Home - Israele - Marco - Luca - Giovanni - Ateo-Sovversivo - Umano-Politico - Diatribe - Risorto-Scomparso - Parabole-Guarigioni - Atti - Lettere paoline - Esegesi - Esegeti - Apocalisse - Bibbia


Le Lettere di Paolo di Tarso e gli Atti degli Apostoli

di Mac - Dèi Ricchi

Home - 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21 - 22 - 23 - 24 - 25 - 26 - 27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38 - 39 - 40 - 41 - 42 - 43 - 44 - 45 - 46 - 47 - 48 - 49 - 50 - 51 - 52 - 53 - 54 - 55 - 56 - 57 - 58 - 59 - 60 - 61 - 62 - 63 - 64 - 65 - 66 - 67 - 68 - 69 - Ricerche

Il 'Concilio' ritrovato

Abbiamo visto in più capitoli (cfr. CRISTIANESIMO - Concordanza dei fatti riportati in Galati e negli Atti e CRISTIANESIMO - Il Concilio di Gerusalemme ) quanto importante sia stata, tanto per gli esegeti che per la nostra ricerca, quella riunione tenutasi nella Città santa che decretò fondamentalmente di attenersi ad alcune norme mosaiche - come il rifiuto delle carni offerte agli idoli - e poi inviò Paolo e altri a comunicare il decreto ad Antiochia. E' possibile rintracciare un tale episodio anche nei testi di Flavio Giuseppe? Potremmo cercare a ridosso dell'anno 49, quello supposto dagli esegeti. Per quanto ci si scervelli sulle informazioni riportate dallo storico, non si ricava alcunché di concordante con i resoconti degli Atti: in quel periodo infatti Giuseppe ci racconta del "martirio" di Stefano, degli scontri tra Samaritani e Giudei e dell'insorgere della banda dei Sicari. Tanto "Guerra giudaica" che "Antichità giudaiche" non ci vengono in aiuto se ci fermiamo a questi anni che videro come governatore Vantidio Cumano (48-52 d.C.). Ma se, ormai vaccinati alle invenzioni e incongruenze di certi scritti del Nuovo Testamento, decidessimo di non rassegnarci e di proseguire la nostra lettura di [Guerra giudaica], finiremmo coll’imbatterci in un avvenimento la cui analogia con quanto raccontato dagli Atti ci porterebbe a definirlo 'il Concilio di Gerusalemme secondo Flavio Giuseppe'. Prima di citarlo dobbiamo premettere che i fatti narrati avvengono nel 66 e sono il prodromo alla guerra vera e propria. V'era infatti da raccogliere il tributo a favore dei Romani, ma il re Agrippa II non riuscì nell'intento e fu preso addirittura a sassate e cacciato dalla città con la sorella Berenice:

Allora alcuni dei rivoluzionari più attivi, per provocare lo scoppio della guerra, si radunarono e piombarono nella fortezza di Masada, e avendola presa con uno stratagemma uccisero la guarnigione romana e la sostituirono con una loro. Contemporaneamente nel tempio di Gerusalemme avvenne che Eleazar, figlio del sommo sacerdote Anania, un giovane assai facinoroso che allora aveva l'ufficio di capitano, persuase gli addetti alle cerimonie di culto a non accettare un dono o un sacrificio da parte di uno straniero. Questo però significava dare l'avvio alla guerra contro i romani, poiché così essi provocavano l'abolizione del sacrificio celebrato in favore dei romani e di Cesare. E, sebbene i sommi sacerdoti e i maggiorenti esortassero a non tralasciare il consueto rito per i dominatori, quelli non cedettero sia perché confidavano molto nel loro numero, essendo appoggiati dai più attivi dei rivoluzionari, sia specialmente perché pendevano dalle labbra di Eleazar. [1]

