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Le Lettere di Paolo di Tarso e gli Atti degli Apostoli
di Mac - Dèi Ricchi
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L'invenzione del vangelo paolino
Paolo non poteva vantarsi di aver frequentato la famiglia zelota di Gesù che anzi perseguitò quanto poté, legato com'era alla famiglia di Erode, il 'satana' degli Zeloti. Quando, nella lettera ai Galati, narra dei suoi incontri con Giacomo, Cefa e Giovanni, la vaghezza dei riferimenti temporali tradisce il fatto che mai aveva avuto occasione di avvicinare i veri fratelli di Gesù. Stava forse mentendo, nel tentativo di far credere che lui stesso era stato inviato da questi come apostolo tra i "gentili"? Eppure noi sappiamo che la sua missione di "ambasciatore" era iniziata in ben altro frangente (cfr. CRISTIANESIMO - Paolo ritrovato ).
Al di là di tutte le elucubrazioni possibili, c'è un particolare che distanzia nello spazio e nel tempo Paolo dai veri fratelli di Gesù, in particolare da Giacomo e Simone: perché in tutte le sue lettere non si accenna minimamente alla loro uccisione, almeno a quella di Giacomo, l'unica ammessa dagli Atti? Forse un motivo c’è: l’omissione per un evento così importante ma a lui sconosciuto avrebbe potuto nascondere la stizza profonda di dover affrontare Giudei sopravvissuti alla guerra che invece ricordavano bene la morte di questi due uomini così importanti per la causa rivoluzionaria. Paolo, mentre marchiava a fuoco gli Ebrei costretti alla schiavitù e ad adorare l'imperatore romano (cfr. CRISTIANESIMO - La bestia che viene dalla terra ), si rese conto che non avrebbe domato nessuno se non sconfiggeva prima i loro ideali rivoluzionari, alimentati da un vissuto storico che rimandava alla filosofia e ai personaggi della più famosa famiglia zelota, quella di Giuda il Galileo.
Per modificare il presente e impostare il futuro ci sarebbe voluta una macchina del tempo che cambiasse il passato. Impossibile, ma non altrettanto quanto quello di cambiare il ricordo di quel passato. Di qui l'elaborazione di una storia fatta di memorie diverse da quelli che in realtà furono i fatti: un perfetto esempio di sostituzione degli oggetti esterni con l'immagine inserita come nuovi oggetti interni (cfr. CONOSCENZA - Oggetti esterni, interni e rappresentazioni ). Lo fece? E quando e come avrebbe pensato di confezionare il suo 'vangelo'? Leggiamo nelle sue parole:
Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Barnaba, portando con me anche Tito: vi andai però in seguito ad una rivelazione. Esposi loro il vangelo che io predico tra i pagani, ma lo esposi privatamente alle persone più ragguardevoli, per non trovarmi nel rischio di correre o di aver corso invano. (Galati 2:1-2)
Ci piacerebbe sapere chi erano queste "persone più ragguardevoli" ma Paolo glissa:
Galati 2:6 Da parte dunque delle persone più ragguardevoli - quali fossero allora non m'interessa, perché Dio non bada a persona alcuna - a me, da quelle persone ragguardevoli, non fu imposto nulla di più.
Sembra che questi individui abbiano un potere superiore al suo e che il suo operato meriti una specie di autorizzazione per prendere il via. Dopo aver dimostrato come i tentativi degli esegeti per far combaciare questo racconto con un passo degli Atti (cfr. CRISTIANESIMO - Concordanza dei fatti riportati in Galati e negli Atti ) siano poco convincenti riferendosi a un altro episodio storico (cfr. CRISTIANESIMO - Il 'Concilio' ritrovato ), ora possiamo dedicarci alla ricerca della riunione cui Paolo si riferiva nella sua lettera.
ultima modifica 18/09/04 © 2001 Mac - www.deiricchi.it
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