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Le Lettere di Paolo di Tarso e gli Atti degli Apostoli

di Mac - Dèi Ricchi

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Due Gesù sono meglio di uno

Finora abbiamo visto come la distinzione nella propaganda post bellica presso gli Ebrei vertesse proprio nella individuazione del messia, che avrebbe fatto risorgere le speranze nel popolo oppresso dalla schiavitù seguita alla sconfitta contro i Romani. Paolo cercava di sviare i pensieri dei Giudei dal Gesù Cristo di Giovanni - un messia battagliero e vendicativo - verso un Gesù ben diverso – un messia mite e disposto a caricarsi dei "peccati" umani per redimerli addirittura con la morte sulla croce.

Giuseppe, che utilizza le parole "Questi era il Cristo", come pure Paolo che afferma "non vi è altro vangelo oltre il mio" sono solo le due facce della stessa medaglia che doveva circolare, tra i Giudei dispersi e abbattuti, al posto di quella giovannea. Giuseppe e Paolo da una parte, Giovanni dall'altra, stavano costruendo due modi diversi di concepire la "redenzione" di un popolo in preda alla disperazione. Ma se Giovanni chiama dall'inizio della sua opera il suo messia "Gesù Cristo" aveva delle ragioni reali per poterlo fare? Il suo Gesù era veramente il Cristo oppure ve ne erano altri come sembrano testimoniare le "apocalissi" rinvenibili nei Vangeli sinottici? Insomma, se abbiamo capito perché Giuseppe e Paolo si riferivano al Gesù morto sotto Pilato come Cristo, perché Giovanni usava questo soprannome per il suo Gesù?

Per dare una risposta a questo dilemma dobbiamo ancora rifarci ai testi di Giuseppe Flavio, analizzando questa volta il secondo passo di "Antichità giudaiche" in cui compaiono gli appellativi "Gesù" e "Cristo" associati alla stessa persona. E' questo un passo che gli studiosi cattolici hanno sempre utilizzato per identificare un apostolo di Gesù, Giacomo:

Con il carattere che aveva, Anano pensò di avere un'occasione favorevole alla morte di Festo mentre Albino era ancora in viaggio: così convocò i Giudei del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo, fratello di Gesù, che era soprannominato Cristo, e certi altri, con l'accusa di avere trasgredito la Legge, e li consegnò perché fossero lapidati. [1]

Ovviamente i cattolici sono corroborati da studiosi che avanzano i seguenti commenti:

Giacomo … e certi altri: si tratta dei primi membri dell'incipiente comunità giudeo-cristiana, non vi sono dubbi sull'autenticità del testo; è il più antico inquadramento storico del martirio di Giacomo, spiega l'assenza del legato, e il suo sdegno per il grave atto compiuto cfr. A. 12,17; 15,13; 21,18; non solo ma illumina la brevità delle parole di Luca, autore degli Atti degli Apostoli. [2]

Noi però sappiamo come gli Atti si riferiscano a ben altro Giacomo (cfr. CRISTIANESIMO - Giacomo e Simone ritrovati ) e non possiamo fare a meno di notare come Giuseppe non dica che Giacomo e i suoi sono stati effettivamente uccisi, ma semplicemente lasci intendere che Anano tentò di farlo, come ci confermano le successive parole di Giuseppe:

Ma le persone più equanimi della città […] inviarono segretamente (legati) dal re Agrippa supplicandolo di scrivere una lettera ad Anano che il suo primo passo non era corretto, e ordinandogli di desistere da ogni ulteriore azione. [3]

Quello che comunque intriga di questo passo è che il fatto avvenne nel 62, quindi molto a ridosso della guerra e ben distante dal periodo di Pilato. Supponendo che il Gesù "Cristo" morto sotto Pilato fosse fratello del Giacomo ucciso da Tiberio Alessandro, è poco probabile che un ulteriore fratello portasse ancora il nome di Giacomo. Probabilmente invece, qui, Giuseppe si riferiva ad un altro Gesù, che era effettivamente soprannominato il Cristo e che poteva essere in vita nel 62.

Magari lo fu anche negli anni seguenti, tanto da riuscire a conoscere e allearsi a Giovanni di Giscala?


[1] Cfr. Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, Torino, Unione-Tipografico-Editrice, 2000, 20:9.1(200).

[2] Cfr. Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, Torino, Unione-Tipografico-Editrice, 2000, nota 83 a pag. 1247.

[3] Cfr. Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, Torino, Unione-Tipografico-Editrice, 2000, 20:9.1(201).


ultima modifica 23/12/04 © 2001 Mac - www.deiricchi.it

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Religioni
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