Ritroviamo motivazioni che vanno confrontate con quelle degli Atti, ma che furono di una tale drammaticità da decidere di convocare in fretta e furia una riunione cui parteciparono non solo tutti i Giudei più in vista ma addirittura il popolo. L’episodio dunque avrebbe così a tal punto impressionato la memoria collettiva da rimanere nel ricordo:

I maggiorenti e sommi sacerdoti si riunirono con i notabili dei Farisei per discutere sulla situazione generale, che si presentava ormai di un'estrema pericolosità; e avendo deliberato di tentare un'azione di recupero verso i rivoluzionari raccolsero il popolo dinanzi alla porta di bronzo, che si apriva nel tempio interno rivolta verso oriente. [2]

A questo punto le autorità cercano di convincere i ribelli a desistere dalle loro intenzioni:

E dopo averli anzitutto rimproverati a lungo per la temeraria intenzione di ribellarsi e di attirare sulla patria una guerra tanto rovinosa, mostrarono l'assurdità del pretesto cui s'erano appigliati ricordando che i loro antenati avevano adornato il tempio per buona parte con le offerte degli stranieri, accettando sempre i doni delle nazioni estere, e non soltanto non avevano mai impedito che si celebrassero sacrifici per chiunque, il che sarebbe stato il colmo dell'empietà, ma avevano anche collocato intorno al tempio i doni votivi, che ancora si potevano vedere essendo ivi rimasti per tanto tempo. Ora essi, volendo provocare le armi dei romani e attirarsi da quelli una guerra, introducevano nel culto una regola inaudita, e oltre che al pericolo esponevano la città all'accusa di empietà dal momento che soltanto presso i giudei uno straniero non avrebbe più potuto né offrire sacrifici, né compiere atti di adorazione. Se alcuno avesse voluto introdurre una simile restrizione a carico di un qualunque privato, loro certo se ne sarebbero sdegnati come di un atto inumano, mentre poi non si preoccupavano di veder messi al bando i romani e Cesare. [3]

Confrontiamo allora il contenuto del discorso di Giacomo e la presunta lettera inviata alle comunità di Antiochia con le ingiunzioni delle autorità pervenute in questa occasione:

Era perciò da temere che, avendo aboliti i sacrifici per costoro, venissero impediti dal compiere i sacrifici anche per loro stessi, e che la città fosse messa al bando dell'impero, se non si affrettavano a rinsavire restaurando i sacrifici e riparando il torto prima che agli offesi ne arrivasse notizia. [4]

Certo non possiamo aspettarci che questo Concilio somigli in tutto e per tutto a quello tramandataci dagli Atti. Non può esserlo quanto non poteva esserlo il racconto del 'martirio' di Stefano; in entrambi i casi notiamo infatti la stessa tecnica di trasposizione dei fatti che tende a nascondere i responsabili del dissidio. Nel caso del Concilio, ad esempio, gli Atti citano come colpevoli della contesa "alcuni della setta dei Farisei", ma noi sappiamo che fra questi vi erano proprio i sostenitori degli Zeloti in quanto proprio la 'scuola' di Giuda il Galileo concordava "con tutte le opinioni dei Farisei" (cfr. STORIA - Gli Zeloti alla guida dei rivoltosi ). E questa può essere una chiave di lettura anche delle continue invettive che troviamo nei Vangeli contro i Farisei.

Ma, per essere proprio sicuri di aver trovato quel Concilio che cercavamo, ora ci aspetteremmo che da questa riunione venissero citati alcuni nomi da inviare in missione 'apostolica' e che tra questi ci fosse Paolo, il nostro 'ricercato speciale'.


[1] Cfr. Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1989, 2:17.2(408-410).

[2] Cfr. Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1989, 2:17.3(411).

[3] Cfr. Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1989, 2:17. 3(412-415).

[4] Cfr. Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1989, 2:17. 3(416).


ultima modifica 18/09/04 © 2001 Mac - www.deiricchi.it

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Religioni
 - Stampa pagina
Scarica PDF

powered by TinyLetter

Translate:


Info | Note legali | Contatto | Facebook | Twitter | Youtube