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Le Lettere di Paolo di Tarso e gli Atti degli Apostoli

di Mac - Dèi Ricchi

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Una rilettura della lettera ai Galati. Le due rivelazioni

Ora ritorniamo a questa lettera che ci ha permesso di scoprire e svelare molti aspetti della vita di Paolo, ma soprattutto i tentativi fatti dai suoi collaboratori di sviarci dalle notizie sul suo operato e soprattutto sull'ambiente in cui fu cresciuto e le persone da cui riceveva ordini e protezione in tutte le missioni. I riscontri a disposizione non ci danno il quadro di eventi cui un cattolico è abituato e la persona di Paolo subisce un completo ridimensionamento. La lettera ai Galati ci ritorna utile fin dalle sue prime righe:

Galati 1:1 Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti,

Sapendo che Paolo era in missione per conto dei regnanti dell'epoca che dovevano tenere a bada il rinascere dell'infiltrazione zelota, l'affermazione di Paolo ci confermerebbe allora il carattere menzognero e oltremodo supponente con cui si poneva di fronte al destinatario della missiva. Paolo è quasi costretto ad utilizzare questa tecnica d'attacco: è infatti a conoscenza che tra i suoi lettori si stanno infiltrando proprio le idee dei suoi avversari:

Galati 1:6 Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo.

Com'era possibile che vi fosse un altro vangelo diverso da quello annunciato a Paolo direttamente da Gesù?

Galati 1:7 In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo.

Paolo materializza le sue paure, rappresentate da persone che si stanno muovendo contro di lui e verso le quali indirizza le sue maledizioni:

Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! (Galati 1:8-9)

A questo punto Paolo deve confessare da chi ha ricevuto quel 'vangelo' che ritiene superiore a tutti gli altri; egli attribuisce le sue idee ad una rivelazione divina:

Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. (Galati 1:15-17)

L'affermazione riportata più sotto solleva però una domanda: a quale altra rivelazione si riferisce Paolo visto che quella di Gesù l'aveva già citata prima?

Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Barnaba, portando con me anche Tito: vi andai però in seguito ad una rivelazione. […] (Galati 2:1-2)

Una 'mente che mente' si rivela anche con queste strane incongruenze e allora è doveroso indagare più profondamente.


ultima modifica 18/09/04 © 2001 Mac - www.deiricchi.it

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Religioni
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