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Le Lettere di Paolo di Tarso e gli Atti degli Apostoli

di Mac - Dèi Ricchi

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Un proconsole di cognome 'Paolo'

Il nostro metodo d'indagine ci ha portato finora a cercare i fatti raccontati nel Nuovo Testamento all'interno di opere di altri autori dell'epoca. Niente di originale essendo questa la prassi normalmente utilizzata dagli studiosi che solo così sono riusciti a datare, per esempio, le azioni di Paolo e l'età in cui visse Gesù. Continuiamo quindi a cercare all'interno dell'autore giudaico per eccellenza, quel Flavio Giuseppe che finora ci ha permesso di fare le pulci a tante storie tramandataci dagli autori "ispirati". Perché non provare a scovare le gesta di Paolo stesso nelle due opere dello storico giudeo? Fatica sprecata, perché Giuseppe non nomina alcun personaggio con tale nome. Ma se Paolo fosse un soprannome affibbiato ad un personaggio diverso? Per esempio, noi sappiamo dalla sua storia che prima dell’episodio sulla via di Damasco egli si chiamava Saulo: perché allora cambiare nome? In bibliografia troviamo la seguente spiegazione:

Perché la scelta cadde proprio su Paulos o Paulus? Da un lato certamente a causa dell'assonanza, della prossimità del suono, ma d'altro lato anche e soprattutto perché il nuovo nome caratterizza molto bene Paolo. In latino Paulus significa "il piccolo" o "il minimo", il che si addice al carattere molto complesso di Paolo, che poteva essere molto arrogante e aggressivo, ma presentava anche tratti umili, tormentati. [1]

Non concordiamo per niente con questa spiegazione e i motivi risultano chiari leggendo il passo degli Atti che riguarda più da vicino la questione e che racconta di Saulo appena giunto all'isola di Cipro:

Attraversata tutta l'isola fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo, di nome Bar-Iesus, al seguito del proconsole Sergio Paolo, persona di senno, che aveva fatto chiamare a sé Barnaba e Saulo e desiderava ascoltare la parola di Dio. Ma Elimas, il mago, - ciò infatti significa il suo nome - faceva loro opposizione cercando di distogliere il proconsole dalla fede. Allora Saulo, detto anche Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse: «O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore? Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole». Di colpo piombò su di lui oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano. Quando vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del Signore. (Atti 13:6-12)

I commentatori aggiungono queste note ai fatti narrati:

Qualcosa di speciale dev'essere accaduto in quell'occasione: da allora, infatti, Lc chiama Paolo colui che sino a quel punto aveva chiamato Saulo, e la guida della missione apostolica da Bàrnaba passa a Paolo. [2]

L'uso dei due nomi era comune presso i giudei; non ha nulla a che fare con il cambiamento di nome al momento della conversioni di Paolo. "Paolo" sarà d'ora innanzi il nome usato da Luca, salvo nei racconti della conversione (22,7-13; 26,14). Siccome la notizia lucana concernente il doppio nome ricorre nell'episodio di cui fa parte Sergio Paolo, alcuni commentatori hanno spesse volte opinato che il cambiamento sia dovuto al nome del "primo convertito" di Paolo […]. Ma considera poi Luca il proconsole come il primo convertito di Paolo? [3]

Noi abbiamo un'ipotesi sicuramente diversa ma che riteniamo storicamente più attendibile: il giudeo Saulo ricevette il nome di Paolo nel momento in cui incontrò il proconsole romano Paolo, che molto probabilmente divenne suo ‘protettore’ e gli fece avere quella cittadinanza romana che più di una volta tolse dagli impicci il nostro Paolo:

Ma quando l'ebbero legato con le cinghie, Paolo disse al centurione che gli stava accanto: «Potete voi flagellare un cittadino romano, non ancora giudicato?». Udito ciò, il centurione corse a riferire al tribuno: «Che cosa stai per fare? Quell'uomo è un romano!». Allora il tribuno si recò da Paolo e gli domandò: «Dimmi, tu sei cittadino romano?». Rispose: «Sì». (Atti 22:25-27)

Non si tratta di una situazione inconsueta, anzi. Accadde per esempio anche al nostro storico Giuseppe, quando ebbe la cittadinanza sotto la protezione dello stesso imperatore romano della famiglia dei Flavi. [4] Ci dispiace che questa ipotesi sia stata posta anche da un antico padre della Chiesa ma sia stata accolta con un certo scherno immotivato da recenti studiosi:

[…] è assai improbabile che Paolo abbia assunto il nome del suo illustre convertito romano proveniente da Cipro (con tutto il rispetto per Gerolamo, In Ep. Ad Philem. 1; PL 26.640). E' più probabile che l'apostolo sia stato chiamato Paulos sin dalla nascita, e che Saoul fosse il supernomen (nome aggiunto) secondo la consuetudine dei circoli giudaici. [5]

Non possiamo che rammaricarci, anche se in anticipo rispetto alle evidenze che riveleremo a breve, di come gli esegeti riescano a farsi beffa anche di quel poco di corretto che ci è pervenuto dai primi autori del cristianesimo solo per far quadrare il cerchio delle proprie ricerche ‘mentali’. Quanto meno dovrebbe insospettirli il fatto che l'autore degli Atti per tutta la prima metà del libro chiamò Paolo col nome giudaico di Saulo e che in tutti i racconti della conversione continuò a citarlo con questo nome. Se il narratore aveva seguito un minimo di ordine cronologico, è ovvio che nella prima parte della sua vita il nome di Paolo era quello di Saulo e non viceversa.


[1] Cfr. Pinchas Lapide, Bibbia tradotta Bibbia tradita, Bologna, Centro editoriale dehoniano, 1999, pag. 196.

[2] Cfr. AA.VV., La Bibbia, Roma, Pia Società San Paolo, 1983. pag. 1693.

[3] Cfr. AA.VV., Grande Commentario Biblico, Brescia, Editrice Queriniana, 1973, 45:65.

[4] Cfr. Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1989, pag. X.

[5] Cfr. AA.VV., Grande Commentario Biblico, Brescia, Editrice Queriniana, 1973, 46:3.


ultima modifica 18/09/04 © 2001 Mac - www.deiricchi.it

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Religioni
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