questo caso Paolo stesse solo cercando di parafrasare questo racconto o qualcosa di simile. La figura del "figlio della perdizione" e del "falso profeta" era quindi in circolazione nel momento in cui Paolo predicava e questa lettera ai Tessalonicesi fu probabilmente confezionata da Paolo e i suoi collaboratori per deviare le evidenti attribuzioni a se stesso di "uomo di menzogna".


[1] Cfr. AA.VV., Grande Commentario Biblico, Brescia, Editrice Queriniana, 1973, 55:23.8.

[2] Cfr. AA.VV., La Bibbia, Roma, Pia Società San Paolo, 1983, pag. 1809.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Religioni
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