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Le Lettere di Paolo di Tarso e gli Atti degli Apostoli

di Mac - Dèi Ricchi

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La fede nel Gesù di Paolo

Dovendo raccontare cose inverosimili, Paolo fonda tutta la sua predicazione sulla fede nelle cose incredibili, trasformando il naturale istinto che è la speranza nel più cocciuto degli stati d'animo (cfr. CONOSCENZA - Speranza e fede).

1 Atti

2 Lett. Paolo

3 Lett. Catt.

4 Apoc.

Vangeli

1+2+3+4

Fede

21

187

29

4

36

241

57%

225%

179%

22%

29%

156%

Tabella 1

In cosa dovevano credere questi nuovi fedeli cui Paolo si rivolgeva?

Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, (1Corinzi 15:3-4)

Ma cosa avrebbe significato non credere nella risurrezione?

Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. (1Corinzi 15:12-14)

Risurrezione e fede sono quindi intimamente correlate. Paolo inoltre propone una nuova visione di Gesù, non più solo come un ”Figlio dell'uomo” ma come “Figlio di Dio”, un attributo questo che ritroviamo sia nei Vangeli che nelle Lettere di Paolo e Giovanni. Grazie a Paolo dunque il Dio che gli Ebrei non osavano definire ‘padre’ se non in senso di ‘padrone’ assume la caratteristica di ‘padre generatore’, fatto unico visto e considerato che le religioni mediterranee riconoscevano solo alla divinità femminile, la Terra, la proprietà procreatrice.

Ma di Gesù in realtà Paolo sa ben poco, se non quello che gli deriva da altri informatori:

[…] Paolo allude a ben pochi particolari della vita del Cristo: Gesù nacque da una donna, sotto la legge (Gal 4,4), fu tradito (1 Cor 11,23), istituì l'eucarestia (1 Cor 11,23), fu crocifisso (gal 2,20; 3,1; Fil 2,5; 1Cor 2,2.8), morì (1 Cor 15,3), fu sepolto (1 Cor 15,4), fu risuscitato dai morti (1 Cor 15,5), e ascese al cielo (Ef 4,9). (1 Tm 6,13 allude alla sua testimonianza davanti a Pilato). [1]

Questi pochi richiami si abbinano ai tanti silenzi: nelle lettere di Paolo non si dice nulla di Gesù taumaturgo ed esorcista, non c'è traccia del ricco materiale del racconto della passione, sono assenti le parabole, ignorate le controversie che hanno opposto il nazareno ai farisei e agli scribi a proposito della Legge mosaica, nessun accenno al battesimo per mano del Battista, alle tentazioni, alla missione galilaica. […] sembra corretto dedurre che Paolo non è interessato a quanto Gesù di Nazaret ha detto e fatto: la sua attenzione appare tutta concentrata nell'evento della croce e risurrezione compreso come disvelamento operativo dell'azione salvatrice di Dio […]. Obiettare che nella sua predicazione orale, invece, si sia riferito alle parole e ai fatti di Gesù è puramente ipotetico. Tanto più che lo ha ormai inteso e vissuto come essere trascendente e divino, disceso in terra da salvatore dell'umanità. [2]

Non ci inventeremmo dunque nulla - visto che le Lettere di Paolo sono considerate come i più antichi scritti della cristianità - affermando che il Gesù giunto fino a noi ha le connotazioni della mitica figura predicata nei viaggi di Paolo, ma i cui dettagli storici non aveva completato se non nei Vangeli che verranno composti più tardi.

Ma ora ritorniamo un attimo sui nostri passi per rianalizzare il messaggio di Gesù.


[1] Cfr. AA.VV. 'Grande Commentario Biblico', Brescia, Editrice Queriniana, 1973 79:18.

[2] Cfr. Barbaglio Giuseppe 'Gesù ebreo di Galilea', Bologna, EDB, 2002, pag. 53.


ultima modifica 07/08/04 © 2001 Mac - www.deiricchi.it

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Religioni
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