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Le Lettere di Paolo di Tarso e gli Atti degli Apostoli

di Mac - Dèi Ricchi

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La cronologia della lettera ai Galati

Come poteva Paolo considerare il proprio vangelo migliore di tutti visto che anche gli altri sostenevano di averlo ricevuto da Cristo in persona (cfr. CRISTIANESIMO - La rivelazione )? Paolo è costretto a snocciolare allora qualche notizia sulla presunta 'rivelazione' da parte di Dio, fin da quando perseguitava i Giudei:

Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri. (Galati 1:13-14)

Dalle nostre ricerche è chiaro che Paolo non poté esercitare questa sua ‘tirannia’ prima del 67, anno in cui cominciarono a confluire i primi schiavi catturati nella guerra (cfr. CRISTIANESIMO - Paolo, Agrippa II e Nerone ). Purtroppo non sappiamo quanto sia durato questo suo incarico di 'vescovo' schiavista: se stava servendo Nerone, questi era morto nel 68, ma Giovanni sembra dirci che la bestia che viene dalla terra era ancora operante dopo la caduta di Gerusalemme e marchiava le sue vittime ancora con il numero che forse corrispondeva al nome di Nerone. Fu comunque durante questa sua permanenza in mezzo agli schiavi sottomessi che Paolo venne a conoscenza della vicenda di Gesù, forse accaduta prima della sua nascita o quando era troppo piccolo per comprenderla, e probabilmente elaborò le prime idee che avrebbero stravolto la storia della più famosa famiglia zelota. La cosiddetta 'rivelazione divina' ricevuta da Paolo avviene prima che questi si rechi in Arabia e poi torni a Damasco (Galati 1:17). Sulla permanenza in Damasco Paolo non dice nulla ma ricomincia la sua cronologia con il seguente dato:

In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. In ciò che vi scrivo, io attesto davanti a Dio che non mentisco. (Galati 1:18-20)

Singolare come Paolo si dia da fare per apparire un testimone verace proprio nel momento in cui cita un Giacomo fratello del Signore e tale Cefa, che gli scritti neotestamentari ci hanno abituato a identificare con Simone/Pietro ma la cui fusione, insieme a quella di Giacomo e Giovanni più tardi citato, non va comunque nella direzione dei veri fratelli di Gesù: erano deceduti da un pezzo (cfr. ' CRISTIANESIMO - Giacomo e Simone ritrovati ' e ' CRISTIANESIMO - Gesù e Giovanni Battista ')! Notare come Paolo - che qui sembra voglia emulare Giovanni citando quegli stessi personaggi tanto cari alla memoria zelota - non stia tentando altro se non mettersi sullo stesso piano dei suoi avversari. Ma continuiamo nell'excursus dei fatti narrati:

Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea che sono in Cristo; soltanto avevano sentito dire: «Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere». (Galati 1:22-23)

Paolo rincalza nel giustificare il suo passato di persecutore unito al fatto che nessuno in Giudea avrebbe mai potuto indicarlo come un vero 'apostolo'. Sono comunque passati 3 anni e a questo punto Paolo sembra aggiungerne altri 14 (ma vedi anche CRISTIANESIMO - La biografia paolina nella lettera ai Galati ):

Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Barnaba, portando con me anche Tito: vi andai però in seguito ad una rivelazione. […] (Galati 2:1-2)

Se noi sommiamo tutti questi riferimenti temporali partendo dalla caduta di Gerusalemme (70 d.C.) arriviamo almeno fino all'anno 87 d.C. se non dopo. Un bel momento storico visto che cadiamo all'interno del periodo di Domiziano (81-96 d.C.), l'ultimo imperatore simbolicamente citato da Giovanni (cfr. CRISTIANESIMO - Datazione riferimenti dello scritto ). Ora possiamo ipotizzare che forse la seconda rivelazione citata da Paolo (cfr. CRISTIANESIMO - Una rilettura della lettera ai Galati. Le due rivelazioni ) altro non fu che quella di Giovanni, che noi conosciamo come 'Apocalisse', che aveva cominciato a diffondersi tra le comunità della diaspora per contrastare la predicazione del "falso profeta". Per questo Paolo si sarebbe messo nuovamente in moto cominciando a scrivere lettere che cercavano di controbattere e demolire la filosofia zelota che riviveva in quelle di Giovanni, il più informato avversario. Ma chi era costui per poter essere così bene a conoscenza della vicenda di Gesù da confezionare lettere poi diffuse tra le comunità in piena sottomissione?


ultima modifica 18/09/04 © 2001 Mac - www.deiricchi.it

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Religioni
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