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Le Lettere di Paolo di Tarso e gli Atti degli Apostoli

di Mac - Dèi Ricchi

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Paolo di Tarso da Nerone

L'episodio del 'Concilio' non è il solo a metterci sulla buona strada a caccia del nostro ‘ricercato speciale’. Una volta incontrato il vero Paolo – un uomo che qualsiasi giudeo, Flavio Giuseppe compreso, non avrebbe chiamato se non col suo nome, cioè Saul -, possiamo inseguirlo lungo le narrazioni tramandatici proprio dallo storico ebreo. Dopo aver visto che gli ambasciatori erano stati mandati rispettivamente dal rappresentante del governo romano e dal governante erodiano in carica, perché intervenissero con le loro truppe a scongiurare la guerra, vediamo come questi reagirono:

Per Floro si trattò di una splendida notizia, ed essendo intenzionato a far scoppiare la guerra lasciò gli ambasciatori senza risposta; Agrippa, invece, che si preoccupava ugualmente dei ribelli e di coloro contro cui si preparava la guerra, che voleva conservare ai romani la fedeltà dei giudei e ai giudei il tempio e la città, che ben sapeva come nemmeno lui avrebbe avuto nulla da guadagnare dai disordini, mandò in aiuto del popolo duemila cavalieri dell'Auranitide, della Batanea e della Traconitide agli ordini di Dario, quale comandante della cavalleria, e di Filippo foglio di Iacimo, quale comandante in capo. [1]

Un volta arrivati questi 'rinforzi'

[…] i maggiorenti, con i sommi sacerdoti e tutta quella parte del popolo che voleva la pace, occuparono la parte alta della città; i rivoluzionari occupavano invece la parte bassa e il tempio. [2]

Ne nacquero degli scontri che palesarono l'impossibilità per i rifugiati di rimanere asserragliati senza avere la peggio:

[…] e allora alcuni dei maggiorenti e dei sommi sacerdoti si nascosero calandosi nelle gallerie sotterranee, mentre altri insieme con i soldati regi si rifugiarono nel palazzo situato più in alto, affrettandosi a sbarrare le porte; con questi ultimi erano il sommo sacerdote Anania, suo fratello Ezechia e quelli che erano andati come ambasciatori ad Agrippa. Per il momento i rivoluzionari, paghi della vittoria e degli incendi, si fermarono. [3]

Teoricamente Saul, uno degli ambasciatori, dovrebbe essere ancora asserragliato nella parte alta della città. Ma a un certo punto lo storico, dopo aver narrato della disfatta del comandante romano Cestio, ci racconta:

Dopo la disfatta di Cestio molti dei giudei più in vista abbandonarono la città, come una nave che sta colando a picco. Così i fratelli Costobar e Saul insieme con Filippo figlio di Iacimo, comandante di campo del re Agrippa, fuggiti dalla città raggiunsero Cestio. [4]

A questo punto, ecco quella che può essere definita una ‘buona occasione’ per Saulo:

Cestio, a richiesta di Saul e dei suoi, li inviò in Grecia presso Nerone per informarlo della condizione in cui erano ridotti e per scaricare su Floro la colpa della guerra […] [5]

Oltre questa notizia, Flavio Giuseppe cita esplicitamente Saul e suo fratello Costobar solo in un altro passo, mentre descrive i fatti del 63:

Da parte loro, Costobar e Saul, raccolsero bande di malviventi; loro stessi erano di stirpe reale e raccolsero favori a motivo della loro parentela con Agrippa, ma erano sfrenati e pronti a spogliare le proprietà dei più deboli. Fu da quel momento, in particolare, che la malattia piombò sulla nostra città e ogni cosa andò scadendo di male in peggio. [6]

La figura che viene tratteggiata dallo storico giudeo è talmente ritagliata su misura di quella che ne risulta dalle descrizioni di Giovanni da poter capire come i seguaci degli Zeloti - quei 'figli dell'uomo' che facevano parte delle classi più misere - fossero disposti a seguire quest'ultimo piuttosto che sottostare a Paolo, un 'vescovo' (cioè un ispettore di comunità di schiavi) che già nella sua giovinezza aveva perseguitato i più deboli esasperandone la situazione sociale.


[1] Cfr. Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1989, 2:17. 4(420-421).

[2] Cfr. Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1989, 2:17.4-5(420-422).

[3] Cfr. Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1989, 2:17.6(428-429).

[4] Cfr. Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1989, 2:20.1(556).

[5] Cfr. Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1989, 2:20.1(558).

[6] Cfr. Giuseppe Flavio 'Antichità giudaiche', Torino, Unione-Tipografico-Editrice, 2000, 20:9.4(214).


ultima modifica 18/09/04 © 2001 Mac - www.deiricchi.it

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Religioni
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